domenica 28 settembre 2014

Art 18 (visto da Rimini)

Quello che gli italiani hanno capito del Jobs Act è che per incentivare il lavoro "cancella" l'art 18 il famoso totem della sinistra. Hanno perfino riesumato Cofferati che riuscì in pieno impero berlusconiano a convogliare 3.600.000 lavoratori a Roma. Cifra confermata dalla Questura dopo il riconteggio della Prefettura. Pungolato dalla visita alla valle del silicone obamiano, forte della perfetta padronanza della lingua inglese abbastanza simile all'americana specie quando bombardano assieme, si è spinto in affermazioni contro il "suo" sindacato che nemmeno il sodale Banana si è mai sognato di esprimere. Una riforma del lavoro che inizia permettendo licenziamenti solo per i dipendenti privati. Quelli antipatici ai padroni come Mapei o non votanti Renzi. Ricordavo che in questi ultimi venti anni l'uso dell'art 18 ha riguardato solo qualche migliaia di lavoratori..privati. I pubblici, il grande serbatoio elettorale se ne stanno coperti e tranquilli. Renzi ha fatto capire di voler cancellare a tutti i costi il meccanismo di reintegra in caso di licenziamento "senza giusta causa" previsto dall’articolo 18. Avete capito? Si tratta di una prevaricazione... padronale. Nel caso esista una giusta causa le possibilità di licenziare ci sono e sono quotidianamente usate...nel privato. E' una scandalosa provocazione, la misura del pene piddino per vedere quale corrente lo conserva più lungo. Mancano gli arbitri, ce ne sarebbero di stupende. Inserita con l'applauso americano del compagno N.., nel vangelo delle promesse per incentivare il lavoro in un Paese fallito. Renzi sta litigando con i sindacati e con gli esponenti del suo stesso partito, eccetto il Morollino al quale del numero interessa poco, sa che viene dopo il 17. Per le imprese la modifica della disciplina sulla reintegra non è affatto una priorità. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa riferimento all’articolo 18 della legge 20 maggio 1970 numero 300 e riguarda il reintegro del lavoratore nel posto di lavoro in caso di licenziamento ritenuto illegittimo, cioè senza giusta causa o giustificato motivo. Si applica alle aziende con più di 15 dipendenti (5 nel caso di aziende agricole), ai datori di lavoro con meno di 15 dipendenti che occupano più di 15 dipendenti nello stesso comune (5 se agricole). Il lavoratore può chiedere al datore di lavoro, in sostituzione del reintegro nel posto di lavoro, un’indennità pari a 15 mensilità di retribuzione globale. Nel caso di reintegro, il datore di lavoro è obbligato al risarcimento del danno per il periodo che va dal licenziamento al ritorno sul posto di lavoro. Com’è cambiato l’articolo 18 con la Riforma Fornero del 2012? La riforma del lavoro del governo Monti ed il disastro Fornero lo hanno modificato lievemente, differenziando agli articoli 13 e 14 le norme relative ai licenziamenti individuali con l’obiettivo di ridurre i casi di reintegro. Ed allora perchè questo accanimento politico e mediatico sulla pelle bruciata dalla crisi dei pochi lavoratori privati rimasti? Secondo i calcoli fatti dalla Cgia di Mestre, le aziende interessate dall’articolo 18 sono il 2,4 per cento, quelle non interessate il 97,6 per cento. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, invece, su oltre 11 milioni di operai e impiegati presenti nel nostro Paese, quasi 6.507.000 lavorano alle dipendenze di aziende con più di 15 dipendenti: soglia oltre la quale si applica l’articolo 18. Ogni anno ci sono circa 40mila casi risolti sulla base dell’articolo 18, di questi l’80% sono risolti con un accordo, ne restano 8mila, in 4.500 il lavoratore perde totalmente, in 3.500 il lavoratore vince e in due terzi dei casi ha il reintegro. Stiamo discutendo di una cosa importantissima che riguarda 3mila persone l’anno. Caro Beppe, troppo tardi, il recente appello alla minoranza parlamentare del Pd, sarebbe stato inutile se avessi incontrato ...Bersani.
Il Programma di Governo è il Patto del Nazareno