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Un paio di giorni fa, nella “Repubblica Televisiva delle Apparenze e degli effetti speciali”, cioè nell’ex Italia, è andato in onda, in Parlamento, un esilarante e, nello stesso tempo, pauroso (secondo me…) one man show. Il premier Matteo Renzi ha parlato per circa un’ora alla Camera e al Senato, presentando il programma di governo battezzato per l’occasione dei “Mille giorni”. Surreale ma anche inquietante è l’unico aggettivo che possa descrivere un tale discorso infarcito di annunci e di buoni propositi per la ricostruzione di un Paese che è stato appena bocciato dalla realtà. Quella fotografata dall’Ocse. Organizzazione squalificata ma almeno valida come fotografa.
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha infatti tagliato drasticamente le stime di crescita per l’Italia, prevedendo che nel 2014 il prodotto interno lordo calerà dello 0,4%, contro il +0,5% previsto solo a maggio. Un dato pessimo, ancor di più se si pensa che è l’unico negativo registrato tra i Paesi del G7, e che prefigura il terzo anno consecutivo di recessione, dopo che nel 2012 il Pil era sceso del 2,4% e nel 2013 dell’1,9%. Non solo: la batosta finale sugli italiani verrà tirata nel 2015, quando secondo l’Ocse la risalita sarà appena dello 0,1%. Vale a dire una goccia in un oceano, se vediamo che la crescita media nell’Eurozona sarà dello 0,8% e che la Germania fa da padrona con il +1,5%. Invece per noi una ripresa ridicola, soprattutto per un Pil che è precipitato ormai ai livelli di 14 anni fa.
Il tutto senza contare i micidiali effetti della “manovra IVA” di fine anno sui beni essenziali, ogni giorno smentita e ogni giorno più certa, come diceva ieri Woland. Nonché le colate di lava che arriveranno dal vulcano ucraino da noi acceso e dagli USA coltivato. Insieme, ovviamente, all’attacco alla Siria con la scusa dell’ISIL; vero e proprio antipasto del conflitto globale in preparazione e innesco.
Eppure, nonostante questo quadretto, in parlamento il premier ha ostentato sicurezza e il solito scarso senso della misura: Mille giorni sono l’ultima chance per recuperare il tempo perduto, il cartellone di recupero dopo aver perso tanto tempo. Se perdiamo noi non perde il governo, perde l'Italia. In un momento in cui l’Eurozona è ferma, l’Italia ha interrotto la sua caduta. Così ha detto con la solita modestia. Con i dati che abbiamo appena rilevato, non si capisce come faccia a dirlo, e intanto la Commissione Ue ha dichiarato che la produzione industriale italiana ha perso un ulteriore 5% nel 2103. Per inciso, secondo l’Ocse a fine anno la disoccupazione nazionale salirà fino al 12,9% (+3% in quattro mesi); anche per il 2014 oltre il 52,5% degli under 25 potrà contare solamente su un lavoro precario, una percentuale sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, testimoniando il fallimento di tutte le soluzioni proposte dal trittico dei premier cooptati Monti-Letta-Renzi, nemici giurati della Riforma Biagi. Dietro a questi numeri ci sono i drammi di imprenditori, artigiani e commercianti, con le rispettive famiglie, che si vedono derubati di un futuro degno di questo nome. Ma il nostro spavaldo presidente del Consiglio afferma anche: I numeri non sono più devastanti ma chi si accontentasse di interrompere la caduta dovrebbe farsi vedere. Ci vuole uno stomaco forte a reggere questi proclami. Senza precipitarsi in uno di quelli che, una volta, chiamavano “luoghi di decenza” (rectius: bagno).
Renzi a dir il vero non si discosta dai suoi predecessori però lo fa con ancor più prepotenza e aggressività. Promette, ma viene puntualmente smentito dai fatti. Nel 2008 governava Berlusconi, e Confindustria riconosceva le prime difficoltà di quella che era già la terza (e più grande) recessione dal dopoguerra. L’associazione di categoria degli imprenditori tuttavia dichiarava che l’Italia si sarebbe “agganciata alla ripresa internazionale”. Nel 2009 iniziano a diventare evidenti le difficoltà economiche dele famiglie italiane, ma il Cavaliere mostra ottimismo; non essendoci stato nel 2010 alcun miglioramento, dichiarava alla vigilia di Natale di aver colto già “segnali positivi per il 2011”.
Ma il 2011 è l’anno drammatico dello spread, con le conseguenze politiche che conosciamo. Defenestato il banana, Draghi, nominato nuovo presidente della Bce, l’8 marzo del 2012 annunciava: Ci sarà una ripresa graduale dell’economia nel corso di quest’anno. Le misure straordinarie della Bce, assieme al consolidamento fiscale hanno provocato un miglioramento significativo. Ipse dixit. Ed è così che il professor Monti, forte delle lunghe frequentazioni dei salotti buoni (ma sempre chiusi), ci spiegava, infatti con tono professorale, che era già in atto un “effetto trascinamento” e che la luce della ripresa si vedeva. Eccome!... Abbiamo sentito poi gli annunci di Letta, l’altro membro (quella più modesto, infatti è durato poco…) dei club transnazionali (quelli in cui si gioca a bridge, mica si decidono le politiche di Paesi sovrani, per l’amor di Dio!), che ad agosto 2013 prometteva una “ripresa” anche se lenta. Ed ecco infine Renzi e il fido (?) ministro Padoan che diceva: Nell’anno in corso si sconta una crescita e un’inflazione contenute e inferiori alle attese, ma le più recenti previsioni collocano nel 2015 ed oltre una fase di ripresa più decisa e sostenuta. Ennesima fuga in avanti che la realtà (prima dell’Ocse) ha completamente smontato. Eppure si rincara la dose. E la stampa e le TV applaudono. Tutte!!!
Renzi, inesauribile raccontatore di favole e monologhista da competizione da guinnes dei primati, continua ad alzare l’aspettativa dei cittadini, spostando il traguardo sempre un po’ più in là. Quando si era insediato aveva annunciato i 100 i giorni per salvare il Paese, ora sono diventati 1000: chissà che la profezia di Nostradamus “mille e non più mille” non si riferisse proprio al migliaio di giorni renziani che toglieranno per sempre l’Italia dal novero dei “Grandi” (???) e faranno finire il nostro mondo. E’ probabile che sia così: per avverare Nostradamus ci voleva un fiorentino. Non a caso il “principe” delle tenebre e degli astrologi operò durante il regno, in Francia, di un’altra fiorentina: Caterina de Medici… la “Florentine” la temibile reggente odiata dai francesi. La “coordinatrice”, si direbbe oggi, della “Notte di S. Bartolomeo”. L’impavido rottamatore fiorentino finora ha solo rottamato, senza sgozzarlo almeno per ora, il ceto medio e con esso l’intera economia della nostra povera Italia ormai colonia e vassalla dei poteri a noi sconosciuti, ma sadici e feroci (Grecia docet…). Anche se “illuminati”.
Il Cancelliere
