mercoledì 25 gennaio 2023

La Ditta Ritorna

Nella quotidiana lettura di Linkiesta, dopo il sorgere del sole (?) mattutino e la guardona sbirciatina alle tette&culi di Dagospia, scelgo sempre l'articolo (onnipresente) di Mario Lavia. Sono andato a leggere il curriculum politico. Come la quasi totalità dei giornalisti, presenti sul mercato delle favole belliche, ha una "presenza" giovanile nel comunismo, giocando come precaria ala sinistra. Non gradisce però il connubio con i grillini, roba da disperate zitelle della politica. Fino quì siamo amici, come con Paesani. Separazione immediata appena mostra una sottile nostalgia per Matteo Renzi, a patto, come dice la prima penna del blog, di non cedere ad un rinculo (?) identitario. Sembrano gli asini di Buridano, quelli che morirono per non sapere scegliere. Solo la caritas grillina è disponibile ad ospitare i profughi senza tetto. Però la notizia allettante è il ritorno di Baffetto e del fedele Bersani. Tutto per rispondere alla 4 cittadinanze e 5 lingue, forse il contrario. Parlavo della Schlein. Farà il pieno di iscritti al Festival di Sanremo. Le convulsioni piddine sono numerose. Riesumare i Ds sotto la guida di D'Alema e Bersani? Vino e Ipercoop? Rimanere con Bonaccini assieme a Gnassi ed abito per l'occasione? Sono cinque i segretari adottati ed è ancora giovane. Il dubbio regionale è il Terzo Polo. Uno spostamento troppo audace, regalerebbe alla povera miliardaria un successo imprevisto. Credo che Calenda abbia altri progetti, con immediato riscontro. Renzi è diventato l'Obama della democrazia cristiana. Vale i Maneskin. Io propendo per la solita ammucchiata, con la malinconica foto su Repubblica. Rimarranno, divisi, per venti anni all'opposizione. Scomparirà il più grosso fake italiano, ma arriverà il presidenzialismo. La Giorgia è molto giovane e non è ancora Papessa. 
massimo lugaresi