lunedì 23 gennaio 2023

Melucci il Grande

Al centrodestra riminese, araba (?) fenice della politica, sono mancate tante cose, la più evidente è un Melucci. Hanno ed hanno avuto personaggi importanti, solo ai fini del loro limitato contorno, nel numero e tempo. Non infierisco con i mercenari del voto, i Wagner riminesi. Chiamami Città è il portale congressuale di un Pd, respirante con affanno perdente anche nella "pratica" delle pale eoliche, quasi pronte. A Ravenna hanno promesso risparmi energetici per alberghi ed attività turistiche, al covo piddino dei Rinaldis, non regalano niente, deturpano solo lo skyline. La città meno protestante al mondo. Il piffero di Gnassi li ha addormentati. Arrivo al gradevole articolo di Maurizio Melucci. Il Sindaco, oltre a pulire, come promesso, la Fossa dei Mulini (esondata), dopo dieci anni di scandaloso servizio consegnato ad Hera, dovrebbe assegnargli il Sigismondo del migliore politico vivente e parlante. 
Il tema scatenante il dibattito congressuale, per la misura delle correnti e convenienze personali, oltre a quella di genere Schlein, è la messa sotto controllo del sindaco riccionese, nella versione femminile, sempre funzionaria. La nomina di Fabio Ubaldi, un Lucio Paesani alla riccionese, ha scatenato l'inferno, consegnando perfino al Carlino, l'obbligo di un articolo. Vogliono contornare il sindaco di fidate espressioni del vecchio potere. Hanno crocifisso la Tosi per molto, molto, molto meno. Sintomo preoccupante di un successo dovuto, come sempre, più alla debolezza del centrodestra che alla volontà degli elettori. Avete mandato al fronte, disarmato, una ottima risorsa come Caldari. Con gli altri avrebbe stravinto. Non diventano mai grandi. Si trincerano dietro alla Giorgia che dovrebbe risolvere anche le mille inquietudini locali. Su questo versante il Pd ancora può insegnare quello ereditato dal grande partito. Ubaldi capo di gabinetto a Riccione. Un grave errore. La sentenza di Melucci. Non mi sconvolge, è successo anche a Rimini che per le scelte "deboli" dovessero arrivare i Leopard amministrativi. Gli intrecci ed i saltinbanco della politica, arrichiscono le pillole amare di Maurizio Melucci. Finita l'era di Gnassi, con un governo ostile, termina anche la gestione del coacervo di passioni, provenienze e generi. Il potere li aggregava, Renato Zero e la Littizzetto però continuano a rappresentarli. 
massimo lugaresi