giovedì 28 novembre 2013

Baraccone Fallito

 Politica e società civile dietro il fallimento della società Aeradria su cui indaga la procura Aeroporto Rimini, baraccone fallito Era la classica gestione modello larghe intese Pd-Pdl. Adesso sono tutti intenti a cercare un colpevole. C’è chi accusa la Procura per aver alzato un coperchio che doveva restare sul pentolone, chi se la prende col Tribunale per aver sentenziato la fine di questa vicenda, chi invece attacca la conduzione disastrosa di Aeradria, la società di gestione dell’aeroporto internazionale «Federico Fellini » di Rimini e San Marino, dichiarata fallita due giorni fa dai giudici. Nella rosa dei colpevoli qualcuno ci mette la Regione (al palmares di Vasco Errani dopo il fallimento dello scalo di Forlì si aggiunge quello di Rimini), e pure il commissario giudiziale ora curatore fallimentare che, in quanto bolognese, non piace ai riminesi. Nel mezzo ci sono gli ex amministratori del Cda, tutti indagati per falso in bilancio e violazione della legge fallimentare, dall’ex presidente in quota Pd e già sindaco Pci-Pds di Riccione, Massimo Masini, in giù. Fino ai rappresentanti dei principali azionisti, l’attuale sindaco di Rimini Andrea Gnassi e il presidente della Provincia Stefano Vitali, indagati anche per abuso d’ufficio per le lettere di patronage con cui garantivano di poter rimborsare a suon di milioni pubblici i soldi che poi Aeradria si faceva prestare dalle banche senza però poterglieli restituire. Le quali banche, ovviamente, sono diventate le principali creditrici e hanno tentato invano varie strade per salvare la baracca. La caccia al colpevole per il fallimento della società di gestione dell’aeroporto di Rimini, e non dell’aeroporto stesso, è l’attività nella quale i più si dilettano il giorno dopo la sentenza. E questo per un semplice motivo: perché di colpevole non ce n’è uno solo. È un sistema ad aver fallito, dunque tanto vale sparare nel mucchio. Gli oltre 53 milioni di debiti sotto i quali Aeradria è sprofondata, le perdite di esercizio che aumentavano ogni anno nonostante le continue rassicurazioni, la pessima gestione aziendale, le consulenze affidate spesso agli amici, i costosi contratti con le compagnie low cost come Ryanair e Wind Jet, fuggite prima che il castello crollasse, il marketing «spinto» con gli acquisti di pacchetti di biglietti per i tour operator russi così da riempire gli aerei di passeggeri da riversare in spiaggia. Ecco, tutto questo non l’ha fatto una persona o un’istituzione sola, bensì l’intero sistema politico, economico e istituzionale riminese. Quella di Aeradria, nonostante pochi adesso lo ammettano, era la classica gestione sul modello delle «larghe intese», dove alla presidenza c’era un uomo del Pd, che poi come vice aveva un rappresentante degli industriali molto vicino al centrodestra locale, oltre a un rappresentante degli albergatori, la lobby più potente in città. Quindi, tra Cda e assemblea, erano ben rappresentati tutti i poteri politici ed economici del territorio, in chiave rigorosamente bipartisan. Una gestione condivisa dalle principali forze politiche - basta vedere le tante benevole astensioni del centrodestra locale sui ripetuti aumenti di bilancio degli enti pubblici, nonostante le sparute opposizioni di pezzi del vecchio Pdl, M5S e Sel-Fc. Le quali, va detto, quando aprivano bocca per sussurrare una critica, venivano tacciate di voler far chiudere l’aeroporto linfa vitale per il turismo. La gestione fallita di Aeradria era sì targata Pd- Pdl, ma anche e soprattutto allargata a quella tanto conclamata società civile, in primis gli imprenditori del turismo riminese ma non solo - che insieme alla politica ha condotto nel baratro questa società. D’altronde, con Aeradria sono fallite le due collegate, Air e Riviera di Rimini Promotions, e tra gli indagati dalla Procura c’è pure Sandro Giorgetti, presidente regionale di Federalberghi e già alla guida di Air. Ora il Tribunale ha concesso l’esercizio provvisorio per (tentare di) garantire la continuità aziendale e auspica un bando di gara europeo per trovare un nuovo gestore, ma agli amministratori degli enti locali Enac ha confermato la decadenza della concessione per via del fallimento. Vedremo come andrà a fi nire, per ora lo scalo continua ad avere una sua operatività. Di sicuro, il sistema a guida Pd ma consociativo e di larghe intese tra politica e società civile, è il grande sconfitto di questa storia.
giovanni bucchi
Italia Oggi