Politica e società civile dietro il fallimento della società Aeradria su cui indaga la procura
Aeroporto Rimini, baraccone fallito
Era la classica gestione modello larghe intese Pd-Pdl. Adesso sono tutti intenti
a cercare un
colpevole. C’è chi accusa
la Procura per
aver alzato un coperchio che
doveva restare sul pentolone,
chi se la prende col Tribunale
per aver sentenziato la fine
di questa vicenda, chi invece
attacca la conduzione disastrosa
di Aeradria, la società
di gestione dell’aeroporto internazionale
«Federico Fellini
» di Rimini e San Marino,
dichiarata fallita due giorni
fa dai giudici. Nella rosa dei
colpevoli qualcuno ci mette la
Regione (al palmares di Vasco
Errani dopo il fallimento
dello scalo di Forlì si aggiunge
quello di Rimini), e pure
il commissario giudiziale ora
curatore fallimentare che, in
quanto bolognese, non piace
ai riminesi. Nel mezzo ci sono
gli ex amministratori del
Cda, tutti indagati per falso
in bilancio e violazione della
legge fallimentare, dall’ex
presidente in quota Pd e già
sindaco Pci-Pds di Riccione,
Massimo Masini, in giù.
Fino ai rappresentanti dei
principali azionisti, l’attuale
sindaco di Rimini Andrea
Gnassi e il presidente della
Provincia Stefano Vitali, indagati
anche per abuso d’ufficio
per le lettere di patronage
con cui garantivano di poter
rimborsare a suon di milioni
pubblici i soldi che poi Aeradria
si faceva prestare dalle
banche senza però poterglieli
restituire. Le quali banche,
ovviamente, sono diventate le
principali creditrici e hanno
tentato invano varie strade
per salvare la baracca.
La caccia al colpevole
per il fallimento della società
di gestione dell’aeroporto
di Rimini, e non dell’aeroporto
stesso, è l’attività
nella quale i più si dilettano
il giorno dopo la sentenza. E
questo per un semplice motivo:
perché di colpevole non
ce n’è uno solo. È un sistema
ad aver fallito, dunque tanto
vale sparare nel mucchio.
Gli oltre 53 milioni di debiti
sotto i quali Aeradria è sprofondata,
le perdite di esercizio
che aumentavano ogni
anno nonostante le continue
rassicurazioni, la pessima
gestione aziendale, le consulenze
affidate spesso agli
amici, i costosi contratti con
le compagnie low cost come
Ryanair e Wind Jet, fuggite
prima che il castello crollasse, il marketing «spinto»
con gli acquisti di pacchetti
di biglietti per i tour operator
russi così da riempire gli
aerei di passeggeri da riversare
in spiaggia. Ecco, tutto
questo non l’ha fatto una
persona o un’istituzione sola,
bensì l’intero sistema politico,
economico e istituzionale
riminese.
Quella di Aeradria, nonostante
pochi adesso lo
ammettano, era la classica
gestione sul modello delle
«larghe intese», dove alla presidenza
c’era un uomo del Pd,
che poi come vice aveva un
rappresentante degli industriali
molto vicino al centrodestra
locale, oltre a un rappresentante
degli albergatori,
la lobby più potente in città.
Quindi, tra Cda e assemblea,
erano ben rappresentati tutti
i poteri politici ed economici
del territorio, in chiave
rigorosamente bipartisan.
Una gestione condivisa dalle
principali forze politiche - basta
vedere le tante benevole
astensioni del centrodestra
locale sui ripetuti aumenti
di bilancio degli enti pubblici, nonostante le sparute opposizioni
di pezzi del vecchio
Pdl, M5S e Sel-Fc. Le quali,
va detto, quando aprivano
bocca per sussurrare una
critica, venivano tacciate di
voler far chiudere l’aeroporto
linfa vitale per il turismo.
La gestione fallita di
Aeradria era sì targata Pd-
Pdl, ma anche e soprattutto
allargata a quella tanto conclamata
società civile, in
primis gli imprenditori del
turismo riminese ma non solo
- che insieme alla politica ha
condotto nel baratro questa
società. D’altronde, con Aeradria
sono fallite le due collegate,
Air e Riviera di Rimini
Promotions, e tra gli indagati
dalla Procura c’è pure Sandro
Giorgetti, presidente
regionale di Federalberghi e
già alla guida di Air.
Ora il Tribunale ha concesso
l’esercizio provvisorio
per (tentare di) garantire
la continuità aziendale
e auspica un bando di gara
europeo per trovare un nuovo
gestore, ma agli amministratori
degli enti locali Enac ha
confermato la decadenza della
concessione per via del fallimento.
Vedremo come andrà
a fi nire, per ora lo scalo continua
ad avere una sua operatività.
Di sicuro, il sistema
a guida Pd ma consociativo e
di larghe intese tra politica e
società civile, è il grande sconfitto di questa storia.
giovanni bucchi
Italia Oggi