giovedì 21 novembre 2013

I Tre

Siamo più forti di prima, fa sapere Enrico Letta. E il presidente del Consiglio contrabbanda di sé l’immagine di un premier che non teme inciampi, anzi soppesa con soddisfazione il divorzio tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, malgrado il futuro si sia fatto adesso persino più incognito per la grande coalizione. Per sua natura imprevedibile, il Cavaliere ha alternato toni aspri a modulazioni più carezzevoli di voce nei confronti del governo, come fosse il suo Dudù, ma la decadenza dal seggio senatoriale rimane lì, fissata per il 27 novembre, e anche qualora si ottenesse un rinvio, la decadenza resta uno di quei fatti terribilmente certi, che né Berlusconi né Letta nè N... sanno bene come misurarlo nel quotidiano incedere della loro vita. Che farà il Cavaliere una volta decaduto? È questo il dubbio angoscioso cui né Letta né N... sanno trovare risposta. Alfano resta al governo, con i suoi trenta senatori e venti deputati, e dunque la maggioranza c’è, comunque vada. Ma se Berlusconi dovesse mettersi all’opposizione, a fianco di Beppe Grillo, rincorrendo la dolce e facile scia dell’antieuropeismo, cosa accadrebbe? Non una crisi di governo, certo. Non subito, almeno. Ma l’urto poderoso di due grandi populisti, solidali nella comune inimicizia nei confronti di N.... ed inclini entrambi ad accarezzare per il verso giusto il pelo ispido della serpeggiante antipatia nei confronti della Germania e della moneta unica, investirebbe con forza devastante quel fuscelletto che è oggi il Partito democratico, unico contrafforte rimasto solidamente a difesa della stabilità messa in pericolo dal peso... delle telefonate di Nonna Pina. Grillo ha già iniziato da tempo, puntando i suoi cannoni, contro l’Europa e contro il Quirinale. Berlusconi, che per il momento, almeno in pubblico, risparmia N... si è adesso posizionato bene, ha dato per inteso che la manovra non gli è affatto difficile, e sabato scorso s’è esercitato con un paio di sonore bordate contro l’euro “moneta straniera” e la Germania colpevole d’imporci il cappio dell’austerità. L’attacco congiunto di Grillo e Berlusconi avrebbe effetti devastanti sulle componenti interne al Partito Democristiano che l’8 dicembre, si consegnerà nelle naturali mani di Matteo Renzi, perfetto segretario, grande fiuto politico, ambizioso, percepito come un corpo estraneo dalla sinistra classica, dedito al movimentismo personale. Partito per rottamare tutto è inciampato su Briatore. Considera la segreteria del Pd poco più che un trampolino verso Palazzo Chigi, un salto nemmeno carpiato che deve avere dei solidi alleati. Il nemico più inquietante è Letta+N, che rischiano la dichiarazione di morte politica. Ha cominciato malissimo accodandosi alla richiesta d'aiuto per il ministro call center, dopo alcune dichiarazioni confortanti. La pagherà assieme a quel miscuglio d'interessi nemmeno camuffati che è il nuovo Partito Democristiano, felice conio di Repubblica. Secondo la stampa lettiana i nemici del governicchio sarebbero Tre: Berlusconi, Grillo e..Renzi, aggiungerei i cittadini.