venerdì 8 novembre 2013

Inutile

Non più tardi di 15 giorni fa Giulia Sarti, in un intervento sul Blog di Grillo, paragonava Rimini al Parco divertimenti Italia in Miniatura. Lo faceva perché come quel luogo di intrattenimento riproduce le bellezze d’Italia, Rimini riesce a riprodurne i suoi mali. Non vogliamo essere fraintesiRimini non ha solo aspetti negativi e di certo non è l’unica a riprodurre in forme più o meno eclatanti i vizi di questo nostro martoriato Paese. La furbizia se non deputata alla sopravvivenza può diventare qualcosa di molto pernicioso. Nell’occasione dell’intervento citato parlava di Aeradria, la nostra piccola Alitalia, oggi parliamo invece del TRC, la nostra piccola TAV. L’origine è la stessa, Partecipate Pubbliche che pensano di potersi comportare come aziende private, salvo poi non pagarne le stesse conseguenze quando le cose vanno male. Ad incoraggiare tutto il poltronificio della politica e megalomani senza talento alcuno. La situazione è complicata dunque consentiteci un piccolo riassunto per chi ne sa meno. Erano i lontani anni ’90 quando Regione Emilia-Romagna, Comuni di Rimini e Riccione, Provincia di Rimini e Consorzio Tram Rimini inanellano una serie di accordi di programma per la realizzazione di quella che doveva essere la Metropolitana di Costa, il T.R.C. (Trasporto Rapido Costiero). Nelle intenzioni, o forse dovremmo dire nelle speranze, di chi ha pensato l’opera c’era l’idea di creare una grande direttrice, alternativa alle Ferrovie dello Stato, da Ravenna a Rimini. Gli anni passano, Tram Rimini diventa la Partecipata Pubblica Agenzia Mobilità, le condizioni socioeconomiche cambiano radicalmente, per non parlare della possibilità di spesa pubblica, ma l’Estabilishment non molla e nel 2008 viene approvato il solo stralcio Rimini FS – Riccione FS a cui seguirà una delibera CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) per 92,95 Milioni di Euro di cui 42,9 Milioni a carico dei fondi legge obbiettivo, 31,65 Milioni dagli Enti locali, 7,1 milioni da privati, un fabbisogno da reperire di 10,45 Milioni e uno stato dell’arte “finanziati in corso. Attualmente, secondo una relazione presentata dal dirigente AM Ing. Ermete Dal Prato in Commissione Consiliare, per 9,8 km, già serviti da una linea di autobus, si spenderanno più di 100 Milioni di Euro per collegare il nulla al niente. Eh già perché la Metropolitana di Costa non è un metrò, ma un autobus a guida magnetica, che dovrà muoversi in un suo dedicato (e costoso) senso unico alternato e che non collegherà allaFiera, non collegherà al Palacongressi, non collegherà l’Aeroporto e pare che una recente rivolta riccionese stia spingendo perché non arrivi nemmeno nella Perla Verde. Il problema però non è solo che l’opera sia obsoleta ed inutile : a causa dell’evidente fretta dell’approvazione (e probabilmente di distribuire poltrone e lavoro) il progetto definitivo è molto grossolano e ciò provoca un grosso problema negli espropri. Lungo la tratta ci sono diversi casi in cui dovrebbero essere abbattuti porzioni di fabbricati, ma nel progetto non è stato previsto il modo di tenerli in piedi per la parte restante. I geni di AM pensano di risolvere la questione con quelle che noi crediamo siano delle prevaricazioni: usano decreti di occupazione provvisoria (che usualmente servono ad aumentare lo spazio utile nel cantiere) per abbattere la totalità dei manufatti che danno fastidio, perché per tenerli indietro bisognerebbe tornare ai progetti preliminari. Gli espropriati ricorrono al TAR ed ottengono l’ingiunzione a non abbattere nulla che insista nell’occupazione provvisoria. Questa sentenza non può essere accettata da Agenzia Mobilità e da chi tramite lei ha interesse che il TRC, sebbene inutile, continui ad essere costruito. Da ciò il tentativo della Partecipata di proseguire comunque e la rivolta degli espropriati, alcuni dei quali sono costretti a salire sul tetto di casa per salvare le proprie proprietà e la certezza del Diritto. Da qui anche l’intervento coordinato da parte mia e del gruppo 5 Stelle di Rimini che ha prodotto due serie di esposti alla Procura per favorire la vigilanza sulla corretta applicazione della sentenza TAR. Tentativo inutile poiché con un un fascicolo aperto e chiuso in una giornata, quando si dice l’efficienza, si determina, a sarebbe meglio usare la locuzione “si deduce”, che l’Ordinanza TAR contiene un “errore di scrittura“. Così la proprietà di Walter Moretti viene abbattuta. Questa in breve 20 anni di storia di un’opera pubblica di cui un territorio non necessità e che non può permettersi, ma anche l’ennesima trama di prevaricazione nei confronti di cittadini inermi. All’inizio l’abbiamo chiamata piccola TAV, ma è un problema che coinvolge le risorse di un intera comunità e dunque non proprio così piccola. In questo caso cittadini che conoscevano i propri diritti ed avevano denaro per garantirsi il supporto di professionisti hanno potuto applicare una minima resistenza alla bulimia partitica, figuriamoci cosa succede in luoghi e situazioni dove gli abitanti non hanno le stesse possibilità.

Ufficio Stampa M5Stelle Rimini