domenica 17 novembre 2013

Fiere/Congressi

Vi rilascio un simpatico bignami della relazione che il Dott. Mario Ferri ci ha gentilmente inviato. Ricordo ai due smemorati piddini rimasti, che il professionista citato è grande esperto del settore debiti delle società pubbliche, controllate, partecipate e perfino possedute. E stato come assessore alle finanze della Giunta Chicchi l'unico rilevante protagonista di un decennio da dimenticare, culminato con il parto del peggiore Prg della storia di Rimini, quello che ha consentito la cementificazione anche della Viserba della quale il Morollino105 si è assunto l'incarico di curatore delle feste e danze. Il Dott. Ferri è stato esecutore della trasformazione delle nostre municipalizzate in Spa. Non prevedeva il mostro...Hera. Il tema che ci interessa e dovrebbe appassionare al pari del Ponte Miracolato, quello che in una nottata consiliare si è trasformato da Brutto Bailey in Bello Modulare, è l'esame riferito ai Bilanci 2012 con la certezza che il 13 porterà più Sfiga del Ponte. La trasformazione consiliare è il secondo miracolo di Gnassi, ricordatelo, ma la pratica beatificatrice è già iniziata dalla Curia con il primo miracolo del Seminario.

FIERE & CONGRESSI.
La lettura dei bilanci al 31/12/2012 e degli allegati depositati presso il Registro delle Imprese consente alcune osservazioni sulla gestione delle fiere e dei congressi. I documenti esaminati riguardano Fiera di Milano S.p.a., Bologna Fiere S.p.a., Rimini Fiera S.p.a, Centro Congressi Fiera di Milano S.p.a., Bologna Congressi S.p.a. e Convention Bureau della Riviera di Rimini S.r.l. L’esercizio 2012 conferma la crisi dell’attività fieristica, solo parzialmente attribuibile all’economia italiana, in quanto il fenomeno ha assunto rilevanza europea, con prospettive favorevoli limitate al mercato asiatico. Come è esposto nella “relazione sulla gestione” di Bologna Fiere S.p.a., il mondo fieristico dell’area occidentale ha elementi strutturali che vanno oltre al problema di squilibrio tra l’offerta largamente sovrabbondante di spazi espositivi e l’effettiva domanda, attuale e prospettica. Pertanto, la realtà che uscirà dall’attuale fase recessiva sarà ben diversa dal mondo fieristico del passato.
CONCLUSIONI E PROPOSTE
L’indebitamento bancario del gruppo fieristico-congressuale riminese supera abbondantemente i 100 milioni di euro, riducibili con la programmata cessione delle aree poste in Via Emilia ed in Via della Fiera. Si tratta di un’entità che dovrebbe allarmare gli amministratori locali e preoccupare i cittadini, soprattutto in considerazione del fatto che l’indebitamento riguarda attività che non producono un reddito adeguato. La critica situazione di Aeradria rende ulteriormente problematica la situazione per la stretta sinergia esistente fra le società, come avviene a Bologna, ove il centro congressi si pone come strumento non solo congressuale, ma anche turistico. Fiera di Rimini S.p.a, nonostante la negativa fase congiunturale ed una forte concorrenza, riesce comunque ad operare in una situazione di tranquillità, come è evidenziato dal positivo cash flow, ma i modesti flussi positivi non sono in grado di fronteggiare il preoccupante indebitamento del complesso. Il piano finanziario per la costruzione del Centro Congressi prevedeva il dividendo annuo di 1,6 milioni di euro che avrebbe dovuto corrispondere Rimini Fiera ed il MOL di € 747.000 di Convention Bureau S.r.l., seppure con un canone annuo di 1,05 milioni di euro da corrispondere alla Società del Palazzo dei Congressi. Inoltre, le royalties alberghiere, previste in € 1.100.000 si sono ridotte ad € 302.139. Le previsioni economico-finanziarie non si sono concretizzate ed anche la cessione di una partecipazione di minoranza di Rimini Fiera S.p.a. per ridurre l’esposizione bancaria di Rimini Congressi S.r.l. non è realizzabile al prezzo previsto. La situazione del settore fieristico-congressuale riminese è estremamente delicata poiché connessa a risultanze oggettive, quali: 1) indebitamento bancario consistente e deludenti risultati economici delle società del gruppo; 2) pegno della maggioranza del capitale di Fiera Rimini S.p.a. concesso ad Unicredit; 3) lettere di patronage da parte del Comune e della Provincia di Rimini a favore di Unicredit per 55 milioni di euro; 4) prospettive negative per la cessione della minoranza delle azioni di Rimini Fiera S.p.a. corrispondente al valore di 168 milioni di euro; 5) royalties conseguite dal sistema alberghiero in entità insufficiente; 6) indebitamento attuale che ha superato quello programmato, nonostante versamenti in conto futuro aumento di capitale da parte dei soci pubblici di Rimini Congressi S.r.l. per 15 milioni di euro. 
SOLUZIONI
Purtroppo le ottimistiche previsioni non si sono realizzate per cui diviene necessario ipotizzare altre soluzioni. I risultati delle società del gruppo dell’esercizio 2013 saranno fondamentali per assumere, in assenza di un’inversione di tendenza, decisioni forti affinché non si ripeta la vicenda Aeradria. Quanto verificatosi in Aeradria presenta aspetti paradossali: nell’assemblea dei soci tenutasi nel settembre 2011, con l’intervento ai massimi livelli dei rappresentanti dell’economia riminese, quali il Presidente della Provincia, l’Assessore al bilancio di Rimini, Rimini Fiera, Camera di Commercio, associazioni degli industriali, degli albergatori e dei commercianti, è stato approvato all’unanimità il bilancio al 31/10/2010. E’ veramente singolare che, dopo avere espresso elogi ai qualificati consulenti, il Presidente di Aeradria abbia testualmente affermato, senza alcuna osservazione critica da parte dei soci presenti, che “ i dati reali maturati dall’1 gennaio 2011 ad oggi sono in linea con quanto programmato e quindi già dal 2012 il bilancio sarà in pareggio e successivamente in utile”. La credibilità dei rappresentanti dell’economia pubblica è tutta qui ed occorre tenerne conto per porre rimedio, prima che sia troppo tardi, alla situazione del sistema fieristico-congressuale di Rimini.. La situazione attuale delle Fiere è caratterizzata dalla competizione a livello europeo, nella quale Milano deve confrontarsi con colossi quali Francoforte, Hannover, Colonia, Dusseldorf e Monaco. Rimini gode di una situazione territoriale strategica e di ottime strutture, idonee a contribuire al recupero dei flussi turistici dall’estero. Fatta questa premessa, si deve rilevare che un’ipotetica alleanza, imposta dalla politica (la Regione Emilia Romagna è socia delle fiere di Rimini e di Bologna) fra Rimini e Bologna, rappresenterebbe una situazione debole e di ripiego. In casi analoghi, a prescindere dalla partecipazione pubblica o privata, le regole economiche impongono l’aumento di capitale, non attuabile da parte dei soci pubblici, o, in alternativa la cessione della maggioranza del capitale sociale. E i motori immobiliari ? Meglio lasciar perdere. Pertanto, considerato che la cessione di una partecipazione di minoranza al prezzo originariamente previsto non è proponibile, la soluzione alternativa è rappresentata dalla gara da indire da parte degli attuali soci pubblici per la cessione della maggioranza del capitale di Fiera Rimini e delle società collegate. Alla cessione potrebbero partecipare anche le associazioni di categoria, in modo da consentire agli associati di monetizzare la partecipazione che oggi è, loro malgrado, immobilizzata. L’ipotesi di cessione deve superare ogni ostacolo ideologico, in quanto il fine prioritario è costituito dall’intento di assicurare la continuità aziendale a beneficio del territorio. La cessione può dispiacere agli amministratori locali, ma occorre prendere atto delle circostanze oggettive che riguardano sia fattori interni che di mercato. La cessione, che richiede una forte volontà politica per un’operazione che ragionevolmente può richiedere per la conclusione anche due anni, dovrebbe essere attuata con il concorso e con il consenso del management delle società per procedere a tutti gli adempimenti formali, si pensi ad esempio al data room, nei confronti dei soggetti potenzialmente interessati. La gara dovrebbe essere indetta, con l’assistenza di un advisor di rilevanza internazionale, per la scelta del socio di maggioranza sulla base dell’offerta economica più conveniente, nella quale dovrà essere garantito l’adempimento, rispetto al progetto industriale proposto, senza che si ripeta il nefasto errore compiuto nella privatizzazione della Novarese. Il progetto industriale scelto dovrà essere coerente ai criteri fissati dai soci pubblici. La gara, per l’alto valore strategico della Fiera e del Centro Congressi di Rimini, potrà interessare i maggiori operatori europei e trattandosi di un prezzo, questo potrà essere sensibilmente superiore al valore. La soluzione prospettata dovrebbe essere impostata in tempi brevi, anche per la prevedibile eliminazione delle Province, per assicurare la continuità di una Fiera internazionale e di un Centro Congressi che, con partners di valore europeo, rappresenterebbero una grande risorsa per la città di Rimini. 

Dott. Mario Ferri

P.S.
Pur condividendo, non da oggi, la relazione e la fine prevista del nostro sistema fieristico-congressuale, non possiamo permettere che gli attori del disastro siano quelli che pilotano l'auspicata privatizzazione, ammettendo che esistano compratori... Thoiriani. Prima le dimissioni in Piazza Cavour o.... in Tribunale