sabato 22 marzo 2014

A Settimane

A SETTIMANE L’ATTACCO CONTRO LA SIRIA.
Così la pensa il nostro Cancelliere, che ce ne spiega le ragioni:
Mercoledì’ scorso gli aerei dell’aeronautica di Israele hanno sferrato un attacco contro le postazioni dell’esercito siriano sulle Alture del Golan. Alcune ore prima gli USA avevano annunciato la sospensione dei rapporti diplmatici con il regime di Damasco, ordinando al personale dell’ambasciata e dei consolati della Siria di lasciare il paese. Secondo alcuni analisti, in Siria Obama ha deciso di rifarsi con Mosca per quanto e’ successo in Crimea. Il Dipartimento di Stato ha spiegato che i rapporti con la Siria in realtà non sarebbero stati rotti e saranno riaperti quando Damasco avra’ “un nuovo governo legittimo” (??), ma gia’ nella notte fra martedi’ e mercoledi’ Israele ha mandato i suoi aerei sulle Alture del Golan. Secondo la versione ufficiale il blitz e’ la risposta di Israele all’attacco contro un veicolo dell’esercito israeliano. Non si sa se l’attacco sia reale e, se lo fosse, chi ne è l’autore. Ma questa volta la sincronia e’ perfetta: prima l’espulsione dagli USA dei diplomatici siriani, poi le bombe di Israele sulle Alture del Golan e l’assalto del carcere di Dar’a da parte dei ribelli islamisti. A quanto pare, in Siria Obama ha deciso di prendere la rivincita per la sconfitta subita in Ucraina. O almeno da quella che lui percepisce come tale, visto che in realtà si è preso – salvo la Crimea – un territorio grande due volte l’Italia, e una preziosa testa di ponte per i propri missili a poche centinaia di chilometri da Mosca. Almeno così la pensa il Cancelliere. Comunque la scusa è buona e la decisione degli USA di sospendere le relazioni con la Siria e le minacce a questo paese dimostrano che Washington vuole una rivincita per quanto accaduto in precedenza in Siria e per quello che sta succedendo adesso in Ucraina e in Crimea. E’ un tentativo di far pressione sulla Russia eliminando la Siria. Quando e’ stato raggiunto l’accordo sulla liquidazione delle armi chimiche siriane, Obama ha dichiarato che l’intervento militare e’ stato rinviato ma rimane all’ordine del giorno. Non esclude che prima o poi l’America possa decidere di attaccare. Trovare un pretesto non e’ difficile: non tutte le armi chimiche della Siria sono state portate all’estero. Ultimamente, infatti, sempre piu’ spesso Washington manifesta il suo disappunto per la lentezza con cui procede l’operazione, sebbene l’OPAC (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) abbia dichiarato che la meta’ degli arsenali chimici ha gia’ lasciato il suolo siriano. Damasco avrebbe potuto spedirne di piu’, se non venissero attaccati i convogli che trasportano le sostanze tossiche. Vengono attaccati, guarda caso, dai ribelli islamisti che Washington sostiene con tanto impegno insieme ad Arabia Sudita e Qatar, Paesi famosissimi in tutto il mondo per il grande rispetto dei diritti umani, che tanto stanno a cuore ad U.S.A. ed Unione Europea. Il leader dell’opposizione, Ahmed al-Jabra, gia’ da tempo sta invocando la chiusura dei cieli della Siria. Questa volta potrebbero dargli retta. E sarebbe la guerra. Evidentemente Washington crede che in questo momento Mosca abbia troppo da fare in Ucraina. Quindi, sarebbe un momento buono per intraprendere un’azione militare decisiva contro la Siria. Ma anche se gli USA si decidono ad attaccare e distruggere questo Stato, devono essere preparati a parecchie sorprese. La prima sara’ il veto durante la votazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Certo, il veto non potra’ fermare gli USA e la NATO, che faranno il gesto dell’ombrello, come per il Kossovo. Ma in questo caso sarà difficile ritenere legittime le loro azioni, a questo punto, parlare di “legittimità internazionale”, “diritto” e altre pataccate del genere, diventerà sempre più difficile anche per la TV e le mega-fotocopie italiane, spacciate per giornali.
 Il Cancelliere