domenica 30 marzo 2014

Bugie e Verità

Il tanto criticato Tremonti dell'era Berlusconi al cospetto di questi nanetti dell'economia e finanza, imposti da Draghi per conto della padrona tedesca, si erge come un gigante. Ho letto il suo ultimo libro, confezionato sullo stile del maggiordomo narrante i peccati della casta politica che lo ha licenziato. A dire il vero, pur avendo alle spalle una copertura come quella leghista, è stato l'unico che ha dettato legge nel periodo aureo del Bananismo. Definisce l'euro il killer venuto da fuori, aggiungendo che furono i tedeschi a volerci nella moneta unica, con la complicità di Prodi e Ciampi (Bankitalia è sempre sulla scena del delitto) perchè temevano la concorrenza manifatturiera dell'Italia. Un concetto che i dati riassuntivi del decennio infame per il nostro Paese confermano. Tremonti affonda il colpo contro la fretta di introdurla, con i parametri stupidi, i derivati per l’Europa e le manovre di estetica contabile. Nel corso di una riunione “ad hoc” sul lago Lemano, gli industriali teutonici convinsero i loro banchieri a favorire a ogni costo l'ingresso dell'Italia, in una moneta che toglie più di quello che dà. L'ex ministro abbandona i silenzi diplomatici in Bugie e Verità, che Mondadori ha appena mandato in libreria, 286 pagine, 18 euro, togliendo le ultime ipocrisie sugli anni recenti di storia italiana dominati dall'internazionale della bugia. Non è mai tardi per un'operazione-verità, e quello del braccio economico del Berlusconi premier, mal sopportato da colleghi di governo in Italia e in Europa è il racconto di un protagonista, da sempre critico con la moneta unica, la fretta di introdurla, i parametri, la blindatura che di fatto impedisce ripensamenti. Ma adesso dirsi euroscettici non è più una bestemmia contro la patria, ma la certezza di vincere. Il primo vero peccato mortale fu come l'Italia entrò nell'euro, una storia che si intreccia con alcuni codici misterici. Quell'operazione, condotta da Prodi e Ciampi, fu venduta come un merito dell'illuminata classe dirigente tricolore di sedicente centro sinistra destinata a mutare nel Pd. In realtà, svela Tremonti, furono le industrie tedesche a premere sull'acceleratore: temevano la concorrenza della manifattura italiana, seconda in Europa e quinta nel mondo, resa più pericolosa dalle svalutazioni competitive della lira rispetto al marco. Ma i conti dello Stato non erano in ordine, l'eurotassa o la diversa contabilizzazione dei contributi Inps non bastavano, servivano manovre di estetica contabile più efficaci: così si fece ricorso ai tuttora segretissimi derivati per l'Europa. L'Italia non aveva tutti i numeri per entrare nell'euro fin da principio, ci è entrata alterando il suo bilancio. Una delle prime decisioni del governo Monti fu di piegarsi ai voleri franco-tedeschi. A partire dal 2015, e, proprio per espressa volontà nostra, ci troviamo obbligati non solo a pagare il conto delle perdite bancarie degli altri, ma anche a rispettare il fiscal compact: per vent'anni tagli di spesa pubblica più o meno per 50 miliardi di euro ogni anno. Alle volte i maggiordomi anche di lusso servono per certificare le verità. E noi..paghiamo direbbe l'ineguagliabile Totò. Fonzie però è quasi.. meglio.