mercoledì 26 marzo 2014

Dov'è finito il Tibet??

Se ancora non si sa chi sarà il vincitore della guerra “semifredda o semicalda” tra Russia e “Impero occidentale”( Stati Uniti + ausiliari europei) già possiamo dire chi sicuramente ha perso. Si tratta del povero Tibet. Per assicurarsi l’astensione cinese al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla risoluzione di condanna per il referendum in Crimea, (si badi bene: solo l’astensione!) gli occidentali hanno dovuto promettere il totale silenzio in futuro sulle velleità di indipendenza tibetane. Infatti se l’intangibilità dei confini deve valere per l’Ucraina in rapporto alla Crimea (russa da centinaia di anni, sia territorialmente che etnicamente), deve valere anche per la Cina pur in un caso assurdo come quello del Tibet dove, etnicamente, la popolazione maggioritaria è quella autoctona tibetana e non quella di origine cinese arrivata solo negli ultimi quarant’anni dopo l’invasione degli anni ‘60. La cosa, nella sua assurdità, è tanto più vera se si pensa che oggi il Presidente cinese arriva, accolto coi massimi onori, in Europa e per incontrarlo (più lui che gli omologhi europei che non contano nulla) si scomoderà ad attraversare l’Atlantico anche Barack Obama. Potenza della “realpolitick!” quando si tratta di trattare coi cinesi tutti i paroloni (“diritti umani”, “legittimità”, “rispetto dei popoli” ecc. ecc.) improvvisamente vengono dimenticati dai governi europei che se ne riempiono la bocca. Così come i loro giornali. Proprio come accadde quattro-cinque anni fa con il Kosovo. Poveri serbi e poveri tibetani (e anche poveri noi…) a credere a questi “legittimisti”/difensori dei diritti dei popoli, a giorni alterni però. O più esattamente secondo come fa comodo.
 Woland