giovedì 20 marzo 2014

Il Cancelliere: La guerra fa bene?

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A giudicare dai clamorosi rialzi delle Borse occidentali in questi giorni frenetici in cui si parla di “isolamento” e persino di “guerra” (Laurent Fabius) alla Russia, sembra di sì. In effetti un motivo c’è ed è abbastanza comprensibile. Se tutti gli investimenti da e per la Russia si bloccassero, sull’Occidente si riverserebbe una montagna di soldi in cerca di collocazione, almeno all’inizio. Ma la partita, come dice il Cancelliere, da anni, è molto complessa e vede come posta la sopravvivenza, come entità indipendente, di questo stato che, per quanto mutilato, da solo occupa gran parte dell’Europa e dell’Asia. Già nel 2010/2012 su “RiminiPolitica” il nostro onnisciente collaboratore aveva previsto questo conflitto tra “Occidente” e Russia; vediamo ora la sua analisi che egli, ci avverte, ha volutamente diviso in due scenari: quello favorevole all’Occidente e quello sfavorevole. Vediamo cosa ci dice. In un primo scenario temo che sia prematuro (dal punto di vista russo ovviamente) essere ottimisti circa l’effetto delle sanzioni da parte dell’Occidente. Infatti, le ampie misure adottate in questi giorni contro un paese vasto e già profondamente integrato nell’economia mondiale, sono senza precedenti. Ma anche la sfida lanciata dalla Russia dopo il crollo dell’Unione Sovietica all’ordine geopolitico mondiale, è di fondamentale importanza e senza dubbio fungerà da fattore di coesione dell’intero “Impero Occidentale” che vede, per la prima volta, mettere in dubbio la propria onnipotenza. E’ molto probabile che l’impatto che avranno le sanzioni colpirà non solo la Russia anche se gli effetti su di essa saranno duri forse durissimi. Provvedimenti più seri richiederanno un considerevole impiego di tempo e costi all’Occidente. Così come già successo negli anni Ottanta del secolo scorso, gli Stati Uniti e i suoi alleati punteranno sull’abbassamento dei prezzi mondiali del petrolio, del gas e di altre materie prime, al quale sarà funzionale la tendenza oggettiva delle economie dei paesi sviluppati a ridurre il consumo energetico e materiale e alla diversificazione delle fonti energetiche. L’Unione Europea sta cercando di accelerare le misure già adottate per reperire fornitori alternativi di idrocarburi, come la costruzione di terminali per l’approvvigionamento di gas liquido da Stati Uniti, Africa del Nord e altre regioni. La sfera delle relazioni economiche estere, così importanti per la Russia, sia dal punto di vista politico che economico, risente molto dei fattori politici, come ad esempio l’esportazione di armi e la cooperazione scientifica e tecnica (ad esempio la costruzione di centrali nucleari all’estero). C’è da aspettarsi che i governi occidentali aumenteranno drasticamente la pressione sui partner russi esistenti e potenziali per espellerli dal mercato. Lo stesso vale per i grandi progetti di investimento delle principali aziende occidentali: è possibile che per un po’ i russi dovranno dimenticare ricchezza e sviluppo. Modifiche che investiranno la politica dei visti sono “ufficiali” e non dette, ad esempio attraverso l’irrigidimento delle procedure che può coinvolgere non solo i funzionari ma anche i normali cittadini russi. L’obiettivo finale è semplice: far cadere il governo “nazionale” russo oggi impersonato da Putin (ma potrebbe essere chiunque) e trovare un secondo Eltsin. Probabilmente il magnate Khondorkovski che fa la spola tra Germania e Usa. Infine il nuovo orientamento della Russia “a Est” di cui si parla a Mosca non è un affare semplice ed è molto costoso: per un massiccio allargamento dell’esportazione di energia verso la Cina e gli altri paesi della regione dell’asia pacifica non ci sono le infrastrutture necessarie e la loro creazione richiederà investimenti enormi. Bisogna che la Russia sia consapevole e preparata a tutte queste conseguenze. In un secondo scenario invece si dice che i leader del G7 hanno intenzione di riunirsi, d’ora in avanti, senza la Russia e minacciano una dura risposta all’annessione della Crimea che potrebbe anche sfociare in un isolamento internazionale della Federazione. Oppure come ha accennato ieri il primo Ministro francese Fabius “fino alla risposta militare”. Ma fino a che punto queste minacce sono reali? Innanzitutto va detto che il fattaccio è successo. La speranza dell’Occidente che il voto in Crimea non fosse che una mossa tattica, un maldestro gioco al rialzo di una sottospecie di pellirossa, come i media occidentali descrivono i russi, è svanita. Le minacce devono, ora, per forza, essere messe in pratica. Questo è il fatto. Ciononostante, l’Occidente non ha nessuna esperienza nell’introduzione di sanzioni efficaci contro una superpotenza nucleare, che occupa gran parte dell’Eurasia ed esercita una forte influenza in tutto il mondo, rappresentando un serbatoio enorme di risorse. L’Impero Occidentale minaccia di isolare la Russia e di farle, al limite, guerra. Ma ciò è davvero possibile? Parlare di un totale isolamento, ovviamente, è poco logico. In primo luogo perché è impossibile ignorare un paese così grande e importante, e in secondo luogo perché anche qualora l’Occidente dovesse imporre le sanzioni più severe possibili, danneggiando così anche se stesso, ciò non si tradurrebbe mai in un embargo mondiale. Una parte consistente dell’umanità, in Asia, Medio Oriente e America Latina, segue con il fiato sospeso mentre, per la prima volta dagli anni ‘80, qualcuno lancia una sfida al dominio degli Stati Uniti che nell’ultimo ventennio hanno decretato la vita e la morte di stati e persone. A decine (gli stati), milioni (le persone). E molto vicino a noi. Basta pensare alla ex Yugoslavia oggi distrutta. Mosca non si aspetta nessun sostegno formale all’annessione della Crimea. Indipendentemente da quale possa essere la reazione di Cina, Brasile o persino dell’Iran nei confronti dell’Ucraina, il caso della separazione di una parte di territorio da uno Stato riconosciuto dall’ONU non interessa a nessuno. Al contrario il fatto che la Russia possa iniziare a giocare un ruolo indipendente sulla scena mondiale, senza considerare più la reazione dell’Occidente, interessa a molti. Ciò potrebbe alterare l’esistente equilibrio di forze mondiali. Per Pechino, ad esempio, si aprirebbero diverse nuove possibilità. Una mobilitazione occidentale anti-russa è possibile anzi certa e cercherà di arrivare al sodo nel breve termine. Soprattutto alla luce del fatto che per la prima volta in venticinque anni, l’Occidente si trova ad affrontare un rifiuto esplicito a giocare secondo le regole definite dopo la Guerra Fredda. Le sanzioni punteranno a indebolire l’economia russa e qui le possibilità sono molteplici. Ma c’è anche un altro scenario che va preso in considerazione. La prima reazione sarà, naturalmente, piuttosto dura. Ma qualora la Russia decidesse seriamente di riorientare la sua politica verso Est, allora gli strateghi, che conoscono bene la realtà, si vedrebbero costretti ad affrontare la questione in modo diverso. Che cosa è più importante: il controllo sull’Ucraina, che dopotutto non rientra nelle priorità americane, o impedire un’alleanza russo-cinese, che minaccerebbe seriamente la posizione degli Stati Uniti? Si scoprirebbe allora forse improvvisamente, che un’Ucraina non è poi di così grande importanza per l’Occidente. In altre parole il breve termine gioca a favore degli USA e dei suoi alleati vassalli, il medio contro. Cioè a favore della Russia e dei suoi oggi potenziali alleati. Per essere più chiaro dirò che per “breve termine” intendo, al minimo 3 anni. Oltre rientra nel “medio termine”. Se nel primo caso l’Occidente riuscirà a disintegrare la Russia ne uscirà vincitore e potrà appropriarsi delle sue immense risorse. In caso diverso occorrerà una vera guerra. Oppure gli Usa e i suoi alleati si dovranno rassegnare a trattare con uomini, non con “sottouomini” (Untermenschen) come li chiamava Hitler.
 Il Cancelliere