sabato 13 dicembre 2014

Colloquio di lavoro

Ai colloqui di lavoro si va vestiti bene! Sfido chiunque a contestare questa affermazione. A volte il trucchetto sta nel vestirsi impeccabilmente se i titoli del curriculum non sono proprio eccezionali. Dipende dal lavoro che si cerca, certo, ma in certe occasioni la bella presenza aiuta. Stessa furbesca filosofia dovrebbe essere adottata dal PD riminese nei confronti del neo Presidente Bonaccini. Rimini non ha un gran curriculum numerico da sfoggiare: la provincia con l’astensione più alta nonché il peggior risultato per il PD. Iniziamo male. Quindi, se si vuole convincere Bonaccini a nominare un assessore riminese, non resta che contare sulla bella presenza. Non quella delle Boschi, Madie o Carfagne (quella speriamo di lasciarla agli imbonitori nazionali) ma quella della presentabilità intesa come attrattiva fatta da capacità e competenze. Un nome di fronte al quale Bonaccini sia costretto ad esclamare: apperò! Appare evidente che la riproposizione di Melucci da parte dei suoi scagnozzi non solo sia anacronistica rispetto al rinnovamento prospettato da Bonaccini stesso, ma sia anche segno di enorme miopia politica. La cosa preoccupante è che questa miopia politica, consistente nel fatto di non essere capaci di leggere il segnale inviato dagli elettori con la loro massiccia astensione,risiede prima di tutto nei vertici del PD riminese, che, al contrario, dovrebbero avere il compito di trascinare il partito fuori dalle sabbie mobili in cui annaspa, mentre, con le loro scelte sbagliate, non fanno altro che affossarlo sempre di più. Allo stesso tempo, sono avvilenti i nomi che si fanno circolare in sostituzione del logoro Maurizio: Rinaldis e Marchioni. La prima, a capo di un’associazione co-protagonista del disastro aeroportuale, ha delle capacità ma le ha espresse male, in quanto ingranaggio vincolato di un sistema fallimentare. La seconda, sempre nominata e mai eletta, non per meriti ma per vicinanze, non ha lasciato traccia di sé né come assessore né come deputata e non ha dimostrato capacità amministrative quando nè ha avuta l’opportunità; rappresenta quindi più un riciclo che un rinnovamento. A questo punto le conclusioni sono due: o il PD riminese trova un nome nuovo, non importa se uomo, donna o trans, capace e competente, tanto capace e competente da non potersi fare dire di no da Bonaccini, oppure si ferma e riflette sulle sue colpe, in questo caso sull'incapacità di esprimere nomi di livello da presentare come amministratori. Ne emerge un dato sconfortante: il PD di Rimini non è riuscito a costruire una classe dirigente capace di tener testa a quella delle altre province della Regione. Non esiste un nome, più o meno vicino alla sensibilità del PD, in grado di essere speso con orgoglio e soprattutto con la certezza che amministrerà bene e ci farà fare bella figura? Mi sa tanto che siete arrivati a questo, vero? Allora continuate con i Gnassi, che tanto hanno l’assicurazione per le loro cazzate, il problema è che gliela paghiamo noi.