"Servire significa, in gran parte, avere cura della fragilità. Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo che Gesù invita concretamente ad amare. Amore che si concretizza in azione e decisioni"
(Papa Bergoglio)
L'arcivescovo di Buenos Aires, Mario Bergoglio eletto pontefice il 13 marzo 2013 , primo Papa di nazionalità argentina e del continente americano proveniente dall'Ordine dei Gesuiti, ha subito dichiarato la sua opzione verso i poveri, gli ultimi e i reietti. Questa sua visione sociale trova vita con la stesura della sua lunghissima "Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale ", tanto che alcuni hanno cercato di coglierne tra le righe similitudini con la politica dell'ideologo Toni Negri e il discepolo Hardt con il suo famoso libro" impero" del 2001. Solo perché entrambi individuano la sovranità mondiale come il dominio del denaro che alimenta le guerre per ingrossare i propri profitti contro il quale solo la moltitudine dei movimenti popolari può portare alla sua riappropriazione democratica. Ma, se volessimo proprio trovarci delle similitudini, le andrei a ricercare semmai nelle sue radici sudamericane. Tutta la sua vita da prelato si è imbattuta con la teologia della liberazione, l'umanesimo integrale e la pedagogia degli oppressi del Freire ! Il recente viaggio papale in Ecuador, Bolivia e Paraguay ne è stato rivelatore infatti. Francesco non ha nascosto la sua simpatia per i presidenti populisti dei primi due paesi tanto che in Bolivia ha parlato "dell'ambizione sfrenata di denaro che domina" definendolo "sterco del diavolo ", mentre con il terzo , il conservatore ci è sembrato piuttosto freddino. Poi abbiamo altri indizi: che usi viaggiare con una 500 non è più una novità , lo abbiamo visto a bordo sempre di piccole vetture scortato da poche guardie del corpo e con addirittura una R4 regalo di un amico sacerdote. Un Papa che va a mangiare alla mensa della Caritas che incontra i senzatetto, si mescola con immigrati clandestini, entra nelle prigioni ecc..In tutto questo io non ci trovo una rottura rispetto ai precedenti papati anzi, direi che c'è una riscoperta di azioni gesti e parole che rimandano ad esempio a Monsignor Roncalli, definito "il Papa buono", forse che sia anche questo un Papa buono? Oppure a Paolo VI,
in dialogo con la falce martello, quando gli italiani volevano essere troppo comunisti perché troppo borghesi . Ma anche a un Papa viaggiatore che parla a governanti e agli umili come Giovanni Paolo II, che teneva la sua Chiesa ferma nel suo pugno e con il suo carisma. E non per ultimo riattuallizare i temi urgenti della morale e della persona di Benedetto XVI, riproposti negli ultimi Sinodi. Questo suo modo di mostrarsi ha scatenato anche vari detrattori tanto che i più maliziosi si sono soffermati sulla sua frase " chi sono io per giudicare?" facendone notare un suo certo "relativismo morale" e di pensiero. In realtà vi si dovrebbe scorgere l'atteggiamento di vera misericordia per la cura dell'altro, che è un caposaldo del Vangelo che si è fortemente delineato anche nella sua ultima e originale Enciclica: " Laudati si ". Una lode all'ambientalismo, soprattutto nel paragrafo 68, là dove scrive: "questa responsabilità di fronte a una terra che è di Dio, implica che l'essere umano dotato di intelligenza, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri viventi di questo mondo, perché al suo comando sono stati creati. Li ha resi stabili nei secoli per sempre, ha fissato un decreto che non passerà(Salmo 148,5-6)."
Ma allora chi è Papa Bergoglio? Spero di averne trovato il sunto di tutto il suo attuale pontificato, nell'omelia della messa celebrata a Holguìn in apertura alla terza giornata cubana dove afferma: " guardare oltre, non fermarci alle apparenze o al politicamente corretto, superando i nostri pregiudizi, le nostre resistenze al cambiamento degli altri e anche di noi stessi" . Quindi è popio il Papa del dialogo a tutto tondo, anche verso gli atei, ecco allora affiiorare quella che chiamo , la teologia della fragilità . Il Pontefice che non arriva mai alla rottura ma vuole l'unione di quel "corpo mistico" che è la Chiesa dalla quale si diramano le membra che formano il Cristo che non devono essere recise, semmai curate e preservate perché tutti hanno bisogno di misericordia e redenzione in egual misura. All’interno del Palazzo di Vetro il Pontefice ha parlato di guerra, iniquità, giustizia sociale, etica e di ambiente. “La guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente. Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la
guerra tra le nazioni e tra i popoli”. Lo ha detto ai leader mondiali auspicando la fine dei conflitti. Ha portato come esempio Lincoln, Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton: i quattro “grandi americani” scelti (guarda caso) per “dialogare con tutti". E tutti lo hanno applaudito compresi guerrafondai, armatori, affamatori e narcotrafficanti. I detrattori hanno storto il naso, ma non trovo sbagliato che il Papa parli anche a chi non vuole o fa finta di ascoltarlo, al “sordo che non vuol sentire”, parlare a quanti sono incapaci di ascoltare, «Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti» (Lc 6,26) La parola chiave quindi è dialogo che porta all'ascolto ed eccolo allora ascoltare gli omosessuali delle comunità di base cristiane, ma anche l'obiettrice di coscienza pentecostale che si oppone ai matrimoni gay rivendicandone la sacralità della propria scelta e coscienza, offrendosi al mondo come il papa degli inascoltati, dei poveri, degli oppressi, degli "scartati". Insomma un magnifico Papa scomodo dalla "tonaca lisa" !
Il Teologo