lunedì 6 gennaio 2014

Imposta Unica Comunale-IUC


Come sostenuto dall’amico Massimo Lugaresi l’orrido miscuglio della nuova IUC, (sommatoria di: Tasi+Tari+Imu) sarà purtroppo pesantemente avvertito dai contribuenti. L’unica domanda che ci possiamo fare è se i Comuni riusciranno ad applicarla in modo equo. In realtà più che una domanda è una speranza. Certo è, in questo momento economico, che: deliberare aliquote massime (Tasi e IMU) e tariffe elevate (Tari) non è ovviamente equo ma è soprattutto molto rischioso per realizzare l’incasso che il Comune prevede. Il Governo inoltre ci sta mettendo ancora del suo (nell’ultimo anno ha “dato molto”) per confondere ulteriormente una normativa già complessa e, le nuove modifiche peggioreranno, anziché semplificare, la tassazione. La confusione che si viene ad ingenerare, se non controllata dai Comuni, rischia di mettere sullo stesso piano sia il contribuente onesto, sia quello che decide di pagare in modo volutamente errato. L’evasore totale, invece, è sempre individuabile. Tuttavia ci sono alcune cose che non sembrano essere così trasparenti come in realtà dovrebbero. Le tre tasse hanno caratteristiche e scopi differenti tra loro e quindi dovrebbero essere analizzate nel loro contesto altrimenti si può incorrere in errori di applicazione. La Tari deve coprire i costi di gestione, raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e, pertanto, dovrebbe essere un’imposta che non giustifica grandi aumenti. In realtà quanto è successo lo scorso anno sulla Tares dimostra che non sarà così. I costi considerati per la Tarsu/Tia sono ora aumentati di un valore importante per le attività di gestione amministrativa che l’imposta richiede, ma che in realtà richiedevano anche le vecchie tassazioni. Sono prevalentemente costi che dovrebbero essere definiti ‘una tantum’ necessari alla realizzazione della banca dati tributaria che poi serve per sempre ed anche per altri tributi (e quindi teoricamente dovrebbe essere già pressoché esistente, le uniche modifiche dipendono dalle variabili della legge). A ciò si aggiunge la necessità di ridistribuire il carico fiscale in funzione della capacità di produrre i rifiuti. Questo porterà alcune categorie a pagare più di prima (e di questi se ne sono occupati molto i giornali) ed altri a pagare meno. L’IMU, rimasta su altri fabbricati (sono esenti le abitazioni principali) non dovrebbe portare a grosse sorprese rispetto agli importi pagati lo scorso anno. Infine, la vera novità, la Tasi. E’ pagata per i servizi indivisi anche da chi occupa gli immobili (inquilini, affittuari, etc) ed incide per una aliquota il cui valore, sommato all’IMU, non può superare il limite imposto dalla legge per le diverse tipologie di immobile. La complessità per i Comuni è quella di determinare le aliquote IMU e Tasi in modo da distribuire il carico fiscale tra proprietari ed utilizzatori degli immobili. L’equità della tassazione passa per la reale capacità di individuare il giusto rapporto tra quanto pagherà il proprietario e quanto pagherà l’utilizzatore. Purtroppo il dibattito sui giornali non tratta le problematiche tecniche che debbono essere affrontate per avere una equa ripartizione delle imposte ma analizza le entrate del Comune nella sua interezza comprendendo le entrate tributarie ed i riversamenti dello Stato. L’equazione che ne scaturisce è semplicistica: diminuiscono i trasferimenti e quindi si debbono aumentare le imposte. Non è l’unica spiegazione ma, soprattutto, e inesatto il ragionamento. Si combinano fattori diversi tra loro che non possono dare la soluzione al problema ma possono solo aumentare, fin che dura, la pressione fiscale.
 Fabio Lisi