giovedì 23 gennaio 2014

Trentacinque

Il Giornale diventato leggibile, sforna una serie di verità. Il regalo di Fonzie è riuscito a rimettere al centro della scena un quasi defunto socialmente e politicamente. Venti anni di battaglie delle sinistre storiche, radicali, viola, sindacali, imprenditoriali, teatrali, editoriali, cinematografiche, gettati per un cambio tra due democristiani. Fonzie ha cercato disperatamente il Cavaliere, era andato troppo avanti con le promesse di un cambiamento. Aveva tagliato il ramo sul quale era seduto, non poteva continuare con la manfrina della rottamazione cambiando niente, aspettando che si consumasse un governo con la perdita di un ministro al giorno. Ha giocato allo scoperto. Dal suo punto di vista occorre riconoscere che ha fatto la cosa giusta. La politica ha subito un doveroso chiarimento. Hanno fecondato una proposta di legge elettorale che emenda perfino i porcelli, provocando un cambiamento negli schieramenti. Si determineranno prima tre grandi raggruppamenti, i due storici una volta considerati centrodestra e sinistracentro saranno costretti alla battaglia finale, sempre che nel MoVimento non succedano rivoluzioni che al momento sono solo embrionali e confuse. Grillo fa bene a non partecipare alla finta discussione sulla legge elettorale. Se la stanno disegnando e costruendo su misura per inculare il Nemico Comune. Perchè la soglia per l'acquisizione del premio è al 35%? Il Pd con tutti gli alleati, corollari, poltronari, sellini, rifondatori può sperare di superarla e così vale per la coalizione di centrodestra forse più forte con il ritorno dei traditori. Il 18% del Premio di Maggioranza è superiore alla metà dei voti eventualmente conseguiti. Scandaloso. Per arrivare ad un vero cambiamento epocale occorre che i cittadini italiani capiscano che mai come in questo momento il voto al M5Stelle è indispensabile. L'ultima tornata elettorale ha provocato una paura diarroica nel Pd, hanno inventato il marchingegno per dividersi fintamente. Non ci credo nemmeno se la vedo all'ipotesi di una scissione con la nascita di una corrente/partito. Sono tutte robettine alla Thoir sul mercato politico. Dopo quattro anni di allenamento all'inciucio tra di loro un accordo lo troveranno sempre. Basta mettere sordina e bavaglio ai nove milioni di italiani che hanno votato il vero cambiamento. Questa è la democrazia del Pd. In questi venti anni Berlusconi ha rottamato tutti i nemici, ha dato il via alla Seconda repubblica, e sempre lui l'ha archiviata aprendo la nuova fase. Lui il vero rottamatore della politica italiana. Nel gennaio del 1994 sparirono di scena la Prima repubblica e i suoi partiti. A cominciare da Achille Occhetto, il primo avversario elettorale del Cavaliere, il leader comunista che seppellì il vecchio Pci e rimase sotto le macerie della «gioiosa macchina da guerra. Francesco Rutelli voleva sbarrare il passo a Berlusconi nel 2001 e ha perso ogni velleità. Archiviato anche Romano Prodi, che pure sconfisse due volte Berlusconi alle elezioni politiche. Ha tentato il colpaccio scalando il Colle ma 101 franchi tiratori piddini l'hanno impallinato. Un destino condiviso con Walter Veltroni e Massimo D'Alema, eterni rivali espulsi assieme dalla scena politica. Dimenticatoio anche per i «tecnici» e i loro governi: Carlo Azeglio Ciampi, Lamberto Dini, Mario Monti. Operazione che ha archiviato anzitempo uno come Pier Ferdinando Casini. Vincenzo Visco, il Dracula delle tasse; Franco Bassanini, autore di una riforma costituzionale che ora sarà riformata; Oliviero Diliberto, che diede asilo al terrorista turco Ocalan; Alfonso Pecoraro Scanio, verde di bile; il professor Rocco Buttiglione; Fausto Cachemir Bertinotti e altri ex sindacalisti a partire dai due Sergio, Cofferati e D'Antoni. Berlusconi ha sepolto anche una quantità di partiti e partitini. Pci, Pds, Ds sono sigle giurassiche. Spariti pure il Partito popolare e la Margherita, il Ccd e il Cdu, Rifondazione comunista e i Verdi, i Comunisti italiani e i nostalgici della destra che fu. Non vanno dimenticate le quote rosa. L'evoluzione della politica non è stata clemente con Rosi Bindi e Livia Turco, Giovanna Melandri e Katia Bellillo, Rosa Russo Jervolino e Anna Finocchiaro. Un campione c'è, Gianfranco Fini, il delfino finito come un tonno. E non dimentichiamo Antonio Di Pietro, il magistrato che inaugurò due stagioni, quella delle inchieste distruggi-politica e quella delle toghe lanciate negli spazi lasciati vuoti da quanti loro stessi avevano eliminato. Con questo palmares quanto potrà durare un fringuellino toscano, cinguettante innovatore con la camicia bianca da comizietto?