sabato 11 gennaio 2014

Nel Mio Giardino

Ci aggiriamo dubbiosi tra i banchi della verdura al supermercato e ci chiediamo in continuazione se ordinare o meno la caprese al ristorante. Sarà verdura della terra dei fuochi? Sarà mozzarella alla diossina? Poi, anche se ci siamo fortemente indignati davanti alle rivelazioni di Carmine Schiavone, non rinunciamo al nostro fatalismo perchè… cosa vuoi che mi faccia una melanzana alla griglia, mica sarà proprio questa quella di quel campo vicino alle scorie nucleari. Quello che ci spinge ad essere così fiduciosi nel destino sembra essere la distanza geografica, che a dire la verità non è che sia poi così tanta, ma… Napoli, chi mai ci è arrivato fino a Napoli. Ovviamente questa è una giustificazione che ha più valore psicologico che altro, anche perché, se la verdura non presenta vistose mutazioni genetiche, basta un breve fermo deposito, magari in Toscana, ed ecco che ritornano tutti vegetali del giardino dell’Eden. Chissà dove crescono le cucurbitacee in Dicembre… Cari fiduciosi consumatori ho una brutta notizia. I casini, quelli grossi, non succedono solo nel triangolo maledetto della Terra dei Fuochi. Forse non tutti sanno che a due passi da qui, Sassofeltrio, stra bruciando in un incendio faticosamente domabile la Eco Pfu, azienda per la triturazione di materiale di recupero proveniente dai pneumatici. L’incendio, ieri al suo terzo giorno, si vede già da Montescudo (per chi è pratico della zona) e la colonna di fumo nero non mente sulla sua natura. La puzza è insopportabile. https://www.youtube.com/watch?v=q-l9XUhhxH0 Per dovere di cronaca l’azienda in questione non è nuova ad una notevole quantità di incidenti piuttosto gravi, tra i quali anche la morte di un operaio rimasto incastrato nel macchinario di triturazione. Eco Pfu è stata anche oggetto di un’interrogazione parlamentare da parte di Filippo Berselli (PDL), ma l’allora Ministero dell’Ambiente rispose che le amministrazioni competenti stavano facendo già un ottimo lavoro. Vero. Molti gli incendi, molti i sequestri, ma anche molti i dissequestri di cui i residenti proprio non riescono a comprendere le ragioni. L’epilogo sembra essere l’incendio di questi giorni, che sono andato personalmente a vedere. Impressionante. I Vigili del Fuoco rovesciano una dietro l’altra autobotti di acqua senza riuscire ad aver ragione del fuoco. Gli abitanti della zona, con il volto coperto da mascherine per non intossicarsi, guardano allibiti lo spettacolo apocalittico e ripetono a chiunque chieda le stesse parole. “oggi è il terzo giorno che brucia, non riescono a fermarlo” A vederlo si direbbe appena scoppiato, ma il materiale di cui si alimenta lo fa diventare sempre più caldo e pericoloso ad ogni ora che passa. Mi riferiscono di una misurazione con termocamera. 700° e aumenta. I Pompieri sono costretti a tirare fuori il materiale combustibile con la pala meccanica per poi cercare di spegnerlo in quantità meno concentrata. Non c’è bisogno che spieghi a nessuno che cosa significano giorni e giorni di un rogo alimentato da quei materiali. E’ un disastro ambientale, forse appena mitigato dal fatto di non poter direttamente inquinare una falda acquifera (per quel che ho potuto constatare parlando con i residenti.). Anche se… dai. Sassofeltrio. Non è proprio nel mio giardino. Per poco, ma… sono pure targati Pesaro – Urbino. Sono relativamente fatti miei in quanto essere umano, non un vero problema. Basta che mi indigno quando me lo raccontano, mica sono un Vigile del Fuoco io. Se qualcuno si sta facendo disturbare da questo tipo di discorso e non si sente sicuramente in colpa per non essere andato a spegnere un incendio fino a Sassofeltrio, sappia che ci sono opportunità di intossicazione molto più vicine a noi. Prendete ad esempio Santa Giustina, è abbastanza vicina? Si proprio la frazione di Rimini che insiste sul fiume Marecchia, più precisamente in una zona classificata ad alta vulnerabilità idrologica, dove hanno costruito una centrale di Biogas e dove stanno potenziando il depuratore. Sapete cosa fanno con i fanghi di risulta delle acque reflue di un depuratore? Biofosfato, definizione commerciale di un fertilizzante ottenuto trattando i fanghi di risulta con calce viva e acido solforico. Fino a qui tutto bene, ma se nel gesso di defecazione (il biofosfato appunto) vengono rinvenute quantità pericolose di sostante tossiche e cancerogene, come il Cromo Esavalente, qualche problemino ci potrebbe essere. Attualmente c’è una citazione in giudizio presso il Tribunale di Rimini che cerca di stabilire le responsabilità dell’accaduto. Due cose sarebbero da sottolineare. Il Cromo Esavalente è un composto chimico presente in composti di origine industriale e non è una cosa normale trovarlo nei fanghi di risulta di un depuratore nelle quantità accertate. Lascio a voi le successive considerazioni. Potrei parlare di altri problemi che interessano Rimini, come il PM10 ad esempio, ma questo articolo vuole essere uno spunto di riflessione sul come le cose sembrino sempre molto lontane fino a che non capitano a noi. Essere testimoni, a volte, è tutto ciò che possiamo fare, ma almeno facciamolo ed approfittiamo del più facile accesso alle informazioni che la nostra epoca ci consegna. Questo è il mio sassolino nello stagno, aspetto i vostri. P.S. A proposito del PM10. Hai voluto la bicicletta? Usala no…
 Davide Cardone [@DadoCardone]
Citizen