venerdì 17 gennaio 2014

Tutto Fermo

La crisi di Rimini è una crisi nella crisi, culturale prima di essere definita economica. A fronte di quella che si dimostra sempre più chiaramente come una catastrofe, si muove solo il fronte giudiziario, come se la politica fosse incapace di trovare una soluzione che non sia un patteggiamento. I poteri una volta definibili forti si stanno sgretolando come avviene sempre in questi processi di decomposizione, le prime crepe le ha mostrate una procura che ha assunto finalmente sembianze meneghine. La questione è talmente grave che se non si inizia un percorso verità, il rischio è vedere lo sgretolamento della città in pochi mesi. In ambito economico si stanno assumendo valori che non hanno alcuna attinenza con il mercato nostrano, drogato dalle iniezioni di mattone. Oggi le valutazioni vengono fatte freddamente e cinicamente sul vero valore in rapporto ai fatturati creati. Gli alberghi sono diventati un peso affondante di camere e pochi servizi, l'esempio famoso dell'albergo all'onore delle cronache può essere assunto come paragone credibile. Dai 18 milioni iniziali siamo scesi ai 4, freddamente valutati in base ai presunti ricavi. Una delle ultime proprietà vendute dal Comune, mi riferisco al terreno ex Atam in via Cappellini venne pagato 14 milioni per una edificazione residenziale di 3 mila mq. Una follia molto usuale dieci anni addietro. Il mondo finanziario usa valori di riferimento dei beni in ragione dei fatturati reali. Una rivoluzione che per buona parte dell'economia riminese significa morte certa, non presunta. Se come esempio prendiamo il settore ricettivo, l'ossatura del turismo che a sua volta è la struttura portante del sistema economico riminese, si scopre che l'albergo in prima linea, partito da 20 milioni crollato prudentemente a 10 milioni di teorica valutazione è sceso ancora ai due/ tre, perchè il potenziale acquirente, ragiona esclusivamente in termini di resa effettiva. Tradotto sul piano imprenditoriale significa che se non hai debiti tieni la struttura con guadagni ridicoli. Chi ha importanti esposizioni, e sono tanti, sono dead hotel walking. Abbiamo preso a riferimento il sistema ricettivo, nel commerciale le cose sono ancora più disperate. Oltre ai fallimenti, con quello che ne consegue sul piano economico e sociale, la prassi che sta diventando regola e quella di rinegoziare gli affitti. La speranza per il proprietario è il cingalese di turno, finchè dura. A fronte di questa amara ed inconfutabile verità, esiste nella componente politica, sempre si possa ancora chiamare così l'insieme delle poche famiglie di fatto e diritto che lucrano e comandano, l'impressione di fare finta di niente. Molto dipende da storiche incapacità, in particolare nel Pidi, diventato in pochi anni un Valloni di ricoverati stanchi e sfiduciati che si consolano con le prebende mensili. Provate a pensare ai due onorevoli a diaria piena, quando mai è capitato a due soggetti di essere baciati assieme dalla sfacciata fortuna, devo dire che nel mucchio fanno la loro figura. Il regime locale, rappresentato da un falso Giovane al Comando, concede sempre più l'immagine di una decadenza di valori, usano Consiglio e quattro fotocopie per raccontare un'altra Città. Avevo anche pensato di rivolgermi al vero Vescovo, poi l'epurazione Francescana in atto mi ha spinto quasi a telefonare sperando di essere richiamato. Forse ancora non ho raggiunto la mole dei peccati necessaria per essere definito prodigo. Non vedo una iniziativa politica e culturale che possa essere definibile come salvifica, rimane il MoVimento. Sono certo che avrà concessioni elettorali enormi, forse superiori a quelle impreviste del recente passato. Anche quì siamo al bivio, occorre un salto di qualità ed espressione, troppo il tempo passato a cinguettare e poco ad agire. Chiedo ai cittadini che non hanno più tempo da perdere di avviare una rapida soluzione per cacciare chi ci governa ed impostare una strategia di salvezza. Pochi punti, tralasciando l'elenco delle cose necessarie e pensare al..Lavoro. Le altre sono cose urgenti, il Lavoro è vitale.