venerdì 5 dicembre 2014

Come di consueto

Come di consueto ogni due tre settimane chiediamo al Cancelliere un suo commento sugli ultimi fatti mondiali. Questa volta riteniamo sia particolarmente interessante. “Caro Lugaresi, per quanto mi riguarda credo che la giornata di ieri 04/12/2014, una volta tanto non ingiustamente o enfatizzando, passerà ai libri di storia. Contemporaneamente infatti, Stati Uniti e Russia hanno dichiarato le proprie intenzioni, nell’attuale “guerra”, chiarissime, se vogliamo, anche prima, ma mai esplicitate in tutta la loro crudezza come è accaduto ieri. Partendo in ordine cronologico da Mosca, Putin ha espresso chiaramente quello che è lo scopo della concentrazione di attacchi economici (e non solo) contro la Federazione promossi dall’”Alleanza Occidentale”. Riassumendo al massimo: 1) tentativo occidentale di sovvertire il regime come obiettivo minimo; (governo fantoccio- eltsinstyle) 2) “balcanizzazione” della Federazione russa come obiettivo massimo. (Teoria Brescinzki) In sè e per sé nulla di nuovo, poiché ormai da mesi su queste linee si sta combattendo. Quello che c’è di rilevante è la ferma posizione assunta dal Presidente Putin sul fatto che non permetterà che il suo paese diventi come Europa, Australia, Canada, Giappone: uno Stato vassallo. Queste aree e nazioni sono state denominate per quel che sono, cioè “Vassalli” per la prima volta in un discorso ufficiale. Almeno a un tale livello. In altre parole, ha “sfidato” apertamente gli Stati Uniti e più ancora i “dominus” della finanza internazionale che gli USA “fanno” la politica ed ancor più quella degli “stati vassalli” a una prova di resistenza che, evidentemente, non considera perduta, come invece sostiene l’intero sistema informativo occidentale. (Si vedano in Italia i commenti sprezzanti di Repubblica, Stampa, Corriere, Sole, all’intervento di Putin.) Quasi in contemporanea al fondamentale discorso di Putin il Parlamento americano, in seduta congiunta, ha dichiarato la Russia “Stato aggressore” e rivolto alla stessa una serie di ultimatum in esatto e speculare contrasto con le dichiarazioni di Putin: cessazione degli aiuti alle popolazioni russofone dei paesi confinanti, ritiro dalla Crimea, ritiro delle forze armate russe dai propri confini. Tale ultimatum è stato ribadito poche ore fa da Kerry a Basilea. Contemporaneamente è stato chiesto l’inizio di un programma di assistenza militare “attiva” non solo per l’Ucraina ma per tutti i paesi asseritamente minacciati dalla Russia (Ucraina, ovviamente, ma anche Polonia, Paesi Bassi e Scandinavi). Nonché, molte altre cose che, pur non meno importanti, sarebbero troppo lunghe da spiegare. Ovviamente, se non fosse che ormai il linguaggio diplomatico è scomparso, la risoluzione della Camera americana è una vera e propria dichiarazione di guerra, anche perché accompagnata da un invito che non può essere “rifiutato” ai paesi europei e ai vassalli in generale ad “aumentare” le pressioni contro la Russia. Queste sono le dichiarazioni, ma, in realtà, le cose sono andate già più avanti, passando dalle parole ai fatti. Praticamente in contemporanea al discorso di Putin, un organizzatissimo attacco degli “islamisti del Caucaso” è avvenuto a Grozni; con grande spargimento di sangue. Poiché questi gruppi della Jiaad agiscono in Cecenia, ma hanno la testa in Georgia e negli Stati Uniti, e di li prendono ordini è ovvio che l’avvertimento non avrebbe potuto essere più brutale e diretto. Sempre ieri, il primo Ministro slovacco J. Fico, ha dichiarato che per la primavera 2015 è prevedibile una “grande guerra all’Est”. Allo stesso modo centinaia di carri armati NATO saranno dislocati a inizio 2015, nei paesi baltici (tre ore di marcia da S. Pietroburgo) e ai confini ucraini (due giorni di marcia da Mosca). Qual’è il senso da dare a questo insieme di circostanze, dichiarazioni e fatti accaduti in poche ore? Quello che io penso è che paradossalmente il tempo in Europa, in questa guerra, per ora solo non dichiarata ufficialmente con la Russia, stia stringendo. Solo un “grande successo” come la caduta dell’attuale leadership russa, o meglio ancora, la guerra civile e la frammentazione del paese e il suo asservimento quale sub-vassallo può salvare le élites europee. Gli Stati Uniti hanno più tempo ma, in qualche modo, devono tenere conto della debolezza dei loro alleati. Non va dimenticato poi che questa situazione di guerra, se indebolisce fortemente Russia ed Europa e, molto meno, gli Stati Uniti, di sicuro favorisce l’unico “attore globale” non direttamente impegnato nella guerra, e cioè la Cina. Il Paese asiatico attualmente sottodimensionato per quanto riguarda le forze militari, sta guadagnando tempo, sapendo benissimo che nello scontro per l’egemonia globale, e cioè per la riduzione della sovranità ai soli Stati Uniti. Anzi, altre elites finanziarie che io, per semplicità, chiamo “neofeudali” (gli USA sono solo lo strumento militare) il prossimo obiettivo sarà il “celeste impero”. Esso ha già assaggiato di recente (vedasi rivoluzione arancione di Hong-Kong), alcuni dei trattamenti che gli Stati Uniti e i loro veri padroni, cioè i membri del club dell’internazionale finanziaria, riservano ai Paesi ribelli. Per ora però si tratta di punture di spillo, essendo tutte le forze dell’“impero” rivolte contro l’orso russo, penultimo stato indipendente e sovrano al mondo. l’ultimo è la Cina. Avrei voluto essere sintetico, ma la giornata di ieri è stata davvero densa e nonostante tutto ho potuto darTi, caro Lugaresi, solo i tratti essenziali del mio pensiero.” 
Con stima.
 Il Cancelliere