sabato 15 ottobre 2016

CS Una Mano per Santarcangelo

Dopo l’incontro fra il Direttore dell’ASL Tonini e i consiglieri comunali di Santarcangelo e Novafeltria la nostra preoccupazione per il futuro dei servizi sanitari non se n’è andata. Argomento caldo durante l’ultima campagna elettorale poi il tavolo e il documento congiunto siglato da forze politiche di maggioranza e opposizione e sindaci di tutti i comuni della Valmarecchia, Valle dell’Uso e del Rubicone che chiedevano, uniti la salvaguardia degli ospedali di Santarcangelo e Novafeltria. Ora l’Asl, la grande ASL Romagna presenta il documento su cui si fonderà la riorganizzazione della rete ospedaliera. I principi sono noti, e molti condivisibili, il concetto di rete, di “accentramento” delle specialità maggiori nei poli ospedalieri di più grande dimensioni dove sono presenti tutte le funzioni che garantiscono completezza di prestazione sicurezza. Questo documento ha alcuni aspetti positivi, se confrontato con le previsioni più buie che circolavano qualche anno fa. Intanto l’Ospedale di Santarcangelo non chiuderà e non sarà trasformato “in toto” in OSSC, ovvero in ospedale di comunità, luogo di degenza sotto la supervisione dei medici di base con servizi infermieristici. Rimarrà il reparto di medicina, al primo soccorso arriverà l’auto medica in aggiunta all’ambulanza, rimarrà la chirurgia senologica e saranno presenti i servizi di day surgery, anche se il reparto di chirurgia verrà ridimensionato e un certo numero di posti letto, ancora da definire, verrà convertito in OSSC. C’è di che gioire? Sembra scampato il pericolo iniziale, ma secondo noi non c’è da star tranquilli. Tutto ruota, ancora una volta, intorno alla chirurgia generale e senologica. La presenza dei chirurghi, è un servizio immediato per i cittadini, che possono usufruire di piccoli interventi, medicazioni, ecc., ma rende sostanziali anche le attività di altri reparti, ad esempio il primo intervento nel quale è quanto mai importante poter contare su un consulto chirurgico per decidere una dismissione o un ricovero. Nel documento è scritto chiaro che l’unità di chirurgia generale non esisterà più, e la chirurgia senologica farà capo al primariato che verrà nominato a Forlì. Quindi non si capisce chi dovrà svolgere le attività di day surgery che si dice di voler potenziare, e alle dipendenze di chi. Avremo chirurghi che per qualche ora risponderanno al primario di Forlì e l’ora dopo a quello di Rimini? Verranno distaccati chirurghi da Rimini per qualche ora/giorno? Questi aspetti non sono chiariti ed è tutto demandato a soluzioni organizzative interne all’ASL che, a differenza di questo documento, non necessiteranno di avvallo da parte degli organi politici. e della loro attività risponderanno al primario di Forlì. La prima scelta incomprensibile è proprio quest’attribuzione del primariato; fra quelli della Romagna, la senologia di Santarcangelo è il reparto con più storia, l’unico con certificazione EUSOMA, con lo IORT che consente di ridurre drasticamente il numero di trattamenti radioterapici post intervento; non pretendiamo di diventare sede di primariato, ma una soluzione organizzativa paritetica era tecnicamente possibile. Siamo convinti che l’attribuzione a Forlì sia il risultato di equilibri politici all’interno del PD romagnolo, non di certo per motivi tecnici o professionali. Già ora il numero di interventi chirurgici a Santarcangelo è stato ridotto causa trasferimento di alcune operazioni, e a fronte di questo non ci sono state reintegrazioni spostando altri interventi dalle zone limitrofe; col passare del tempo, senza che l’opinione pubblica se ne accorga in modo evidente, sarà possibile perdere qualche pezzo in più del nostro ospedale, come dice Tonini, con “mezzo giro di cacciavite alla volta”. A questa preoccupazione si aggiunge il fatto che il primario nominato a Forlì potrà in futuro riorganizzare il personale santarcangiolese senza che la politica possa opporsi. E’ proprio il livello politico quello di cui non ci fidiamo, perché, di fatto, in questa incertezza, l’unica garanzia è l’impegno del direttore Tonini; cui possiamo anche concedere fiducia, ma cosa succederà quando le persone cambieranno, in assenza di assetti organizzatici chiaramente scritti? Per l’Ospedale di Novafeltria la situazione è diversa, lì il Sindaco, che a differenza della Parma era ben presente all’incontro, ha ottenuto che fosse richiesto lo status di ospedale in sede disagiata, e che la chirurgia sia una sede della Unità di Rimini, tutto scritto chiaro. Il Sindaco Parma, invece, ha disertato l’incontro, ma non ha certo mancato l’inaugurazione del reparto post acuti; c’era l’assessore Rinaldi, che ha sbalordito la sala dichiarando con entusiasmo il grande risultato, in cui riesce a vedere un potenziamento dei servizi. Degli amministratori che mostrano coì poca lungimiranza da non richiedere garanzie ci preoccupano, soprattutto quando si giocherà l’altra grande partita della sanità, quella dei servizi territoriDopo l’incontro fra il Direttore dell’ASL Tonini e i consiglieri comunali di Santarcangelo e Novafeltria la nostra preoccupazione per il futuro dei servizi sanitari non se n’è andata. Argomento caldo durante l’ultima campagna elettorale poi il tavolo e il documento congiunto siglato da forze politiche di maggioranza e opposizione e sindaci di tutti i comuni della Valmarecchia, Valle dell’Uso e del Rubicone che chiedevano, uniti la salvaguardia degli ospedali di Santarcangelo e Novafeltria. Ora l’Asl, la grande ASL Romagna presenta il documento su cui si fonderà la riorganizzazione della rete ospedaliera. I principi sono noti, e molti condivisibili, il concetto di rete, di “accentramento” delle specialità maggiori nei poli ospedalieri di più grande dimensioni dove sono presenti tutte le funzioni che garantiscono completezza di prestazione sicurezza. Questo documento ha alcuni aspetti positivi, se confrontato con le previsioni più buie che circolavano qualche anno fa. Intanto l’Ospedale di Santarcangelo non chiuderà e non sarà trasformato “in toto” in OSSC, ovvero in ospedale di comunità, luogo di degenza sotto la supervisione dei medici di base con servizi infermieristici. Rimarrà il reparto di medicina, al primo soccorso arriverà l’auto medica in aggiunta all’ambulanza, rimarrà la chirurgia senologica e saranno presenti i servizi di day surgery, anche se il reparto di chirurgia verrà ridimensionato e un certo numero di posti letto, ancora da definire, verrà convertito in OSSC. C’è di che gioire? Sembra scampato il pericolo iniziale, ma secondo noi non c’è da star tranquilli. Tutto ruota, ancora una volta, intorno alla chirurgia generale e senologica. La presenza dei chirurghi, è un servizio immediato per i cittadini, che possono usufruire di piccoli interventi, medicazioni, ecc., ma rende sostanziali anche le attività di altri reparti, ad esempio il primo intervento nel quale è quanto mai importante poter contare su un consulto chirurgico per decidere una dismissione o un ricovero. Nel documento è scritto chiaro che l’unità di chirurgia generale non esisterà più, e la chirurgia senologica farà capo al primariato che verrà nominato a Forlì. Quindi non si capisce chi dovrà svolgere le attività di day surgery che si dice di voler potenziare, e alle dipendenze di chi. Avremo chirurghi che per qualche ora risponderanno al primario di Forlì e l’ora dopo a quello di Rimini? Verranno distaccati chirurghi da Rimini per qualche ora/giorno? Questi aspetti non sono chiariti ed è tutto demandato a soluzioni organizzative interne all’ASL che, a differenza di questo documento, non necessiteranno di avvallo da parte degli organi politici. e della loro attività risponderanno al primario di Forlì. La prima scelta incomprensibile è proprio quest’attribuzione del primariato; fra quelli della Romagna, la senologia di Santarcangelo è il reparto con più storia, l’unico con certificazione EUSOMA, con lo IORT che consente di ridurre drasticamente il numero di trattamenti radioterapici post intervento; non pretendiamo di diventare sede di primariato, ma una soluzione organizzativa paritetica era tecnicamente possibile. Siamo convinti che l’attribuzione a Forlì sia il risultato di equilibri politici all’interno del PD romagnolo, non di certo per motivi tecnici o professionali. Già ora il numero di interventi chirurgici a Santarcangelo è stato ridotto causa trasferimento di alcune operazioni, e a fronte di questo non ci sono state reintegrazioni spostando altri interventi dalle zone limitrofe; col passare del tempo, senza che l’opinione pubblica se ne accorga in modo evidente, sarà possibile perdere qualche pezzo in più del nostro ospedale, come dice Tonini, con “mezzo giro di cacciavite alla volta”. A questa preoccupazione si aggiunge il fatto che il primario nominato a Forlì potrà in futuro riorganizzare il personale santarcangiolese senza che la politica possa opporsi. E’ proprio il livello politico quello di cui non ci fidiamo, perché, di fatto, in questa incertezza, l’unica garanzia è l’impegno del direttore Tonini; cui possiamo anche concedere fiducia, ma cosa succederà quando le persone cambieranno, in assenza di assetti organizzatici chiaramente scritti? Per l’Ospedale di Novafeltria la situazione è diversa, lì il Sindaco, che a differenza della Parma era ben presente all’incontro, ha ottenuto che fosse richiesto lo status di ospedale in sede disagiata, e che la chirurgia sia una sede della Unità di Rimini, tutto scritto chiaro. Il Sindaco Parma, invece, ha disertato l’incontro, ma non ha certo mancato l’inaugurazione del reparto post acuti; c’era l’assessore Rinaldi, che ha sbalordito la sala dichiarando con entusiasmo il grande risultato, in cui riesce a vedere un potenziamento dei servizi. Degli amministratori che mostrano coì poca lungimiranza da non richiedere garanzie ci preoccupano, soprattutto quando si giocherà l’altra grande partita della sanità, quella dei servizi territoriali 
 Una Mano per Santarcangelo