domenica 30 ottobre 2016

Si, No, Forse

Ancora un mese e pochi giorni, e voteremo ancora una volta; ancora una volta sperando che qualcosa cambi per il meglio. Questa volta è un referendum. Si ? No? Forse? Io la risposta giusta non l’ho. Sto cercando, quasi spasmodicamente, di informarmi, lasciando perdere mie inclinazioni partitiche, personali; certamente non sceglierò per la simpatia o antipatia che mi può ispirare Renzi, ma cercherò di usar la logica, mia perenne strada maestra, se possibile suffragata dalle prove. E così mi sovvengono la scienza e l’evoluzionismo. In Natura sopravvive solo chi ha solide capacità di adattamento; capacità che geneticamente poi trasmettono alle generazioni future. Ciò non è gattopardismo, ma Evoluzione, ossia il lento processo di cambiamento che portando gli individui di una specie a vivere meglio di chi li ha preceduti, ne garantisce anche la sopravvivenza futura. Invece chi o cosa graniticamente resta immobile auspicando di sopravvivere, confidando che gli eventi ad esso si adattino, e' solamente destinato ad una lenta, ma inesorabile erosione che lo spazzerà via, presumibilmente dimenticato dalla storia, se non peggio, ossia maledetto da essa. Ecco perché anche "la più bella Costituzione del mondo", quella che ci ha condotto lungo la via della democrazia per settant'anni, garantendoci tutto sommato un certo grado di tranquillità e ben essere, se lasciata lì per essere ormai solo ammirata e spesso a sproposito citata se non vilipesa, rischia di essere di una mortale e vischiosa arma nelle mani solo o di una burocrazia che si autoalimenta, o di politici corrotti, nuovi e vecchi, preoccupati solo di garantire i propri, attuali ed inaccettabili privilegi, e di non essere più la spinta verso il futuro per noi e soprattutto per le giovani e prossime generazioni. Ovvio che abbia notato che buona parte dell’intellighenzia che dice di aver letto le modifiche alla Costituzione, dica di votare NO per il timore di derive autoritarie. Ovvio che abbia anche notato che molti che si son detti a favore del SI, abbiano accompagnato questa dichiarazione di voto con commenti non certo lusinghieri verso l’attuale dirigenza politica. Personalmente certamente non la ritengo una riforma risolutiva dei problemi italici; anzi la ritengo una mezza verità, definizione che in sé contiene anche quella di mezza bugia. Il senato non verrà abolito, ma nettamente ridimensionato. Molte persone elette a guidare città o regioni, verranno distratte parzialmente dalle loro missioni per dar vita a ‘sta mezza roba che sarà il nuovo Senato della Repubblica. Riterrei molto più importante eliminarlo il Senato. Riterrei molto più importante ridurre il numero dei Deputati eleggendone al massimo un centinaio, tre quarti con criterio economico (ossia in base alla percentuale di tasse che una regione paga nel salvadanaio dello Stato) ed un quarto in base al numero regionale di cittadini che popolano una singola regione. Abolirei l’autonomia delle regioni e province autonome. Riterrei molto più importante riformare la Giustizia con tempi certi di giudizio, possibilmente sotto i sei mesi; con pene certe per i colpevoli e possibili azioni di rivalsa concreta verso i calunniatori. Riterrei molto più importante investire copiosamente nella ricerca, che in cose che ricordano molto lo scavar buche di giorno da riempire poi di notte, giusto per dire che tutti abbiamo un lavoro. Riterrei molto più importante bandire il buonismo e l’ipocrisia dall’agire degli amministratori pubblici. Riterrei molto più importante punire ferocemente lo spreco. Riterrei riportare l’essere umano al centro dell’agire delle assemblee di esseri umani, e non il mero interesse economico. Ma dopo tanti auspici mi ritrovo al bivio del SI o No. Ecco allora che mi corre in soccorso la lingua italiana, di cui sono indegno utilizzatore; il quesito recita “…disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi..”. Non mi pare di vedere “certezze”, ma ancora auspici, o meglio passi iniziali verso un auspicabile cambiamento dello status quo. Allora la domanda che mi pongo è: “Corrado ti sta bene provare ad iniziare a cambiare, semmai correndo qualche rischio, o preferisci un comodo status quo, che non ti piace, e contro cui imprechi ogni qualvolta sia di intralcio al tuo lavoro, al tuo welfare , ai tuoi figli?”. La risposta ? La scrivano i vostri lettori, o meglio, gli elettori !
Corrado Paolizzi