venerdì 7 ottobre 2016

Ma Sigismondo...

Ma Sigismondo era un prepotente, certo non un uomo di pace! Ma dài, ma dài, adesso scappa fuori il fratello della buonanima di Gianni Fabbri, il patron del Paradiso inteso come discoteca, Paolo, un semiologo "del secolo scorso" ormai diciamo così, della Scuola di Eco, anche di notevole livello, ottimo ex della Fondazione Fellini, a dire che dovremmo, nella sua testa, prossimo anno celebrare, ma pensate un po', celebrare il 600mo anno della nascita (1417) di Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 2017. Ma non basta, fatto 2+2 visto che visse 51 anni ovvio che nel 2018, sempre a suo parere, dovremmo celebrarne la dipartita avvenuta nel '68 del medesimo secolo nel suo 550mo anniversario. E sempre a suo giudizo questa sarebbe un'occasione, unica come uniche sono sempre le occasioni ahah - per turismo, cultura etc. Ma con rispetto parlando nei confronti del fratello di Gianni Fabbri per me questa è una grossa sciocchezza, non stiamo parlando di Cristoforo Colombo, del Mahtma Gandhi, di Carlo Magno ma del Signore di un principato di una piccola città come Rimini che diciamolo pure neppure trovi sui libri di storia, questo va detto. Rivalutato recentemente da un libro della Ronchey con una tesi intrigante ma che resta comunque una figura di seconda scelta nell'Italia del XV secolo rispetto ad altri. E che comunque questo ce lo metto di mio era un... prepotente, un uomo bellicoso, non un mite mecenate ma uno spietato guerriero. Quindi per me si celebra la Repubblica, la Révolution Francaise, la Scoperta dell'America ma come pensare di celebrare nemmeno i 500 ma i 550 (e perchè allora i... 533 o i 755 e via dicendo?) della morte di questo sanguinario Signore di Rimini metti pure che ci ha lasciato quel coso del Tempio di famiglia, opera certamente unica e di immenso valore artistico e culturale ma da lì a celebrarne nascita e morte ci passa non è che nel 1917 o nel 1817 sia venuto in mente a nessuno una cosa simile al limite si faceva la "ricognizione" alla tomba. Per me una cosa simile pur nelle intenzioni buone del fratello del compianto Gianni Fabbri finirebbe col solito assalto alle casse comunali di cooperative, consulenti, sedicenti esperti etc. Quindi assolutamente da cassare come idea da abortire sul nascere. Trovo in vece drammaticamente veraci le critiche che il Prof. Paolo Fabbri, da par suo, un intellettuale evidentemente "sovradimensionato" per la modesta realtà culturale riminese, muove "ultimo minuto" all'oligarchia cittadina che governa la città che potete leggere sul blog che lo ha intervistato e che vi anticipo alludono al dispotismo di questa amministrazione, al fatto che abbia accentrato tutto in un modo che ricorda l'Italia del Ventennio, che hanno eliminato la figura del Direttore di biblioteca e museo e tante altre cose che indicano che è in atto una piccola "tirannide" comunale proprio, casualità, come usava ai tempi di Sigismondo "Mondo" Malatesti.
 Alex Donovan Zobeta