mercoledì 19 ottobre 2016

Senso Unico

In questi giorni si è riaccesa la polemica del Teatro cittadino, peraltro mai assopita. E ciò ha inevitabilmente trascinato con sé altri aspetti legati alla cultura riminese. Lo leggo oggi nell’unico quotidiano on line non prono al Palazzo; Rimini 2.0. L’autarchia con cui questa Amministrazione tuttologa ci ha abituato, ha visto urbanisti ed esperti culturali fai da te tutti all’interno della sua rigorosa e ristretta cerchia. Il messaggio che viene promanato, è quello che organizzare una Molo Street Parade richiede le stesse competenze di quelle necessarie per occuparsi dell’intera viabilità, o per sapere occuparsi dei beni culturali cittadini. E così, nel secondo caso, quali testimonianze storiche siano organiche alla città, e quali no; in realtà quali lo siano per la visibilità dell’Amministrazione. Da qui poi discende la possibilità di far edificare l’area dell’ex palacongressi, piuttosto che continuare a mantenere il CEIS sopra un importante anfiteatro interrato accampando improbabili giustificazioni, o la ricostruzione di un teatro con un frammisto di vecchio e nuovo da connotargli difficile identità. Rimini ha importanti e capaci personaggi che si occupano di cultura, che se consultati sarebbero davvero preziosi per dare sapienti indicazioni, utili a valorizzare quel poco di testimonianze storiche che ci restano. Sarebbe un motivo di vero orgoglio e di riscatto per le tante scelleratezze attuate nel dopoguerra. Ma ciò prevede l’umiltà di accettare i consigli di esperti del settore, di riconoscere i propri limiti come umanamente è, e di saper mettersi in discussione. Ma non è il caso perché si procede a senso unico e senza confronto, ma è vero che chi crede di saper far tutto, in realtà non sa fare altro che cose raffazzonate.
 S. De Vita