lunedì 24 aprile 2017

ARTE A PARTE








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Osservando il panorama artistico di oggi, la maggior parte degli “operatori” dell’arte, o meglio dei “produttori” di arte (sono orribili entrambe le definizioni, ma per citarli un nome bisogna darglielo) dimostrano che per potersi esprimere artisticamente, purtroppo, debbano attingere a risorse economiche che vengano da impieghi che nulla hanno a che fare con l’arte, o da grosse eredità di qualsiasi genere.
Così è quasi matematicamente impossibile che nella loro vita possano sfiorare quei livelli di intensa pazzia, sofferenza e perdizione che gli permettano di realizzare opere struggenti (il più delle volte è quello il senso dell’arte) in grado di sconvolgere e creare caos, perché è chiaro che non siano costretti a impegnarsi a combattere la sicurezza (cioè la corrispondenza con la razionalità pitagorico-matematica) della realtà economica e sociale in cui vivono, la quale dovrebbero analizzare e denunciare, poi che grazie a quella mangiano e campano…a tempo perso fanno gli artisti…ma le passionucce ce le abbiamo tutti.  La passione dell’arte è un’altra cosa.
Mancano le forti tensioni che attingono dal dramma profondo della condizione umana creando le condizioni per la sublimazione degli stati dell’anima e dei suoi contenuti più oscuri.
La realtà intorno a noi è piuttosto scadente…e risulta (ahimè) disdicevole parlarne…ma è molto più disdicevole convivere con la sciatteria e la vacuità della nostra epoca, dove non si scende più nell’abisso dell’oscurità delle cose per affrontare la dimensione tragica e atroce della realtà e risalire espiando il terrore afferrando il giusto e il bello.
Siamo un po’ fottuti.

https://adantiarianna.wordpress.com/