martedì 11 aprile 2017

Romagna Capitale

"Romagna Capitale" diceva quello lì, suggestioni da non confondersi e liquidare come campanilismo: personalmente poi non ho quasi più a che fare con italiani si potrebbe dire, si parla dunque di sviluppo e ricchezza di un territorio. Ebbene Bonaccini prepara le aree vaste. Anni fa si parlava di macro regioni, poi hanno declassato le province, una materia sempre in fieri. Non si ha pace, si fa e disfà, l'Emilia Romagna è la peggio, si autodefinisce "laboratorio" per questo genere di attività, già è percorsa da una rete inestricabile di sotto-unità e unità intercomunali amministrative di cui non si capisce l'utilità. A decine, oltre alle province che rimangono come entità zoppe, oltre alle nasciture aree vaste. Ora faranno 4 aree, la Romagna, poi un nuovo ente che non ha alcuna base né storica, né geografica: l'Area Vasta Bologna-Ferrara, giusto per garantire un accesso al mare a Bologna sui lidi ferraresi che rammentiamo con un referendum del 2013 dato che sono nel Comune di Comacchio, pur con affluenza molto bassa, si erano espressi di far parte della Provincia di Ravenna, entrando nell'orbita adriatica ove essi sono da sempre storicamente. Dal Po al Colle San Bartolo è una regione adriatica storica unica (ricordiamo che la nostra via Clodia e l'omonimo rione prendono il nome da Chioggia). Bologna è sotto l'appennino, cosa c'entri con Comacchio sarebbe un mistero, se non ci fosse il già richiamato interesse a mettere il naso nei lidi ferraresi. Poi faranno Modena e Reggio e infine Parma e Piacenza. Già Piacenza è, come tutti sanno, in orbita lombarda e milanese, fare un'operazione simile mantenendo gli innaturali confini regionali per me non ha alcun senso. Comunque sia, da otto province faranno 4 aree vaste, le province però restano e questo è già tutto un dire rispetto al sovrapporsi e alla continua creazione di enti per creare soggetti giuridici a guida politica. Altrove c'è stato molto più buon senso in relazione a queste benedette aree vaste: si è tenuto conto degli errori, storici e geografici, occorsi durante la creazione delle province nonché dei mutamenti occorsi nei decenni: quindi un aggiornamento. In Emilia e Romagna si prendono in blocco le province e si uniscono, mah! Rimini è terra di confine regionale, ossia i nostri confini non sono all'interno della regione come dire ex. Cesenatico, ma confiniamo con città fuori Regione che per secoli hanno intrattenuto rapporti storici con noi dico Pesaro, dico Arezzo, dico anche Firenze o Ancona che non confinano ma erano nel nostro orizzonte come dico il Veneto eccetera. La nascita forzosa della Regione dice "non dovete più guardare le città vicine, dovete guardare sempre a Bologna...", e infatti ieri la Giunta riminese ex. ha deliberato di entrare in Fico, un progetto che è un salto nel buio criticato a 360 gradi da tutti, da Romano Prodi ai centri sociali che personalmente neppure sono certo partirà dopo un ritardo di 2-3 anni in autunno come si dice. E infatti Fano esce dalla Notte Rosa e Pesaro pensa di uscire perché quest'anno nel peraltro ottimo manifesto è presente la scritta ormai ubiquitaria ER. La regione si allarga, si sbraga, si interessa e ficca il naso ovunque, ci tarpa, ci zavorra, ci appesantisce, ci mette in riga, ci comanda, decide: come dire essere parte di uno Stato che per il mio sentire ha impedito alla Romagna e in particolare a Rimini di svilupparsi e mostra di volerlo fare sempre più e pochi ne hanno percezione. Per il futuro il nostro menù prevede sempre più mortadella, tortellini, lambrusco e la mitica tigella al posto della piadina, tutto depone verso questo esito. Delrio, autore della disastrosa riforma province, è di Reggio. 
Nemo Pascale