sabato 8 aprile 2017

Mej che gnint !

Beh, ormai lo si può affermare con convinzione e un pizzico di superbia, il movimento 5 stelle è...meglio di niente!!! Purtroppo la predisposizione a governare bene l’uomo non ce l’ha nel DNA (come anche il buon senso), però-se vuole-possiede tutti gli strumenti per sviluppare le capacità (amministrativa e politica) funzionali al governo del paese. Il movimento 5 stelle è di sana e robusta costituzione, ma è acerbo e ancora sottosviluppato, nel senso che è nato sano ma deve ancora superare le fasi di crescita che lo portino alla condizione di adulto. Rendiamoci conto che, per come si è costituito, non può reggersi da solo, nel senso che è partito traghettando la partecipazione popolare (necessaria alla sua esistenza) verso la politica del nostro paese e si è ritrovato a dover gareggiare in una competizione dove i partecipanti sono diventati il più delle volte dei tifosi da stadio (come sempre nella politica italiana) e si è scontrato con un sistema di regole-che andrebbero modificate-che sembrano fatte per diffidare la partecipazione popolare. Questo ha fatto si che i “rinnovatori” spinti e fanatici spesso non siano stati capaci di assorbire colpi e contraccolpi (a meno che non siano alti incaricati con rimborsi esorbitanti, in tal caso è meno complicato decadere), mentre i veri supportatori e lavoratori del movimento hanno visto crearsi il vuoto intorno a loro, arrivando a una specie di scissione tra “chi tifa movimento” e “chi fa movimento”. Non vale la pena accanirsi sugli agenti inquinanti di questa nuova aggregazione che fa politica (sono infiniti), piuttosto varrebbe la pena fermarsi a pensare a come si potrebbe evolvere la sua esperienza politica, e su quali contenuti. Allora forse è giunto il momento di fare delle serie analisi, ma anche di analizzare i passi successivi da mettere in pratica. Al di là delle questioni contingenti nazionali, regionali, municipali, ci vorrebbe una presa di coscienza su aspetti dell’Italia malfunzionante che sia basata su diversi (non sempre nuovi) parametri, come ad esempio: parlare di ISU (indice di sviluppo umano) invece che di PIL e valutare la posizione dell’Italia nelle graduatorie europee e mondiali, affrontare la problematica del lavoro non solo legandola alla povertà e indigenza, ma aprendo una discussione su valori come il capitale umano e lo sviluppo delle competenze delle persone e la loro evoluzione professionale e multidisciplinare, discutere della sanità non solo in termini economici e di spesa ma in termini di salute e qualità della vita proporzionali alla qualità del sistema sanitario, con uno smantellamento dell’idea di ospedalizzazione e una sperimentazione estesa della domiciliarizzazione, tornare a considerare gli aspetti pedagogici della scuola e degli istituti di apprendimento, non solo in nome dell’autonomia scolastica della didattica (che sembra a volte una “deregulation”) e della formazione professionale, ma in virtù dell’apprendimento sano e continuo, individuare nuovi paradigmi scientifici, tecnologici, sociali e sviluppare nuovi sistemi di riferimento (nanotecnologie per tutti i settori, spazi sociali virtuali e reali dove ricercare nuove competenze,...) concepire la tutela dei diritti basandosi su nuovi indici e valori di riferimento (come citato al primo punto), valutare la possibilità contrastare la criminalità e l’evasione mettendo in campo non solo gli interventi sanatori, ma investendo nella creazione di realtà sociali e lavorative che limitino la corruzione e la violenza. E tanto altro...non bisogna avere paura di parlarne, di urtare le sensibilità, di perdere voti...quella è politica vecchia e stantia. Va trovato il coraggio di pensare nuovi scenari e investire culturalmente, politicamente ed economicamente per realizzarli. 
 Il Cavaliere Bianco (Sultano dello Swing)