venerdì 7 aprile 2017

Populismo o Partecipazione?

Il M5S propone a Roma di modificare lo statuto del Comune per introdurre petizioni online, referendum senza quorum, bilancio partecipativo. E subito scoppiano le polemiche, la più generosa delle accuse è di populismo. La rivoluzione digitale, la rete, permette forme di partecipazione alla discussione politica mai viste. Come in tutti i momenti di svolta partecipativa democratica, le aristocrazie di potere reagiscono schifate e timorose di perdere potere e poltrone: "populismo, demagogia, i barbari alle porte"! Se si rileggono le polemiche di conservatori, monarchici e liberali contro gli allargamenti del censo usavano, contro i partiti socialisti, comunisti e popolari, gli stessi concetti di chi oggi si scaglia contro la politica fatta in rete. Nulla di nuovo: potenti contro cittadini. Questi soloni che temono di perdere poltrone e soldi e che oggi ci fanno la morale sui rischi delle derive autoritarie della rete, sono gli stessi che hanno cercato di imporci con Renzi una riforma autoritaria della costituzione, sono quelli che hanno trasformato i partiti da strumenti di rappresentanza a comitati elettorali personali, quelli che cercano di sottrarre ai cittadini il diritto di esprimere preferenze o che con l'Italicum volevano un premio di maggioranza incostituzionale che avrebbe regalato voti a chi non li aveva stravolgendo la democrazia. Contro quelli che si vota poi si fa da spettatori 5 anni; contro quelli che la democrazia è solo 1 giorno ogni 5 anni e gli altri 4 anni e 364 giorni la politica è affare loro, benissimo ha fatto il M5S a ricordar e a buttare sul tavolo la partecipazione quotidiana dei cittadini alla politica alla amministrazione. E che le proteste arrivino dai professionisti della politica è' solo una conferma della bontà della proposta.
Michele Pizzolato