mercoledì 26 aprile 2017

Mi son fermato

E’ di un timore addolcito e taciuto Che vorrei esser capace e dire. Alla fonte zampilla l’acqua dell’intelligenza, ambiziosa e leggiadra, “lepida” risorge sul senso della vita; ne ammanta contorni e lineamenti, i cui tratti gentili, reconditi alla luce, gaudiscon ambigui, comunque, alla Memoria: non seppe condurmi!
E agli occhi intrisi vorrei, sì, apparire Quando lucida la mente è Il volto la tradisce. Di questa intensa attesa Che non deve alla vanità Rimarrà il filo sottile di un sorriso fanciullo A conservar quel “quanto” di nostalgie… E non si dica possa farci trascurar, col suo inestimabile portato, nemmen quando saremo nell’ora del bilancio. A questa data, dunque, nella sua inesorabile sicurezza, vien… Assurge a inconfutabile dato Ho rassegnato aritmetico il peso di ogni scelta, intemerata, decisione, avventatezza, dubbio e qualsiasi “salto nel buio”, errore… che la contemplazione dell’idea nell’identità del singolo si è fatta individuale cammino, formativo ed esperenziale, mi ha concesso prematuramente d’accarezzare. Giammai sia pianto il vano tributo dell’altrui pingue vergogna e valutazione; il vanto d’essere stato difatti merita altro…di più! Tratterò col cielo il mio ultimo accomodamento e rimedio, senza assi nelle maniche, alambicchi, o sciocchi dadi nelle mani, arpelli inutili come granelli cadenti, ceneri in balia dei venti, a cospetto di quel unico mare di cui anelo l’ambizione di andare, di cui mai ebbi né il sapere né il coraggio di sfidare. Mi son fermato fiero lì innanzi, il profumo dilatava ammirato e pregno le narici dilatate e fuse mentre si faceva dispetto di ogni mio desiderio. Eppur mi son sorpreso, nella durezza, ad amare!
E’ di un timore addolcito e taciuto Che vorrei esser capace e dire. Alla fonte zampilla l’acqua dell’intelligenza, ambiziosa e leggiadra, “lepida” risorge sul senso della vita; ne ammanta contorni e lineamenti, i cui tratti gentili, reconditi alla luce, gaudiscon ambigui, comunque, alla Memoria: non seppe condurmi! E agli occhi intrisi vorrei, sì, apparire Quando lucida la mente è Il volto la tradisce. Di questa intensa attesa Che non deve alla vanità Rimarrà il filo sottile di un sorriso fanciullo A conservar quel “quanto” di nostalgie… E non si dica possa farci trascurar, col suo inestimabile portato, nemmen quando saremo nell’ora del bilancio. A questa data, dunque, nella sua inesorabile sicurezza, vien… Assurge a inconfutabile dato Ho rassegnato aritmetico il peso di ogni scelta, intemerata, decisione, avventatezza, dubbio e qualsiasi “salto nel buio”, errore… che la contemplazione dell’idea nell’identità del singolo si è fatta individuale cammino, formativo ed esperenziale, mi ha concesso prematuramente d’accarezzare. Giammai sia pianto il vano tributo dell’altrui pingue vergogna e valutazione; il vanto d’essere stato difatti merita altro…di più!
Tratterò col cielo il mio ultimo accomodamento e rimedio, senza assi nelle maniche, alambicchi, o sciocchi dadi nelle mani, arpelli inutili come granelli cadenti, ceneri in balia dei venti, a cospetto di quel unico mare di cui anelo l’ambizione di andare, di cui mai ebbi né il sapere né il coraggio di sfidare.
Mi son fermato fiero lì innanzi, il profumo dilatava, ammirato e pregno, le narici consunte e fuse mentre si faceva dispetto di ogni mio desiderio. Eppur mi son sorpreso, nella durezza, ad amare!

Roberto Urbinati
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