lunedì 3 aprile 2017

I profughi dell'Aia

La Rinaldis (AIA) dice che non li vuole più i profughi. Che poi so che a fine stagione va a fare volontariato nel III mondo, quindi non è sospetta di essere razzista. C'è un tempo per la solidarietà e un tempo per il lavoro, che se non lavori dove li trovi poi i soldi per la solidarietà? E dice anche che un albergo 3 stelle deve cambiare la biancheria almeno 2 volte alla settimana, questo è lo standard, non importa se ospiti una famigliola lombarda o un profugo kenyota. E dice anche che chi ospita i profughi, chi entra in questo business da 35 euro, più di quello che paga talvolta in bassa stagione il cliente di un 3 stelle, chi entra in questo business che vorrebbe fare della Riviera una specie di paradiso dei richiedenti asilo, NON è un albergatore. E dice, sempre, la Rinaldis, che gli albergatori che hanno riqualificato spendendo soldini e si trovano l'albergo a fianco pieno di "rifugiati" cosa dicono ai loro clienti? Come si esce da questa aporia "solidarietà sì, ma...". Ebbene è evidente che Rimini, una città che vive di turismo, rischia di diventare luogo per piazzare i richiedenti asilo a centinaia e altri ne arriveranno, perché qui c'è disponibilità di alberghi. Vederla in inverno sembra luogo per ospitare migranti a decine di migliaia, questo lo spauracchio che non fa dormire gli albergatori. Già ma dopo arriva l'estate e prima c'è Pasqua, la Pentecoste tedesca, il Paganello e come concili tutto questo con i finti rifugiati ormai a centinaia che potrebbero diventare migliaia. Il business del turismo non è cosa che ognuno fa come gli pare, non puoi fare una colonia penale a Marina Centro, è un'azione corale, sinergica. O fare un centro di prima accoglienza davanti al Grand Hotel, questa è la realtà con cui si scontrano sia la solidarietà, di cui tanti per chi abbia il polso della situazione oggi ne hanno piene le balle. Si sono accorti che arriva sempre dalla stessa campana la litania solidale ossia da quelli che sono legati al business dell'Accoglienza. In realtà le parole della Rinaldis (AIA) dimostrano che la solidarietà arriva fin dove non collide con i miei interessi, homo homini lupus: se mi danneggi vattene pure affanculo in Africa. In passato girava una barzelletta. Cito a memoria: giovani devono scegliere il settore di studi. Fra loro uno di colore che alla domanda "tu che ramo scegli?" risponde "perché non c'è una sedia anche per me?, e tutti a ridere: questa la cultura in cui siamo cresciuti e che può riemergere, occhio! Domanda dalle cento pistole: una località che vive di turismo stante la politica nazionale ed europea sull'accoglienza ha uno statuto particolare in ordine ad accogliere migranti? Diciamo Rimini rispetto a Gambettola (che poi avviene il contrario perché sono i piccoli comuni della provincia che non si beccano la loro parte di migranti che te la dovresti prendere perché altri hanno deciso per te che devi essere solidale)? Lampedusa, Samos, località turistiche turche sono state turisticamente piegate dai migranti, è lecito, è etico non volere migranti perché ti rovinano l'immagine turistica e possono danneggiare un'economia anche alla luce del fatto che Rimini già soffre una fama non troppo lusinghiera sia per la questione mare, sia per le classifiche che gentilmente ogni anno fa Il Sole ?
 Finto Pesce