Salve, premetto che sono contrario a celebrare il 25 aprile, non per ragioni
politiche,come vorrebbero chiamiamoli così"i vinti, gli eredi della parte
politica sconfitta che ancora non se ne fa una ragione. Che poi negli anni indietro, le cose siano andate come sono andate alla fine della
guerra è cosa nota. In più si sa, la storia essendo stata riscritta dai vincitori, a volte è scaduta nell'aneddotica e nella fiction, anche sui fatti bellici di quegli anni, ad
usum populi, come sempre accade. Ma sono contrario alla celebrazione dell'evento come evento, in
quanto il nostro, è il Paese delle festività, della celebrazione che è
diventata null'altro che un interminabile elenco di celebrazioni, di ricorrenze, "del ricordo". Un Paese con
la testa sempre voltata indietro, ove ancora si indaga sulla morte di
Cesare se solo fosse possibile trovarne una tracce di dna.... Dove la storia diventa
di più, diventa "memoria", dove c'è un giorno per la memoria, uno per
il ricordo, una per i giusti. Dove in ogni giorno riportato dal calendario è ormai cadenzato da questa o quella causa, tanto che sono sicuro che se si guardasse bene anche oggi, senza nemmeno controllare, potrebbe essere benissimo la Giornata Nazionale di Qualcosa. Si dice sempre come una litania: "ah ma chi non impara dal passato è destinato a
ripetere gli errori, dobbiamo custodire la memoria"; ma cosa vuole
dire? La memoria è la Storia signori ed esiste come disciplina almeno da
Erodoto in poi! Pertanto visto che abbiamo il calendario pieno di
impegni per commemorazioni, festività, ricorrenze d'ogni sorta per dare la possibilità alle
Autorità di struggersi nel ricordare questo o quel tragico avvenimento di
20, 50, 100 anni fa, ogni anno che si fà? Si rincara invece di dimenticare. Ritengo quindi che sia sufficiente un giorno per festeggiare la Repubblica e amen! E i lavoratori, allora? Cosa avranno mai da festeggiare che come categoria... (intendendo quella kantiana della
"sussistenza"?) sono "messi come il porco". Il prossimo 1 maggio col
concertone, ma cosa si potrà mai festeggiare, che è stato tolto a loro ogni diritto
e ogni santo? Voltare pagina, guardare a un drammatico presente,
guardare alle e-mergenze che sono tante. Il passato è passato. Sono certo che nel 1950, nel '51 etc. la
Liberazione sia stata sempre ricordata con una sobria solennità, ora siamo arrivati "alla pletora delle
Celebrazioni", possibile che aumentino!? Questa è l'Italia, queste sono le
esigenze dei politici che hanno necessità di simulacri, miti, eventi
drammatici sotto le insegne dei quali sfilare, di arringare le folle
alzando il dito "perché non accada mai più". Io provengo da famiglia che ha
fatto la Resistenza davvero, nel riminese, ma aborro al ricordo che, tutte le volte, alla
scuola media venissero, i reduci partigiani, a indottrinare coi libri
sulla Resistenza; aborro all'idea che, non essendoci quasi più, salvo qualche
centenario e qualche millantatore partigiano che si spacci per vivo, possa esistere ancora
un'associazione di partigiani... defunti che sia ancora lì che ci rammenti:
"per non dimenticare". Invece dobbiamo dimenticare. Perché il
cervello umano è programmato anche per dimenticare! Dobbiamo dimenticare perché dobbiamo occuparci di oggi e di domani, e invece la riflessione, lo
struggimento, l'esegesi, l'interpretazione, gli studi aumentano , si arriva addirittura a spulciare il pidocchio su quel tale fatto accaduto in quel
tale luogo il tal giorno dove si sta consumando questo o quel delitto hic e
nunc,e ripeterlo così all'infinito. Possibile che questo Paese sia a
rovescio e il passato sia più importante del presente e del futuro?
A.
Vergano