lunedì 24 aprile 2017

LA PLETORA DEL 25 APRILE





Salve, premetto che sono contrario a celebrare il 25 aprile, non per ragioni politiche,come vorrebbero chiamiamoli così"i vinti, gli eredi della parte politica sconfitta che ancora non se ne fa una ragione. Che poi negli anni indietro, le cose siano andate come sono andate  alla fine della guerra è cosa nota. In più si sa, la storia essendo stata riscritta  dai vincitori, a volte è scaduta nell'aneddotica e nella fiction, anche sui fatti bellici di quegli anni, ad usum populi, come sempre accade. Ma sono contrario alla celebrazione dell'evento come evento, in quanto il nostro, è il Paese delle festività, della celebrazione che è diventata null'altro che un interminabile elenco di celebrazioni, di ricorrenze, "del ricordo". Un Paese con la testa sempre voltata indietro, ove ancora si indaga sulla morte di Cesare se solo fosse possibile trovarne una tracce di dna.... Dove la storia diventa di più, diventa "memoria", dove c'è un giorno per la memoria, uno per il ricordo, una per i giusti. Dove in ogni giorno riportato dal calendario è ormai cadenzato da questa o quella causa, tanto che  sono sicuro che se si guardasse bene anche oggi, senza nemmeno controllare, potrebbe essere benissimo la Giornata Nazionale di Qualcosa. Si dice sempre come una litania: "ah ma chi non impara dal passato è destinato a ripetere gli errori,  dobbiamo custodire la memoria"; ma cosa vuole dire? La memoria è la Storia signori ed esiste come disciplina almeno da Erodoto in poi! Pertanto visto che abbiamo il calendario pieno di impegni per commemorazioni, festività, ricorrenze d'ogni sorta per dare la possibilità alle Autorità di struggersi nel  ricordare questo o quel tragico avvenimento di 20, 50, 100 anni fa, ogni anno che si fà?  Si rincara invece di dimenticare. Ritengo quindi che sia sufficiente un giorno per festeggiare la Repubblica e amen! E i lavoratori, allora? Cosa avranno mai da festeggiare che come categoria... (intendendo quella kantiana della "sussistenza"?) sono "messi come il porco". Il prossimo 1 maggio col concertone, ma cosa si potrà mai festeggiare, che è stato tolto a loro ogni diritto e ogni santo? Voltare pagina, guardare a un drammatico presente, guardare alle e-mergenze che sono tante. Il passato è passato. Sono certo che nel 1950, nel '51 etc. la Liberazione  sia stata sempre  ricordata con una  sobria solennità, ora siamo arrivati "alla pletora delle Celebrazioni", possibile che aumentino!? Questa è l'Italia, queste sono le esigenze dei politici che hanno necessità di simulacri, miti, eventi drammatici sotto le insegne dei quali sfilare, di arringare le folle alzando il dito "perché non accada mai più". Io provengo da famiglia che ha fatto la Resistenza davvero, nel riminese, ma aborro al ricordo che, tutte le volte, alla scuola  media venissero, i reduci partigiani, a indottrinare coi libri sulla Resistenza; aborro all'idea che, non essendoci quasi più, salvo qualche centenario e qualche  millantatore partigiano che si spacci per vivo, possa esistere ancora un'associazione di partigiani... defunti che sia ancora lì che ci rammenti: "per non dimenticare". Invece dobbiamo dimenticare. Perché il cervello umano è programmato anche per dimenticare! Dobbiamo dimenticare perché dobbiamo occuparci di oggi e di domani, e invece la riflessione, lo struggimento, l'esegesi, l'interpretazione, gli studi aumentano , si arriva addirittura a spulciare il pidocchio su quel tale fatto accaduto in quel tale luogo il tal giorno dove si sta consumando questo o quel delitto hic e nunc,e ripeterlo così all'infinito. Possibile che questo Paese sia a rovescio e il passato sia più importante del presente e del futuro? 
A. Vergano