martedì 3 dicembre 2013

Che Vento a Zena

Fino a che questi non sono morti tutti non cambia niente, bisognerebbe ammazzarli” - giù al Porto di Genova non la mandano a dire e questa frase, sebbene rappresenti l'estremo di un pensiero formulato consegnandomi una focaccia con le olive, contiene una sua verità, ma questa è la fine della storia. Beh.. non proprio la fine, perché lo stesso concetto me lo ha riportato alla mente, Cristiano De Andrè mentre gli davo la schiena per tornare all'autobus, che mi avrebbe portato via da Zena (come la chiamano li). L'inizio della storia, invece, è al Porto Rimini, 6.30 del mattino. Tira un vento teso e freddo che non sembra turbare l'orribile catafalco della Ruota, ma riesce a dar fastidio a parecchi dei miei compagni d'avventura, lo intuisco dalle bestemmie. Dobbiamo attraversare l'Italia da una costa all'altra. Dobbiamo andare al 3° V-Day. Dobbiamo fare questa cosa anche per noi, per capire se la posizione di Rimini corrisponde a quella delle cartine ufficiali. L'autobus è una festa, di questo eravamo già sicuri. Se chiedi a qualcuno dei ricordi belli della scuola all'80% ti parlerà di una gita e un motivo c'è. La nostra scuola è un po' particolare però, siamo cittadini attivisti e come tali i nostri sfottò, oltre che noi stessi ovviamente, riguardano la politica.... basti dire che, per la sola andata, è stato fatto partire l'appello nominale del Consiglio Comunale appena una decina di volte. Il resto sono cose che possiamo capire solo noi. Cerasani vestito da Freddy Krueger per diventare l'incubo dell'autista, i biscotti della Raffa che se non hai la saliva sono cazzi, Tommaso che imita un noto opinionista locale (il Luga che apprezza e si complimenta) e nonno Vincenzo che non riesce a dormire in autobus, anche se non sembra, e allora sarà stato molto assorto nei suoi pensieri. Quando l'autostrada ci fa scivolare direttamente tra le case di Genova a Baldantoni spunta un sorriso in faccia, non perché siamo quasi arrivati, no.. è solo che si è accorto di non essere l'unico che dà il buongiorno ai camionisti direttamente dalla finestra del bagno di casa. Scendiamo. Il primo a darci il benvenuto è il vento, sembra sia lo stesso che c'era alla partenza, forse era venuto prenderci direttamente a Rimini. Ci lasciano a pochi passi dalla nostra destinazione. Piazza della Vittoria è enorme e ci guarda un po' così, come se volesse dire “siete solo questi?”. Certe grandezze un po' spaventano, ma se il vento ci ha portato fin qui... un motivo ci sarà. Passiamo attraverso l'Agorà, una parte di piazza dove sono montati i Gazebo per il contatto diretto con i parlamentari. Passiamo sotto l'Arco della Vittoria che ci offre il punto più alto di osservazione disponibile, scendiamo ed alcuni di noi attrezzano il negozio abusivo di tazze e magliette che ci siamo portati dietro. E' la dura legge dell'autofinanziamento, noi in cambio di un offerta libera diamo una tazza, non insultiamo nessuno con una inutile tessera. Tommy ci da dentro: “una tazza 5€, due tazze 10€, tre tazze 15€ e 4 tazze 20€”, questo è lo slogan del banditore e pare funzionare; in mezzora finisce le scorte. Vito Crimi si avvicina credendo ci volessimo fare la foto con lui... non hai capito un cazzo Vito, qui si vendono tazze. Sotto il palco c'è casino, un po' suonano, un po' testimoniano, la gente va e viene perché la piazza è vissuta nei due sensi: dall'Agorà al palco e viceversa. Siamo tanti? Siamo pochi? Cosa dicono le televisioni? C'è una foto dall'alto? La gente ci tiene a non fare brutta figura in una piazza che porta il nome della Vittoria. Io, onestamente me ne sbatto, ho visto poco prima un tale con un cartello : “Santa Maria di Leuca”. Siamo tanti. Poi dalle casse un annuncio:” E' arrivato Beppe!!” e i dubbi su quanti siamo passano a tutti. La gente si concentra senza fretta verso il palco, arrivano anche dalle vie laterali, è uno sciame. Non sarà come a piazza San Giovanni, ma prova a farlo con Renzie un lavoro così. Parla Beppe. Non vuole scioccare. E' un discorso tra noi e non verrà capito da altri, soprattutto dai giornalisti che domani chiameranno Favia nelle loro trasmissioni a spiegare perché Grillo è un buffone. Non importa, come ho detto è un discorso tra noi. “Non servo più” dice. Non ho idea di quanto possa essere praticabile questa strada, ma è la cosa che vorrei anch'io, non vorrei servire più (fatte le dovute proporzioni). Vorrei poter dare una delega in bianco ad amministratori onesti e fottermene della politica, ma non si può. Questo V-day ha “Oltre” come sottotitolo. E' un'indicazione. I ragazzi in Parlamento hanno sviluppato competenza. I cittadini hanno visto che si può fare, dunque è ora di passare oltre e ai giovani dice “non dovete emigrare, dovete cospirare.”. Che Grillo abbia veramente voglia di farsi da parte o meno questo è un invito che mi è piaciuto molto. Non arrendersi, riprendersi la propria dignità. Chiamatelo populista e demagogo, ma chi, con la sua influenza, ha le palle di dire una cosa così, oggi, in Italia? Allora, anche se non sono più tanto giovane, rimango a cospirare. La prima cospirazione io e Tommy la mettiamo in piedi poco dopo la fine del discorso di Beppe. Ci facciamo spiegare dove sono i carruggi, i postacci di Genova ed andiamo in cerca di farinata. Ci perdiamo nei vicoli, raggiungiamo il Porto Antico e li troviamo ancora il vento. Non vuole che stiamo li. Dobbiamo spostare avanti il peso del corpo per riuscire a camminare, forse non dovremmo essere in quel luogo, ma dobbiamo cospirare. Poi troviamo un posto dove fanno le focacce. Il proprietario ci chiede quanti siamo e lo riconosciamo come un simpatizzante... hanno tutti l'espressione “Se eravate terroristi con cinture esplosive a quest'ora saremmo stati già liberi”. Lui, oltre all'espressione, ci dice anche direttamente che bisognerebbe ammazzarli, come avevo detto all'inizio del racconto parlando della fine della storia, anche se la fine è un'altra. Quando torniamo il sole è già calato. Ci sono ancora molte persone in giro e ce ne è un buon numero anche sotto il palco. La musica si è ripresa la postazione e intrattiene quelli che sono rimasti. L'ultimo a suonare è Cristiano De Andrè anche se il vento si è stufato di tutti e cerca di cacciarci strappandogli i fogli dal leggio. Qui è la fine della storia. Me ne vado che De Andrè ancora canta: “E adesso che avete messo in ginocchio quella brava gente Operai contadini pescatori che da sempre hanno cercato di darvi il meglio ma mai considerati niente....” Eh già. Proprio in quel momento mi tornano in mente le parole di quello della focaccia. Ammazzarli tutti è l'estremo, il limite lecito solo dialetticamente e nenche troppo. Però, per difenderci, ha ancora una volta ragione quel figlio di puttana di Beppe. Bisogna cospirare.
 P.S.
 Essendo questa nota un ricordo per gli amici avrei anche potuto scegliere un finale diverso, forse più leggero. Immagino però che i pensieri qui rappresentati non siano solo i miei... mi è sembrata giusta perciò una chiusura più introspettiva. Così.... per sottolineare che il Vaffanculo di chi pratica il Movimento ha dello spessore. 
 Davide Cardone