mercoledì 22 ottobre 2014

Molti indizi fanno una prova (anzi più di una)

Molti indizi fanno una prova (anzi più di una). Gli articoli di ieri sull’incidente/omicidio del CEO di Total Cristophe de Margerie hanno suscitato nella testata molte polemiche. L’accusa fondamentale è che: “mancano le prove”. Le prove cioè dell’attentato che, se fosse reso evidente, non darebbe luogo a dubbi circa i mandanti. In realtà le prove ci sono. Sono la montagna di indizi univoci convergenti e compatibili che, nessun giudice, non assumerebbe come prova. In effetti come ha notato Woland la dinamica dell’”incidente” è in tutto e per tutto simile alle decine di attentati mortali contro gli scienziati iraniani. Quanto poi al movente, le posizioni del defunto Cristophe de Margerie sui rapporti con la Russia e sulla fine del monopolio del dollaro in campo petrolifero, erano talmente note da renderlo praticamente un “bersaglio certo”. Come accadde più di cinquant’anni fa per il nostro Enrico Mattei nemico giurato delle “Sette Sorelle Anglosassoni” e da loro debitamente “giustiziato”. Come detto però, l’aspetto più inquietante della tragedia di Vnukovo è “l’avvertimento a Putin”. In pratica il messaggio suona così: “o fai rifare la Russia come diciamo noi oppure farai la fine di Cristophe de Margerie”. “Rifare la Russia” è un’espressione molto usata sui media occidentali e che, in poche parole, significa tornare ai bei tempi di Boris Eltsin e Anatolij Chubais. Cioè materie prime quasi gratis per tutti, smantellamento della Difesa e cessione della sovranità all’Impero Anglosassone. In cambio ricchezza e impunità per gli oligarchi. Praticamente quello che si sta facendo adesso in Europa. Il bello è che queste cose il mai troppo ricordato Cancelliere le scriveva già nel 2010/2011. Per chi voglia vedere e toccare come San Tommaso basta rileggere gli articoli del vecchio periodico “RiminiPolitica”. 
 E.B.