martedì 24 febbraio 2015

Cona, il tunnel degli Orrori

Dunque un commento Onorevole Sarti..?” – Giulia scuote la testa. Non perché non ha niente da dire, ma perché non crede a quello che ha visto. Ha appena finito, con Raffaella Sensoli, Vice Presidente della Commissione Sanità della Regione, il giro nei tunnel di servizio del Sant’Anna di Cona ed ha visto cose …. Procediamo con ordine. L’ospedale di Cona è uno scandalo italiano di dimensioni enormi che stenta a uscire dalle cronache di Ferrara e, in una società dove si chiede a Schettino un selfie davanti alla Costa Concordia, si tratta già di un bell’indizio. Ventidue anni per costruire un ospedale sovradimensionato rispetto al suo bacino d’utenza, con un costo ufficiale di 301 milioni di Euro e 900 milioni di spese non previste e “no core” (non relative al servizio sanitario in senso stretto come le pulizie). Tutto qui? No. Ci sono indagini parlamentari invocate già nel 2011 che cadono nel dimenticatoio e processi archiviati che vengono riaperti sotto altra forma. Non basta. Ci sono anche 150 intercettazioni telefoniche, scremate da 100 mila, trascritte e volute dalla Procura perché “di grande interesse” che però sono top secret, mai rese note ne citate durante il dibattimento processuale. Tra le poche trapelate ce n’è una che fa male. “Dobbiamo finire in fretta quest’ospedale, la Regione mi ha detto basta varianti perché sennò non lo finiamo più.” Le parole sono di Marino Pinelli, Responsabile Amministrativo del Sant’Anna, già condannato in abbreviato ad un anno per abuso d’ufficio. D’ipotesi su questa singola frase se ne possono fare molte. Farsi domande non è reato. Chi è l’interlocutore di Pinelli in Regione che dice basta varianti? Perché dice basta? E’ un numero che può variare oppure in 22 anni di costruzione, preliminare, definitivo ed esecutivo avrebbero dovuto rendere il numero delle varianti piuttosto certo? Sembra non avere dubbi in proposito Francesco Rendine, candidato Sindaco per GOL (Giustizia Onore e Libertà)e fondatore del Comitato Civico SoS Sanità. Alla decisione del tribunale di non rendere le intercettazioni parte integrante del processo commenta così: “Ai Carabinieri non è stato consentito di testimoniare sui contenuti di molte intercettazioni nelle quali sarebbe ben descritto il contesto ambientale, dove emerge la vera natura dei rapporti tra Presidente della Regione, Sindaco, dirigenti pubblici e delle imprese intervenute nella costruzione e nella gestione di Cona”. CatturaUna cosa è certa. Questa storia provoca un sacco di dubbi riguardo alla vera utilità di questa struttura. Visitandolo si capisce che le sue dimensioni enormi non sono certo a beneficio dell’utenza, la quale si conta in numero molto inferiore a quello che servirebbe per riempire un ospedale che è probabile si veda anche dalle stazioni orbitanti attorno al pianeta. Gli stessi dubbi sono sicuramente venuti anche a Giulia Sarti e Raffaella Sensoli, le prime due entità politiche ad essere scese ufficialmente nei meandri del labirinto di Cona. Usiamo la parola “ufficialmente” perché sia Balzani che Bonaccini, ai tempi della campagna elettorale, hanno fatto una visitina da quelle parti per parlare di Sanità e riteniamo improbabile che nessuno si sia preso la briga, se non di mostrare, almeno di parlare del “tunnel degli orrori”. Se la notizia è stata data, i due candidati hanno fatto in fretta a dimenticarsene. L’ispezione ai tunnel di servizio dell’Arcispedale (così lo chiamano) Sant’Anna è fondamentale per capire di cosa stiamo esattamente parlando. La zona di Ferrara è nota per essere terra rubata al mare e bonificata dagli Estensi. Il luogo dove sorge l’immensa struttura è conosciuto come “Fondo Morte”, una buca talmente ricca d’acqua che all’ospedale, il cui piano interrato e quasi 5 metri sotto il livello di Cona, sono necessarie idrovore e numerosi altri accorgimenti che fanno lievitare il costo delle spese extra sanitarie, pare a 45 milioni di Euro l’anno. Qui però c’è anche il corto circuito tra come dovrebbe essere stata realizzata l’opera e la realtà oggettiva in cui si trova. Sembra, ma ne avremo la certezza solo alla sentenza del processo celebrato proprio in questi giorni, che l’ospedale poggi su calcestruzzo con una vita pari alla metà di quella che sarebbe obbligatoria per un’opera pubblica (100 anni). Andando a visitare i tunnel di servizio, in cui sono ubicate cucine e lavanderia, ci si trova di fronte ad una pannellatura che sembra avere l’unico scopo di coprire i muri. Quello che i pannelli non coprono è inquietante. Le pareti sono drenate con dei buchi in cui sono inseriti imbuti attaccati al classico tubo di gomma da giardino che vanno a finire in chissà quale raccordo o grondaia interna. Non stiamo scherzando. Imbuti, proprio come quelli che si userebbero per travasare del vino e pare ce ne siano circa 300. Lungo il percorso spettacoli cromatici che vanno dal giallo, al verde acido, al rosso ruggine … tutta roba che cola. Ammettiamo di non essere esperti di muffe e affini, ma di certo non vorremmo quello che si vede lì vicino alle nostre cucine. Ora. E’ umanamente comprensibile la dichiarazione del Direttore uscente dell’ospedale, Gabriele Rinaldi, che rassicura sulla stabilità della struttura e che garantisce essere già prese le necessarie contromisure contro le infiltrazioni, ma noi saremmo proprio curiosi di sapere se, in una qualsiasi fase progetto, fossero stati contemplati degli imbuti da travaso e sotto quale voce sono stati inseriti nel project financing. La cosa singolare è che, abbiamo controllato, il masso di calcestruzzo benedetto da Papa Wojtyla negli anni ’90, in effige di prima pietra della costruzione, era di calcestruzzo a norma. Le due portavoce del Movimento 5 Stelle, nei loro rispettivi ruoli, Sensoli come Vice Presidente della Commissione Sanità e Sarti come Parlamentare membro della Commissione Giustizia, uscite dal tour di Cona hanno manifestato l’intenzione di andare a fondo nella questione. Entrambe sono concordi ci sia molto da portare ancora alla luce, quello che hanno visto stride in maniera insopportabile con ciò che la Regione definisce un esempio per la Sanità Nazionale. P.S. Che la questione sia un imbarazzo per la Regione (e di conseguenza per il Partito Democratico) è facilmente intuibile dall’excusatio non petita dell’Ex Assessore Melucci, che si scompone su La Rimini che Vorremmo nel tentativo di far sembrare la questione un problema Italiano e non Regionale. Prima posta un articolo del Fatto del 2011 in cui un Parlamentare PDL chiedeva indagini su Cona, poi, evidentemente rendendosi conto che qualcuno avrebbe potuto chiedere che fine abbia fatto quella richiesta, visto che da quella data il Governo è PD, ha tolto il link e si è espresso in un post personale. Continuano a dirmi che è furbo … sarà la tecnologia che lo mette in imbarazzo. 
 @DadoCardone
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