lunedì 23 febbraio 2015

Il Nuovo Barbapapà

Sono stato per anni un accanito divoratore di Repubblica, fin dalla sue primitive edizioni impossibili da leggere controvento. Nel Pci era considerata una lettura "eretica" rispetto a quelle obbligatorie x tutti dell'Unità. Rinascita era riservata ai Piccari e Gambini. Potevano copiaincollare le loro torturanti relazioni. Un necessario preambolo per approdare sul Nuovo Barbapapà. Al secolo, che presto compirà, il grande Eugenio Scalfari. Sta ritornando il giornalista nella sua versione "socialista", quando criticava le lentezze culturali, le nostalgie dei rubli sovietici ed un modernismo che tardava ad emergere nel partito comunista. La terza via inventata dall'apparato assomigliava molto all'incapacità di " scegliere" che sta logorando il Movimento di Grillo. Non puoi assolvere nemmeno gli evasori tarandoli con il grado di amicizia o simpatia. Sono ritornato a leggere e commentare il Nuovo Scalfari. Ogni domenica mattina nel suo lunghissimo predicozzo sta portando l'affezionato gregge dei lettori verso pascoli sempre meno renziani. Un cammino lento, pericoloso per l'editore, il famoso elargitore di tasse svizzere ma di ricavi italiani, al netto delle Sorgenie che ci ha lasciato piene di debiti. Nell'omelia di ieri mattina l'attenzione era concentrata sul ruolo che il governo italiano avrebbe nel disastro libico e nel codino allineamento filoamericano per la tragedia ucraina. Pur possedendo quote notevoli del pacchetto azionario del suo giornale, non può arrivare al punto di criticare il filo..ebraismo dominante pagine e righe. Al massimo può elegantemente sbertucciare il prode Renzi, in versione ducesca. Alcune sue impressioni sono però condivisibili. La Libia poteva essere solo governata da..Gheddafy o similare. La timida ripresa che investe (?) l'Italia dopo nove anni di recessione non la si deve certo a quella "marchionnata" chiamata Job's Act, ma alla quasi parità tra euro e dollaro ed il calo del prezzo del petrolio che hanno concesso un temporaneo vantaggio alle nostre esportazioni. La Libia del gas e petrolio, non esiste più. Esistono i governi di Tripoli, Tobruk con le bande di Bengasi e Misurata e circa duecento tribù della più varia estrazione e tre regioni geopolitiche: Cirenaica, Tripolitania e Fezzan. Questo è il risultato dopo i bombardamenti voluti dai francesi e compiuti di nascosto come al solito anche dai nostri carissimi aerei. Però abbiamo ucciso un dittatore e fatto sbarcare la primavera araba tutta a Lampedusa nel mare nostrum. Matteo Renzi, il migliore annunciatore italiano, ha già rivendicato il ruolo da protagonista nella nuova avventura libica. Per qualche anno non si troverà un gommone nemmeno molto usato. Ma le ironie di Barbapapà nella nuova versione quasi centenaria, hanno raggiunto, con tutte le difficoltà, il quasi orgasmo quando ha raccontato del prossimo viaggio del "mai stato suo" Renzi. Oggi festeggia con le veline, il primo anno di governo, il terzo esecutivo di un inciucio mai legittimato dal voto degli italiani. L'unico dentino spuntato si chiama Job's alla Marchionne. Il 2 marzo il nostro presidente del Consiglio andrà a Mosca per incontrare Putin. Città stupenda, quella che gli faranno vedere. Si discuterà penso anche della situazione in Ucraina con la Crimea che, è noto perfino alla Stampa, vuole essere autonoma e filorussa. Renzi è dipendente Merkel e bisogna ammettere che la Frau ha sempre avversato gli interventi dei "nazisti buoni" di Poroschenko. Forse per ragioni geografiche, storiche e politiche li conosce meglio di tutti. La Russia era partner necessario per il suo paese ed il.. nostro, i più grandi manifatturieri europei. In questo caso le due voci sono flebili, comanda la Nato, quindi l'America, questo lo dice perfino Scalfari nella nuova edizione. Però più avanti nemmeno a lui è concesso andare. Accontentiamoci, ci sono voluti quasi cent'anni per capirlo.
P.S.
Nella predica domenicale ha avuto il coraggio di biasimare i giovani perchè non si impegnano nella politica. Non conosce Gnassi.