sabato 2 maggio 2015

La "merda" di Formica

Sono un antico osservatore "politico" di Rino Formica che i detrattori, tanti, chiamavano il "commercialista di Bari". Solo i vecchi, almeno come me, lo ricordano, anche se è molto più giovane di Napolitano e Scalfari, la coppia della confessione reciproca. E' l'autore della famosa frase della politica intesa come "sangue e merda". A dire il vero la seconda componente oggi esonda. Alcuni magistrati sono diventati famosi per le indagini svolte mentre le attuali tangenti hanno la "prescrizione" incorporata. Non si può più indagare, corri il rischio di distruggere un "solo" partito. Nel 92 scoperchiarono molto ma non a sufficienza, tanto che alcuni personaggi sono ancora in pista ed in laguna più esattori di prima. Torniamo a Rino Formica. Ha rilasciato al Fatto Quotidiano ormai l'unico giornale leggibile dopo l'impareggiabile Carlino, una bellissima intervista. Proust e Formica sostengono che “Le vecchie canaglie della politica, una volta ripescate, vengono sempre rielette”. Rino Formica, classe 1927, è lontano dalla politica dal 1994. Ma non per questo ha smesso di osservarla e come. La politica è una missione dove si deve usare il noi e non l’io, gnassiano e renziano. Ho scelto alcune perle nel lungo racconto. Tralascio anche la sua fervida collaborazione a tutte le scissioni che si sono svolte nella lunga storia socialista ed arrivo all'attuale. Non poteva mancare la domanda su Renzi. L'impressione che sia stato un lungo preambolo per arrivare a quello che l'intervistatrice voleva. Mi ha convinto. Parla del doppio fallimento: il comunismo come socialismo senza democrazia, e la fine del compromesso socialdemocratico. Dopo Mani Pulite, i partiti storici sono scomparsi: l'attività politica è passata nelle mani dei partiti personali e dei singoli operatori elettorali che hanno drenato risorse in ogni campo con astuzia, inganno e sotterfugio e con enorme impunità (aggiunta). Andreotti pensava che il male minore si sopporta per evitare il maggiore. Condivise una visione che fu di larga parte della Democrazia cristiana, degli apparati dello Stato e del mondo economico e finanziario. La loro ricetta era contenere la mafia. E' successo esattamente il contrario. La tecnica comunista era la compartimentazione, molto più moderna. Allora è stato facilissimo. Se lei (intervistatrice) prende dal volume su Mani Pulite scritto dai colleghi del suo giornale Travaglio, Gomez e Barbacetto troverà l'elenco degli imputati eccellenti. E noterà che l'unico che riceve una condanna per ogni singolo fatto, non in continuità, è Craxi. Quell'elenco grida vendetta al cielo. L'errore è stato l'euro? L'errore è stato entrare a quelle condizioni senza un rafforzamento immediato delle istituzioni politiche. L'unificazione solo della moneta è precaria e insufficiente. Matteo Renzi? È il motorino d’avviamento di una centrale atomica che lo brucerà a breve. Non ha un pensiero politico, è una carica di energia. Servirà ancora qualche mese, poi la Chiesa (?) lo farà fuori. La sua politica, che persegue la giustizia del mercato, contraddice il pensiero della dottrina sociale cattolica. E non è nemmeno in condizioni di servire al capitalismo a sganciarsi dalla democrazia: non ha abbastanza forza. non si è accorto che a ogni forzatura autoritaria, corrisponde un’espansione del fronte largo di difesa della democrazia parlamentare, qualcosa che va oltre l'ostilità alla legge elettorale e alla riforma del Senato. Può diventare un moto indomabile di liberazione che travolgerà il suo partito e i suoi alleati. Uomini (1) di Chiesa, borghesia impoverita, lavoratori stremati e giovani senza futuro sono in allerta. Per il momento abbiamo Civati. 

P.S.
Papa Francesco, per la fame c'è ..Farinetti