venerdì 27 novembre 2015

Ha vinto il Signor K

Ha vinto lui, con la sua burocratica e arrogante ottusità di mandarino “gramsciano”. Così vicino al Signor K, di kafkiana memoria (“Uno dei principi che regolano il lavoro del burocrate è che non si deve mai contemplare la possibilità di uno sbaglio”, ricordate?), da portarne in qualche modo addirittura le sembianze fisiognomiche . Ha vinto lui, il gran boiardo, “l’Ercolino” riminese ed è drammaticamente morta la politica. Questa è la chiara sensazione che ci lascia la decisione con la quale il Tavolo di coordinamento del TRC mette drasticamente una pietra tombale sulla variante proposta dal comune di Riccione. Si può valutare come si vuole questa decisione ma sono due gli aspetti che drammaticamente emergono: quello tecnico-burocratico e quello più strettamente politico. Il primo in realtà fa da alibi a tutti i politici coinvolti; il secondo colpisce direttamente la credibilità del preteso modo diverso di governare, rivendicando il primato della politica, continuamente richiamato dallo stesso Matteo Renzi. E come facile immaginare è inutile entrare nel merito della decisione tecnica. Essa risponde ad una disarmante logica di difesa ad oltranza che mischia, senza ritegno, l’acceso e miope personalismo saccente del burocrate kafkiano, tutto proteso a difendere la sua autonomia di unto del signore, con i paventati attacchi ostruzionistici, usati a ragione per nascondere le assolute inadeguatezze economiche, ambientali e progettuali di un’opera che tecnici del MIT, associazioni ambientalistiche,( tutte nessuna esclusa), esperti, politici, rappresentanti dell’economia e dell’imprenditoria, cittadini attenti ritengono, oggi, devastante per questa città. Un’ottusità da impiegato piccolo piccolo che si contrappone ad un “sentire comune” che lascia addirittura in un angolo la stessa granitica battaglia del sindaco di Riccione, rendendola marginale all’interno di un contesto di responsabile revisione del progetto così ampiamente sostenuto e da più parti sottoscritto. Ma è l’aspetto politico quello che diventa questione rilevante; perché induce a dare un giudizio impietoso a questa politica e a chi a Bologna e a Rimini oggi , mi azzardo a dire incautamente, la rappresenta. Una triste mediocrità che si trasforma in noi in uno scontato “cordoglio” per la sua totale incapacità di mostrarsi davvero «diversa» rispetto ai tradizionali e imbarazzanti atteggiamenti di prona e terrorizzata subalternità nei rapporti con la struttura burocratica-dirigenziale e che, sommersa in uno stato di assoluta e colpevole incoerenza, è, per mancanza di credibilità e di civica responsabilità, così palesemente inadeguata ad evitare la solita devastazione pubblica. Eppure la rivendicazione del primato della politica è stato ed è uno dei temi fondamentali della cosiddetta narrazione renziana che in sé rappresenterebbe forse il gesto più coraggioso in tempi di discredito pubblico per l’intera classe politica. Ma è una pretesa che qui in Emilia-Romagna, e a Rimini in particolare, con questa classe politica si scontra tragicamente con la realtà. Il progetto del TRC è un progetto vecchio ed obsoleto, devastante per una città come Riccione, ormai caduto a pezzi di fronte alla sua inadeguatezza economica e progettuale. E per questo ha suscitato e suscita molte opposizioni, che si sarebbero potute superare solo se la politica avesse dimostrato coerenza di atteggiamenti, serietà nel rispetto degli impegni, lealtà nei confronti degli abitanti di Riccione. Questa decisione era una prova “ in vita”, importante , per questa classe politica locale. Ma un “algoritmo” ha detto che l'elettroencefalogramma è piatto. (cit. Alberto Nardelli)