La serie drammatica di attentati delle ultime due settimane, in particolare l’aereo Russo A131 che oggi, anche in via ufficiale è stato riconosciuto vittima di un attentato, nonché la “strage multipla” di Parigi, hanno fatto dimenticare almeno in apparenza il Donbass.
Ce lo ricorda l’amico Cesare Vercesi che, fra tutti, è stato l’unico che sul punto non ha mai abbassato la guardia.
Da qualche giorno ingenti forze ucraine, con i nuovi armamenti forniti da Nato, USA e Unione Europea, si stanno ammassando sulla linea di “cessate il fuoco”.
Il significato è molto semplice: la tregua sta per finire e, per non dar respiro a Putin, specie nell’imminenza di una decisione (sia pure scontata) sulla proroga delle sanzioni economiche, gli Ucraini hanno deciso di passare all’offensiva.
Dietro di loro ci sono sicuramente i grandi gruppi neo-conservatori americani che approfittano della debolezza di Obama per cercare di spingere la situazione a Est alle estreme conseguenze.
Le prossime 72 ore ci diranno se il Donbass, dopo un periodo di breve e tormentata tranquillità, tornerà ad essere un campo di battaglia.
I segni dicono che è molto probabile.
Woland