venerdì 20 novembre 2015

Somariadi Padulli 2016

29 anni, cittadino francese. 28 anni, cittadino francese. 31 anni, cittadino francese residente in Belgio. 20 anni, cittadino francese residente in Belgio. E poi, ancora “dispersi” un cittadino belga ed un altro francese, ultima residenza conosciuta la Siria… Questo non è un elenco parziale dei morti negli attentati di Parigi del 13 e 14 novembre 2015. Questo era l’identikit, ancora parziale, dei terroristi che hanno ucciso 129 persone e ferito altre 433 nella notte della “Città dei teatri”. Sembrerebbe la quintessenza di uno spropositato affare di sangue tutto interno alle fazioni Hutu e Tutsi e non già ad un arrondissement franco-vallone, tanto che verrebbe da ricercarne il movente nella pancia della stessa società francese: nell’ignoranza, nell’umiliazione e nella povertà che imperano nelle banlieue parigine e negli ex sobborghi industriali di Bruxelles. Minimo comun denominatore, una disoccupazione superiore al 40% ed una fitta concentrazione di scuole coraniche che intervengono laddove non arriva la “superiore” civiltà mitteleuropea. Quando va bene. Ma non va bene, dunque le seconde e terze generazioni di francesi (magrebini/sub-sahariani) da ius soli, lasciati in balia della frustrazione seguono le stesse tristi strade di violenza dei “meninos de rua” brasiliani o degli nostri scugnizzi. Ognuno con il sua dedicata icona di rivalsa: il boss della favelas, o’sistema, il fondamentalismo islamico. Qui finisce la mia unica, priva di pretese e parziale riflessione; la questione è troppo grande perché la si possa affrontare tutta insieme, sfugge ad ogni tentativo di porvi un argine perché è priva di un margine standardizzato: l’umanità è davvero un universo. E quindi rimango stupito quanto leggo tuttologi (al mio pari) che riescono a sorpassare di slancio la mia fintissima umiltà. Da alcuni giorni, nella sala in “DOS” del Bar Falco, zippata sulla bacheca del Consigliere Bertozzi, è tutto un fiorire di estroverse genialità che si interrogano su temi cruciali quali “Oriana Fallaci” e “La Bibbia” (da completare in centosettantacique plichi settimanali da 1,00 €. Cairo Editore). Gli atleti si confrontano in varie discipline, dal dialogo costruttivo: “Tanto ti prendo in giro. E’ una promessa” risposta: ”Non ho voglia di rompermi (omissis…) te provaci solo, poi finisco in galera, è un altra promessa”, al battibecco tra “giovane turco” Vs “Già femminista fondatrice del PD nonché subcomandante radicale e ss.mm.ii…”. Uno spasso! Il motto : L’importante è che se ne parli sulla mia bacheca. Nel romanzo “Questa storia" il protagonista voleva dare un senso alla sua esistenza costruendo un circuito perfetto; un po’ come il tentativo, perseguito con talento dal nostro Consigliere (da oggi opinion maker), di ricreare un “somarodromo” virtuale, così da risparmiarsi anche il caffè al bancone del bar. Restiamo umani (Cit.) 

Montalbano

P.S.: Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. (L'odio, film del 1995 di Mathieu Kassovitz)