martedì 24 novembre 2015

Via Soardi ovvero la "Retractio"

Un vecchio amico della nostra testata che, proprio in quanto vecchio, si ricorda cos’era fino a pochi mesi fa il Centro Storico di Rimini, ci fa notare un curioso particolare. Ormai la città “blindata” rende impossibile o, comunque, enormemente difficile, una “comune” attività commerciale. Le “voci” del Corso d’Augusto dicono che le “catene di abbigliamento” e “generi vari” che ormai rappresentano il 90% del commercio riminese, aspettano solo di trasferirsi nel nuovo Iper Acquarena (anche se di acqua, visto il progetto esecutivo, ne vedremo molto poca, salvo quella che cade dal cielo). Infatti la piscina pubblica che ha dato nome e scusa per iniziare questo stravolgimento, probabilmente si farà nell’anno del mai. In compenso si farà subito il Conad che è quello che interessa a chi decide ormai le sorti di questa povera città. Tralasciamo i preliminari e veniamo alle curiosità: nel Centro Storico che si va desertificando come l’Africa settentrionale, vi è lo strano fenomeno, in controtendenza, di via Soardi dove quasi a cercare conforto l’uno con l’altro, si sono concentrati diversi negozi multimarca, diciamo, parecchi, degli ultimi (pochissimi) rimasti. A negozi presenti da tempo e “di tradizioni” oppure a dei “cult” come l’Erboristeria, si sono recentemente aggiunti tre o quattro esercizi nel settore abbigliamento giovane che, in un contesto sempre più devastato, cercano di mantenere un livello abbastanza elevato di originalità e qualità. E’ un fenomeno inaspettato anche per noi, che assomiglia molto a quella “retractio” tipica delle società in crisi, dove quel che resta si raggruppa per cercare di resistere agli stravolgimenti nel nostro caso artificialmente voluti dai “governanti”. Solo che, questa volta, questa “retractio” è un fenomeno più commerciale che urbanistico. Quello che avvenne nella Rimini dei secoli bui e di cui abbiamo parlato alcuni giorni fa. Ricordate, almeno i più anziani la vecchia “Castellaccia”? A questi ultimi coraggiosi vecchi e nuovi, di questa via Soardi e di quel poco di adiacente che è rimasto, va comunque il nostro augurio. A dimostrazione che non è vero che siamo capaci solo di mettere il dito sulle piaghe (tantissime) ma anche l’attenzione sulle cose positive (purtroppo pochissime, ma non è colpa nostra…).
 Woland