mercoledì 22 febbraio 2017

Rimini chiude

Ho ascoltato il passo "incriminato" della trasmissione radiorai in cui Toscani afferma che "Rimini chiude" e che oggi sarà col campanilismo da cui siamo affetti su tutta la stampa locale e vorrei dire ma proprio due parole en passant perché devo accompagnare mia nonna a ritirare dei referti in merito. Anzitutto: il collega Oliviero è stato parzialmente frainteso dai primi commenti allarmati che ho letto specie da parte di albergatori pronti a vender tutto per una frase e investire in titoli obbligazionari nonché dalla stampa on line. Il fotografo afferma infatti che Rimini "chiuderebbe" "perché" il suo modello è stato clonato e quindi quello che, attenzione: a suo dire, è stato creato qui, poi è stato replicato ovunque e cita Ibiza e abbastanza a sproposito Miami vista l'enorme differenza di proporzioni e anche perché Miami è turistica pressapoco da quando lo siamo noi! Certo, egli afferma anche altre cose. Per esempio attribuisce la nostra (sua) presunta crisi al fatto che a un certo punto avremmo abbandonato la "inventio" che ci aveva fatti grandi (il "divertimentificio") per inseguire la Cultura, riferendosi evidentemente al fatto ben noto della nostra cattiva reputazione presso il turismo d'élite. Quindi vi è nelle sue parole implicitamente anche una critica alla fissazione per i monumenti e l'arte che nella vision di chi amministra questa città dovrebbero portare con Rocca, Teatro, Fulgor milioni di turisti. Una cosa assurda per me in quanto come già scritto da altri ci sono città a decine e decine solo in Italia infinitamente più "artistiche" di Rimini fosse solo per il fatto che la città dopo i bombardamenti degli amici Brexit era ridotta alta un metro e mezzo. Ma tornando al creativo: era stato qui pochi mesi fa e aveva affermato l'opposto, ossia che questa è una città culturale, che il divertimento è cultura e nessun accenno a una crisi del nostro modello che pure ci sarà o non so, sicché si contraddice, e sarà qui nuovamente fra qualche giorno, senza farla troppo grossa perché non stiamo parlando di un sociologo e di uno studioso del turismo. Chiarirà chissà.

nemo pascale