giovedì 2 febbraio 2017

Sovraesposizione

Una ventina di anni fa (come passa il tempo!) uscì nelle sale cinematografiche il film Johnny Mnemonic (tratto dal racconto di William Gibson, "La notte che bruciammo Chrome"). La trama narrava di un futuro non troppo lontano, in cui le persone si ammalavano a causa della sovraesposizione ai media di ultima generazione. Adesso, vent'anni dopo, non stiamo replicando una catastrofe umanitaria, ma la fantascienza ha preso comunque una strada tutta sua. Sui media di massa, da internet all'Arena di Giletti, assistiamo ad una metodica disintegrazione dell'informazione. Il morbo che si sta sempre più diffondendo, potrebbe essere tabellato alla voce "Deficienza umanitaria". In molti, con eccessivo ottimismo, speravano che internet ed i social ad esso collegati, avrebbero acceso l'interesse delle persone per l'informazione e la partecipazione, anche delle "persone silenziose", all'arricchimento di una coscienza collettiva. Facebook è stato un meraviglioso strumento affinché anche le persone più timide trovassero un canale di partecipazione sociale. Sulla rete, il post di un povero pesa quanto quella di un ricco; godrà di maggior seguito colui che saprà esprimersi nel modo migliore: una sorta di real-socialismo mediatico. Ma purtroppo la fiaba finisce qui. I timidi si sono rivelati stizziti analfabeti funzionali, donne e uomini di un pornografico "bianco e nero" mentale, intellettualmente vivaci quanto lo zero assoluto, fisici teorici della piada "con o senza un pizzico di bicarbonato?" (Fonte: "Sei di Rimini se..."), abati custodi del dogma delle scie chimiche. Appare evidente quanti mostri mediatici ha generato la fame di libera informazione, basta guardare il monitor. Non che leggendo i quotidiani locali, titolari del quarto potere seppiolino, sboccino giganti di obiettività. La lottizzazione delle veline oriunde ci regala gli editoriali di Bernabé; e lui è uno di quelli bravi. "La Voce" senza la rubrica "Balcone con vista", incasserebbe quanto questo blog. La situazione è grave, terminale. Montalbano