martedì 19 febbraio 2013

Palla al Centro

Alla fine di questa campagna Monti e gli amici rimasti devono riflettere sul flop personale e strategico. Rimettere il Centro al Centro è stato un fallimento, non solo colpa del Bocconiano e della sua innata debolezza mediatica. Invitare Grillo ad andare in Grecia è una battuta da Bersani, non c'è bisogno di attraversare nessun mare, abbiamo esempi italici molto simili a quello che le sue banche d'affari e banchieri affaristi hanno combinato. A proposito della Grecia, i giornali sempre meno montiani, non raccontano quello che succede per colpa della pesante crisi. Le immagini dei giovanissimi rapinatori per fame, di banche e mercati, pestati dalla polizia hanno fatto il giro del mondo, saltando l'Italia. Il web si dimostra sempre più un'arma formidabile in una campagna elettorale che ha tentato di oscurare il Grillo vincitore. Le hanno provate tutte, dall'uso spregiudicato dei pentiti accasati, un silenzio scandaloso sul successo popolare nelle piazze, fino ad arrivare alla riesumazione di tragici accadimenti, per concludere che sta rubando voti a tutti, in particolare alla sinistra. Qualcuno ci vuole spiegare per quale stupida ragione un cittadino normale non assoldato alla casta democrat deve consegnare il voto a Bersani già dimesso? Non parliamo di Vendola, un orecchino sacrificale, cancellato dagli annuali della sinistra, destinato a portare i due voti baresi a Monti. L'ambasciatore americano è andato a pranzo con Grillo. Ha inviato il suo voto per corrispondenza ad Obama. La Lombardia era ritornata al nemico Berlusconi, sono arrivati puntuali i messaggi di aiuto, Formigoni colpito ed affondato, Maroni ferito di striscio. Quando saremo un paese normale? Ingroia dimostra ogni giorno che con la politica senza il riparo delle comodi vesti giudiziarie non ha alcun apparentamento. Potrebbe essere un vantaggio, sembra davvero scarso, non possiede nemmeno la vecchia demagogia dipietrista, in fondo è diventato famoso solo per avere ascoltato dei nastri, mentre al Cavaliere lo mandano a processo. Monti paga la presenza nella sua coalizione di Casini e Fini che appesantiscono l’immagine moderna e tecnica del suo raggruppamento. Non ha sfondato, a dispetto di un appoggio mediatico senza precedenti se non quelli veltroniani, altrettanto sconfitti. Si trova a dover combattere la tentazione di molti dei suoi di dar seguito all’idea del voto disgiunto per favorire, ad esempio in Lombardia, il candidato di centro-sinistra su quello del centro destra. È stato visibilmente un flop. La sua immagine assai forte come grande tecnico prestato alla politica si è immeschinita in quella del politico politicante. Non ha il linguaggio, gli argomenti, gli alleati per dar vita al cosiddetto Grande Centro. Forse alla fine di questa campagna elettorale che si sta giocando fra Bersani, Grillo e Berlusconi molti centristi dovranno finalmente prendere atto che il loro stare in mezzo non trova consensi nell’elettorato italiano. Gli ambienti cattolici, da Riccardi al vertice della Cei, che hanno spinto Monti a questa avventura scopriranno che la loro presa è assai marginale, perfino deleteria, è finito il tempo del voto cattolico privo di connotazioni nette, socialmente e politicamente. L'esodo papale conferma la previsione. Grillo proclama lo tsunami politico, Berlusconi offre agli italiani condoni, meno tasse e milioni di posti di lavoro, Bersani un paese da Mps, Monti la Merkel. La scelta è facile, noi l'abbiamo fatta in tempi ancora non sospetti, arriverà anche Bertino Astolfi, per la gioia della Franchini.