mercoledì 6 febbraio 2013

Pidielle a Rimini

Quando Berlusconi disse che voleva prolungare le vacanze in Kenia Briatore, tutti i leader, perfino a Rimini pensavano che avesse chiuso con la politica e curasse affari e tribunali. Per Lombardi la cosa più ovvia, era ripetere lo scenario fortunato che lo aveva portato ad un inaspettato cammino istituzionale. Era arrivato in Forza Italia un'ora prima degli altri, li aveva fregati sul tempo ed era entrato nell'olimpo degli eletti, in periodi nei quali i cavalli di Caligola erano numerosi nella stalla di Arcore. Fatti due conti, questa volta affrettati, Samorì è sembrato l'approdo migliore. Scelta per certi versi analoga ha compiuto Renzi. Chi è rimasto, molti dei quali non sapendo dove andare, oggi fanno la voce grossa, arrivando persino a chiudere a chiave l'ufficio del consigliere regionale. La concorrenza sarà pure scemata, mai come i voti, con Lombardi ci sono, se non ricordiamo male, anche tre o quattro consiglieri, partendo da Dottor Preferenza, attestato attorno alle mille al portatore. Renzi può far aumentare l'entità dell'emorragia, va pure sottolineata la crisi di Cielle, non quantificabile al momento. La recessione montiana ha quasi annientato la gloriosa macchina delle Opere, gli scandali lombardi hanno fatto il resto, una situazione che ha ripercussioni all'interno di un Movimento non più granitico come si supponeva. Il Consiglio Comunale di Rimini per quello che vale come riferimento, ha sempre visto la minoranza quasi tutta rappresentata dalla componente ciellina, quella appiccicata ad mortem ai piloni di Cagnoni. Miserocchi dopo un inizio confortante sembra immerso in altri visioni, sugli altri meglio non infierire. Il sempre giovane Ravaioli segue i lavori (?) da una confortevole dacia russa, difficile dargli torto, siamo passati da tre varianti e dieci comparti settimanali ad un consiglio bimestrale perchè lo impongono i grillini. Piacenti entra ed esce dal partito, una volta alla settimana, però i piloni non li abbandona, è commovente il suo sincero attaccamento. L'unico riferimento è il tarantino Pizzolante, con Rimini c'entra poco, è giustamente interessato ad essere confermato deputato, senza avere più un collegio elettorale, in ragione dei tanti partitini nati, da quello di Giannino a quello cristianizzato. Un quadro che peggiora se si tiene conto che le origini laico-socialiste, lo rendono debole interprete dei dettami curiali. Non abbiamo esaminato il Partito di Monti, composto dalla agguerrita componente cattolica doc dei discepoli di Ermanno Vichi, ci sembrano i più strutturati come derivati democristiani. Del Pidi parliamo tutti i giorni, non riusciamo a cogliere più neanche la nostalgia canaglia come motivo di voto, l'ultimo sondaggio Sky depurato dalle naturali falsità previsionali porta i due schieramenti quasi alla pari, con l'unica novità(?) che il M5Stelle veleggia come terzo partito italiano, tradotto in dialetto comprensibile anche a Gnassi, questa volta us sa da fè.