mercoledì 20 febbraio 2013

Re Giorgio

Re Giorgio: il comunista che ha cambiato l’Italia, autore Martino Cervo. L'eBook costa per fortuna solo 0,99 euro. Lo scrittore dice che ha plasmato la politica italiana con successi e fallimenti. Non siamo tra i più obiettivi censori di un pamphlet che ti fa incazzare dal titolo. Il signore di soli 88 anni, ben portati ad Ischia, comunista distratto al punto di non accorgersi dei carri armati a Budapest o della dissidenza di Aleksandr Solženicyn in Urss, si è iscritto alla corrente migliorista del Pici, senza che Amendola se ne accorgesse. Quando è stato il momento di prendere le redini del Partito e condurlo verso le sacrosante sponde socialiste europee, lo ha lasciato in mano alla sciagura dell'Occhetto Piangente, se ne andato in Europa. Ha inanellato dieci legislature tre in più della Finocchiaro, ha fatto l'attore nei Guf, senza mostrare particolari doti, poi è diventato comunista a Napoli. Prima di andarsene, avrà l'incarico di ridare a Monti la possibilità di fare peggio, con l'assenso di un Pidi sconfitto e forse dei voti di Berlusconi. Con il bignami che abbiamo prodotto della vita e gesta di Re Giorgio, si potrà capire che abbiamo una grande voglia di festeggiare il suo ritiro a vita privata. Non siamo preoccupati della pensione e vitalizi maturati, ci campano benissimo 15 normali famiglie italiane, 12 tedesche, 11 svedesi e 9112 senegalesi. Dimenticavamo durante Mani Pulite era Presidente della Camera, delle mani sul Mps ha solo detto di stare attenti. A chi? Qualcuno, pochi, dicono ancora che farà di nuovo il Presidente, non nascondiamo che tra le mille ed una ragione per votare MoVimento, questa è tra le più persuasive. Nel 1994 ha sdoganato in aula Silvio Berlusconi, appena divenuto Presidente del Consiglio, parlando a nome della coalizione progressista uscita asfaltata dalle urne. Lo ha invitato a fare della seconda Repubblica il compimento delle riforme condivise iniziate nel tragico biennio ’92-’93. Ci ha sempre preso. Ha chiuso il settennato 2006-2013 rammaricandosi del fatto che le forze politiche non fossero riuscite neppure a cambiare la legge elettorale. Accusato di pavidità durante le folate di Tangentopoli, a vent’anni di distanza lui, si è beccato le accuse violente della sinistra giustizialista sull’intricatissima questione della presunta (?) trattativa Stato-mafia: la stessa sinistra per la quale fino a qualche mese prima Napolitano era il baluardo ultimo contro la deriva berlusconiana. Nel 2011 ha compiuto uno degli atti più rivoluzionari delle istituzioni italiane: dal Colle ha prima condotto per mesi la politica economica ed estera di un Paese di fatto senza governo, quindi, in accordo con le cancellerie internazionali, ha portato Mario Monti a palazzo Chigi dopo averlo nominato senatore a vita, costruendogli attorno una larghissima maggioranza parlamentare con cui concludere la legislatura. Finiamo, il pool di avvocati che ci sostengono in questi momenti elettorali ci ha tolto il mouse, noi votiamo Grillo, George faccia quello che vuole

P.S.
La Questura conferma: 100 mila a Milano. Bersani vuole trattare la resa con Grillo