E fu così che un bel giorno si vide per le strade della nostra città un esempio di vero e commovente eroismo. Era dal 1915 che lo aspettavamo!! Cento anni!! Una donna vecchissima spingeva davanti a sé un carrozzino sul quale stava seduto un uomo con un elmetto americano (dei marines) e che agitava un paio di stampelle. Di alluminio. E quell’uomo, brandendole incessantemente, gridava per le strade della nostra città fino al lungomare “a Mosca!, a Mosca!”. Qualcuno, più a bassa voce, gridava anche “vogliamo il gas!”. E teneva in grembo l’ultimo numero della “Stampa” con un infiammato articolo della Zafesova intitolato appunto: “a Mosca”. Il giornale stava in grembo perché le mani erano impegnate con le grucce. Il “Carlino” a sua volta, meno dotato letterariamente del cugino torinese, titolava immaginificamente: “guerra all’orso russo!”. Gli veniva dietro un bel po’ di gente che ingrossava però pian piano l’iniziale piccolo gruppetto. Tutti erano lì per la guerra e vedere B... che vi andava. B... poté constatare che i vigili urbani agli incroci gli facevano il saluto militare. In Piazza C... la folla che circondava il carrozzino di B... e urlava: “a Mosca!” era salita a un migliaio di persone. C’era anche il sindaco, con lo sguardo ispirato e la fascia tricolore e la vicesindaca. E poi tutta la Giunta comunale con politici vari e tutti urlavano: “a Mosca!...a Mosca!”. B... constatò che quattro o cinque avevano, non seppe come, il suo stesso elmetto. Dei marines. L’unica nota un po’ triste in questo tripudio guerresco era il “Sole 24 Ore” tenuto in mano dai pochissimi vestiti bene della “capitale”. Infatti c’era un fondo pensoso del direttore intitolato: “Dopo la guerra torneranno i turisti russi? Si! L’Europa ce lo chiede!”. Ma nessuno sembrava tanto convinto. Fine
sabato 9 agosto 2014
Il Cancelliere: Epitafio (parte quarta) " a Mosca"
E fu così che un bel giorno si vide per le strade della nostra città un esempio di vero e commovente eroismo. Era dal 1915 che lo aspettavamo!! Cento anni!! Una donna vecchissima spingeva davanti a sé un carrozzino sul quale stava seduto un uomo con un elmetto americano (dei marines) e che agitava un paio di stampelle. Di alluminio. E quell’uomo, brandendole incessantemente, gridava per le strade della nostra città fino al lungomare “a Mosca!, a Mosca!”. Qualcuno, più a bassa voce, gridava anche “vogliamo il gas!”. E teneva in grembo l’ultimo numero della “Stampa” con un infiammato articolo della Zafesova intitolato appunto: “a Mosca”. Il giornale stava in grembo perché le mani erano impegnate con le grucce. Il “Carlino” a sua volta, meno dotato letterariamente del cugino torinese, titolava immaginificamente: “guerra all’orso russo!”. Gli veniva dietro un bel po’ di gente che ingrossava però pian piano l’iniziale piccolo gruppetto. Tutti erano lì per la guerra e vedere B... che vi andava. B... poté constatare che i vigili urbani agli incroci gli facevano il saluto militare. In Piazza C... la folla che circondava il carrozzino di B... e urlava: “a Mosca!” era salita a un migliaio di persone. C’era anche il sindaco, con lo sguardo ispirato e la fascia tricolore e la vicesindaca. E poi tutta la Giunta comunale con politici vari e tutti urlavano: “a Mosca!...a Mosca!”. B... constatò che quattro o cinque avevano, non seppe come, il suo stesso elmetto. Dei marines. L’unica nota un po’ triste in questo tripudio guerresco era il “Sole 24 Ore” tenuto in mano dai pochissimi vestiti bene della “capitale”. Infatti c’era un fondo pensoso del direttore intitolato: “Dopo la guerra torneranno i turisti russi? Si! L’Europa ce lo chiede!”. Ma nessuno sembrava tanto convinto. Fine