mercoledì 6 agosto 2014

Il Cancelliere: Epitafio (terza parte:il prodigio)

Certo però quegli anni furono drammatici. E vennero vissuti molto male dagli abitanti della “capitale” che, proprio per le loro caratteristiche morali, erano poco propensi e adattabili a tempi così difficili. La prova è contenuta in un documento consegnatoci dall’unica nipote superstite di un vecchio abitante della “capitale”. Chi lo scrisse, nemmeno la nipote ne ricorda il nome, ma solo un vago soprannome. Doveva essere, di sicuro, uno dei pochi autentici abitanti originari della “capitale” ad aver letto più di un libro. Azzarderemmo che ne avesse letti molti. In pratica è una breve lettera senza data che si può far ragionevolmente risalire alla fine del secondo decennio del XXI secolo. Può essere interessante, per qualche odierno lettore conoscerne il contenuto. Eccolo, contiene alcune parole illeggibili che però non ne alterano il senso complessivo: “...L’Italia non riuscirà a sollevarsi. le guerre non fanno altro che sottolineare (parola illeggibile...) la fine dell’autunno. Del resto non è solo l’Italia a morire ma tutte le patrie... L’orgia di sangue di questa (terza) Repubblica supera ampiamente le leggende. Ebbene gli stessi che avevano organizzato l’ignoranza, la mediocrità, la perdita di senso e memoria, vollero, all’improvviso, estrarre da quel cumulo di miseria la forza bellica. Chi aveva ucciso negli italiani (e così altrove) (parole illeggibili)... ad un tratto ha preteso che .... la testa, capissero e diventassero guerrieri, da iloti che erano. Guerrieri pieni di destrezza e pronti al sacrificio. Perché? Chi era più lontano da ogni esperienza politica, da ogni conoscenza dell’uomo (che non fossero i suoi soldi o debiti...) cioè gli ebrei sionisti, i chierici nazionalisti, i giornalisti da loggia e da TV e gli ingrembiulati della sinagoga, della massoneria e dei bar, improvvisamente lanciarono l’appello alle armi per “un più giusto ordine mondiale”. Questi ciarlatani aizzarono, in una primavera ed un’estate, alla guerra, quegli stessi uomini che essi stessi, per decenni, avevano cancellato. Riducendoli a “minus habens”. Li avevano meticolosamente disarmati e decerebrati per bocca dei loro maestri, professori, giornalisti, esperti e consulenti. Gli apostoli dell’ignoranza e della ..... divennero, all’improvviso, bellicisti ad oltranza. Sollevarono le questioni ucraine, polacche, azerbaigiane e di posti sconosciuti ai più. I poveri italiani (illeggibile)... gli abitanti di questa città sul mare, a cui era stato detto e ripetuto che conta solo la vita terrena e la “pelle” senz’altri risvolti, nonché l’”aperitivo” e un po’ di coca... (illeggibile). Ebbene proprio questi furono cacciati a fare la guerra. Senza sapere cosa fosse. Con la benedizione di un decrepito Presidente della Repubblica farfugliante di paura e terrore che qualcuno si ricordasse chi fosse stato e cosa avesse detto cinquanta o sessanta anni prima. E con quelli di un Presidente del Consiglio che arringava in TV, in una specie di inglese, blaterando come i vecchi Totò e Peppino. Nonché con l’aiuto di vescovi reclutati per la circostanza dalla massoneria. E di fronte a questi grand’uomini... che possono dire gli operai disoccupati i piccoli borghesi, i commercianti già rovinati, gli artigiani già falliti? Niente. Chi li ha spinti ancor di più al macello? Proprio quei Presidenti, quei deputati che erano così fieri di eleggere ogni 4/5 anni nei periodi di eiaculazioni elettorali provocate dalle masturbazioni truffaldine guidate dai giornali e dalle TV da cui traevano un altissimo concetto della propria libertà, intelligenza, virilità. E’ un documento, a nostro avviso. interessante che può dare un po’ di luce su quella che fu la fine tragica e ridicola della “capitale”. Si chiude (e questo prova che l’estensore era uno di quelli che, all’epoca, ancora leggeva) con un verso di un antico poeta che, con fatica abbiamo individuato in Federico Garcia Lorca. Il verso recita così: “La murte me esta mirando desdes la torres di Cordoba…”. Vi sono sul retro del manoscritto altre frasi per noi, purtroppo, al momento, di impossibile attribuzione e interpretazione.
Fine.