domenica 31 agosto 2014

Il giorno prima della fine del mondo

E così, come aveva profetizzato il (quasi) infallibile Cancelliere, siamo arrivati alla fine della corsa. Lui, molti anni fa, ce l’aveva ipotizzata per il 2013. Oggi a fine estate 2014, quindi con qualche mese di ritardo, la previsione si è avverata. Ieri gli istituti di statistica hanno dato finalmente atto che l’Italia è contemporaneamente in recessione e deflazione. Un binomio da cui nessuna economia è mai uscita viva. La deflazione infatti porta a una crescita dei prezzi inferiore al valore dei debiti che rimangono ancorati al “nominale”. In parole povere chi ha dei debiti e chi produce indebitandosi è condannato a morte. Infatti, nonostante la deflazione, i tassi reali di interesse pagati dalle imprese non scendono mai sotto il 5/6% reale. Ciò significa che non essendoci perdita di valore della moneta, il capitale costa un’enormità. E, salvo le aziende in regime di monopolio (non poche in Italia) non si vende né si possono fare investimenti. Il guaio della deflazione è che, oltre tutto, per un certo periodo, ci sono dei ceti che vi guadagnano molto. Si tratta sostanzialmente dei ceti con retribuzioni al valore nominale garantito. In poche parole il Pubblico Impiego, che, in tutte le sue ramificazioni, in Italia rappresenta un buon terzo dell’elettorato. La cosa è stata ben messa in luce da Lugaresi in un articolo di stamattina. Questo fa sì che pur in una situazione economica agonica, il governo e la sua pseudo opposizione, possano contare su una solida maggioranza dovuta al fatto che ormai vota, al massimo, un 50/55% dell’elettorato e di questo, due terzi, traggono il loro reddito grande, grandissimo medio o persino piccolo, dal settore pubblico. Questo non significa che il collasso non arriverà anche per questi. Arriverà, però molto più tardi. Quando il settore privato e piccolo/medio imprenditoriale (l’unico che produce effettiva ricchezza senza nulla ricevere dallo stato) sarà defunto. In quel momento anche i ceti privilegiati del nuovo sistema feudale creato dalla post-industrializzazione, perderanno il loro nutrimento. Il processo inizia ora, e secondo il Cancelliere, potrebbe durare due o tre anni, nei quali nelle forme più svariate, attraverso la tassazione o espropri coatti o “forzosi” come li si chiami, si potrà mantenere il sistema improduttivo che costituisce la base elettorale del “Partito unico di governo” PD/PDL. Poi anche questo sistema imploderà (salvo il miracolo dell’uscita dall’euro) e dopo Dio solo sa cosa potrà succedere.
 La redazione