martedì 5 agosto 2014

Il Cancelliere: Epitafio: parte seconda (la fine della città)

Detto questo a qualcuno potrà interessare sapere come morì la “capitale” nostra. In realtà il trapasso non fu punto interessante se non per qualche episodietto marginale che vi diremo. In breve, se l’ascesa della nostra “capitale” durò cinque o sei decenni e la sua agonia pochi anni (cinque o dieci), la morte fu rapidissima. Pochi gli episodi di interesse che meritano di essere almeno citati. Ma noi, caro e solitario lettore di questo veridico racconto, lo faremo, per non lasciare qualcosa di incompiuto e non soddisfare la tua fugace curiosità! In poche parole: diciamo che, per morire, ci vollero due o tre anni. Avvenne per varie patologie che oggi è difficile valutare bene. Partiamo da quelle semplici. Certo è oggi facile ricordare che “la capitale” traeva il suo nutrimento da una speciale categoria di animali chiamati “turisti”. Sulla carta vi erano poi anche una sottospecie: i “congressisti” ma esistevano solo nella testa di chi li aveva inventati. Quindi non contano. I “turisti”, e con loro il nutrimento della “capitale”, sparirono e si estinsero nel giro di pochi anni essendo morto il loro “habitat” naturale. La maggior parte di essi erano infatti “italiani”. I motivi della sparizione dell’”habitat” di questa specie zoologica esulano dallo scopo di questo racconto. Ma è noto dai pochi libri di storia consultabili. Sparito il nutrimento vennero poi a maturazione i debiti (innumerevoli). Specialità degli abitanti della “capitale” e dei suoi governanti. Pochi e non particolarmente significativi i fatti curiosi (si direbbero “memorabili” se parlassimo di cose serie) connessi a questa caduta. Ne possiamo accennare, di sfuggita, due o tre. E’ vero, i “turisti” vennero a mancare soprattutto per la distruzione del loro habitat ma anche, in parte, per qualche distrazione o cattiva abitudine degli abitanti della “capitale”. Una delle più riprovevoli era quella di versare le deriezioni nel mare in cui il loro nutrimento (cioè i “turisti”) faceva il bagno. Questo suscitò malumore e delle reazioni che diedero un’accelerazione al declino e al decesso della città “capitale”. Ad esempio uno dei fruitori della spiaggia “appostò” sull’allora internet un video in cui vedeva una fogna scaricante in mare. I suoi colleghi si indignarono e il video fu tolto più volte dal circuito, ma sempre riapparve. L’incauto fu minacciato finché un giorno sparì e non se ne trovò più traccia (salvo forse una falange in una discarica). Il processo anche se (come tutti i processi di allora in Italia) finì nel nulla, danneggiò l’immagine della “capitale” che si creò, immeritatamente, la nomea di “covo di assassini”. Vi fu poi l’”affaire” degli avvocati anglo-olandesi. Il lettore si chiederà cosa c’entrino gli avvocati anglo-olandesi con la morte della “capitale”. C’entrano. Questi avvocati infatti erano reduci da una grande vittoria legale: durante la prima guerra ucraino-russa (ora è in corso la seconda) pur essendosi dimostrato che un aereo di linea malese era stato abbattuto dagli ucraini e dagli americani, questi avvocati ottennero una storica sentenza. Il Tribunale (olandese) di Zendorp stabilì che la “responsabilità morale” dell’abbattimento era comunque della Russia che venne condannata al risarcimento di 60.000 miliardi di dollari di allora. La sentenza venne confermata dalla Corte di Appello di Tucson (Arizona) che si avocò il caso in forza della “giurisdizione universale americana”. Il lettore dirà: cosa c’entra con la nostra capitale; c’entra. Infatti gli avvocati, ormai lanciati, seppero che alcuni bambini olandesi e inglesi si erano bagnati nelle acque non troppo limpide, in verità, della “capitale”. E anche lì con una “class action” misero in ginocchio la città. Trattandosi di quindici giorni di diarrea dei poveri bambini dei Paesi Bassi il risarcimento deciso dagli stessi giudici si limitò a “soli” 6.000 miliardi di yan (la moneta divenuta nel frattempo di riferimento al posto del dollaro). Cifra comunque colossale che mise vieppiù in difficoltà la “capitale” e i suoi cittadini che già oberati dai debiti per i mausolei dovettero affrontare anche questa ennesima disgrazia finanziaria. Mentre la Russia infatti si poteva difendere contro la sentenza del caso Zendorp/Tucson a colpi di missili atomici la nostra “capitale” dovette capitolare e in Olanda finirono, dopo smontaggio dovuto e pignoramento, i due o tre più celebri monumenti antichi della città (un antico arco, un ponte , il Duomo). Questo a parziale pagamento del risarcimento. Stranamente i creditori rifiutarono di inserire nel risarcimento i più celebrati mausolei moderni: quello “congressistico” e il cosiddetto “Fierone”, l’orgoglio della città... . La loro risposta fu addirittura offensiva: “... di quelli non sappiamo che farcene...” dissero dopo appena uno sguardo agli splendidi manufatti. Di solito la morte di uomini e civiltà importanti viene accompagnata da presagi e fatti che, i posteri giudicano inequivocabili circa la volontà della divinità. Così ricorderà chi legge (o meglio leggeva) gli antichi: Tucidide, Ammiano, Shakespeare ecc. . Per la “capitale” non avvenne praticamente nulla. O forse sì. Pare che un giorno in un centro commerciale (l’unico del centro) una commessa (Conad?) abbia offerto a una cliente una “serie completa di tazzine da caffè siglate da un noto stilista” al prezzo di 0,50 centesimi di euro. Servizio completo. Dopo averci pensato un po’ la signora rifiutò dicendo che “ne aveva la casa piena”. Fu il panico. Che una donna rifiutasse qualcosa di, pur inutile, a un prezzo ridicolo, non era mai avvenuto a memoria d’uomo. Tanto meno nella città. E questo evento venne interpretato dai (pochissimi) presenti come segno di distruzione sicura. E giustamente perché così avvenne appena lo si riseppe. Che fece effetto lo dimostrano le cronache parlando, in quel periodo di un “inatteso risveglio del movimento religioso”. Per qualche settimana si riempirono le poche chiese rimaste. Poi finì tutto lì. (Fine parte seconda).