martedì 3 febbraio 2015

Acqua Pubblica

Nella querelle sull'Acqua Pubblica, scoppiata per merito ancora una volta degli intemerati a 5 Stelle, fare un bando di assegnazione per la gestione della distribuzione idrica contraddice il vittorioso risultato del si referendario. Così come lasciarla ancora nelle mani di Hera. Non ho capito la "sparata" della onnipresente e tuttofacente per la quale in caso di "non" riconcessione della gestione richiederebbe 113 milioni di danni (?). Si stanno sbagliando con l'anticipo per le fogne? La gestione deve rimanere in mano pubblica. Così abbiamo risposto con schiacciante maggioranza. Le risposte di Melucci, tornato ad imperversare a Rimini, con grande gioia di Gnassi ma riducendo gli spazi già angusti di Magrini, non sono sufficienti per chiudere la "splendida" bocca della Sonia Migani e quella...del rifondarolo di Mangianti. Ma, in questo caso sono gli insoliti silenzi di Gnassi a preoccupare. Ci sono alcune specialità sociali che fanno resuscitare le sinistre latenti od in sonno. Il tema dell'acqua pubblica è facile, con un alto tasso di demagogia, abbinata alle facili ed accattivanti difese. Però come quello del demanio, non è roba per tutti, bisognerebbe almeno conoscere la fontanella di casa. Non credo che le mie osservazioni possano indurre ad un silenzio ripensante le tante patacate emesse. Il referendum stravinto imponeva una risposta quasi scontata. Concordo invece con le osservazioni svolte sui partecipanti alla sfilata sul carro vittorioso dei richiedenti. Una domanda facile, scontata e populista non poteva perdere il consenso a 5 Stelle. Anzi è stata una delle battaglie sulle quali hanno costruito il grande consenso successivo. Ci riprovano con l'Europa. Un buco troppo grande e complicato per l'attuale ciambella. Vediamo di sfatare però alcuni tabù. A Rimini o meglio in Emilia e Romagna l'acqua intesa come bene patrimoniale è pubblica, la gestione no. Su questo facile equivoco molti giocano. Perdono solo i cittadini ma per ragioni diverse. La proprietà del bene idrico è stata trasferita in capo a Romagna Acque, la società che fa brindare al tavolo la Petitti e Bernabè. Trattandosi di società interamente pubblica, con soci azionari rappresentanti di enti locali, per una facile proprietà transitiva si può dire che l'acqua è pubblica. Rimane il problema dell'affidamento che non può essere riconsegnato ad Hera, tanto peggio riprorogato. Hai capito, bella (sempre) Sonia Migani? A Galvani glielo spiega in privato l'Acer Mangianti. La stranezza, ripensando sempre al mio ultimo amore politico, è che i grillini si siano innamorati dell'acqua, rifiutando la sabbia oltremodo e totalmente pubblica. Con l'aggravante che sul terreno sabbioso ci sono anche 40 mila aziende o privati che da sempre lucrano pagando cifre irrisorie al..pubblico. A proposito dopo l'ennesimo fallimento degli alfanoidi le Oasi sono senza copertura? Provo a riassumere il quadro presente: 1) RISORSE IDRICHE DISPONIBILI. Significa trattare con Romagna Acque il prezzo dell'acqua in ragione della disponibilità sul territorio. Nei nostri pozzi di captazione è presente acqua di ottima qualità. Non prelevata finisce in mare. Dovremo però ridurre lo stipendio a Bernabè, causa i risparmi che il nuovo assessore al bilancio regionale imporrà. 2) DISTRIBUZIONE ACQUA. La nota dolente è rappresentata dalle perdite della rete, sempre più vicine al 50%. Impianti obsoleti ed una vecchia e sciagurata convenzione. Qualche esperto mi raccontava che con i soldi pagati da Hera per l'affitto della nostra rete, a fatica riusciamo a cambiare qualche saracinesca. Significa non fare innovazione e neppure manutenzione. Siamo all'emergenza. Migliaia di falle riparate con posticce chiusure ed interruzioni di strade. Milioni di metri cubi persi, che finiscono per gravare sui costi complessivi pagati dai cittadini contribuenti. 3) RAPPORTO PUBBLICO/ PRIVATO. Hera come soggetto appaltatore vive un mix improprio. La tariffa diventa una tassa. Un assurdo determinato dal conflitto di competenze di un arbitro dei prezzi (pubbliche amministrazioni) che è anche giocatore, come socio dell'azienda. Più salgono le tariffe più il socio guadagna a spese dei cittadini votanti..male. Detto questo e non è poco, manca la parte definibile quasi clientelare. I vantaggi enormi della "prenditutto" Hera, permettono una facile conduzione societaria e borsistica e perfino assunzioni diciamo mirate, senza grande attenzione agli sperperi dell'acqua e degli assunti. Provate a chiedere il dna dei dipendenti ex: consiglieri, assessori, sindacalisti, amministratori che lavorano in Hera. Poi si faccia un confronto con un'azienda similare come potrebbe essere la SCM di Aureli. Ma la differenza enorme è un'altra: tra chi deve reggere la concorrenza sul mercato mondiale e chi fa il mercato in Emilia e Romagna ed oltre. Keynes per la rabbia farebbe una sbornia di vino. 
P.S.
A Rimini il Sindaco ha voluto aggiungere il regalo del Psbo. Ha mandato l'acqua in sù.