lunedì 4 maggio 2015

Un ministro serio

La presa di posizione di ieri del Ministro degli Affari Esteri Gentiloni sulla crisi ucraina con, per la prima volta, un fermo richiamo al governo di Kiev, non è del tutto da sottovalutare. Per vari motivi. Gentiloni innanzitutto, in mezzo a tanti “quisque de populo” di cui è formato il governo Renzi, è uno dei pochissimi con una solida formazione politico culturale. Inoltre l’uscita del ministro degli Affari Esteri avviene ad appena una settimana o poco più dal ritorno, in posizione 90 gradi, di Renzi da Washington. Tutto questo presenta motivi di interesse: Renzi è legato mani e piedi ai suoi capibastone che fanno capo direttamente agli USA (Marchionne, Carlos Slim tramite il primo, Serra ecc. ecc.). Gentiloni rappresenta quel che è rimasto (non molto, ma abbastanza) dell’industria italiana vera che ha già pagato un prezzo enorme per gli aiuti dati ai “nazisti buoni” di Poroshenko. Sia in termini di miliardi di dollari a fondo perduto nel pozzo senza fondo di Kiev, sia in decine di miliardi di mancati contratti con la Russia. Una situazione imposta dall’”Impero del Bene” ma che per i paesi europei con ancora un po’ di economia reale sta diventando sempre più pesante. Forse, anche se non è sicuro, con l’uscita di ieri Gentiloni ha voluto, per la prima volta ripetiamo, sottolineare una divergenza di fondo all’interno del governo italiano. Esattamente tra chi, come lui, pensa ancora al proprio paese e chi, come il Presidente del Consiglio, ragiona come un semplice vassallo dell’Imperatore d’oltreoceano. I mesi futuri ci diranno se e quanto abbiamo ragione.
Woland.